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| 02 novembre 2010, 17:45

Savona: il punto sulla centrale a carbone Tirreno Power, lettera aperta

Una lettera aperta/richiesta di associazioni, comitati e singoli cittadini, savonesi e non, compresi diversi medici in campo nazionale, per una definitiva presa di posizione sulla centrale Tirreno Power di Vado ligure

Savona: il punto sulla centrale a carbone Tirreno Power, lettera aperta

Dopo anni di riunioni, tavole rotonde, posizioni assunte e poi modificate, delibere, ricorsi e  controricorsi, esposti e tutto quanto ha fatto – finora – spettacolo (e basta), gli abitanti di Vado e quelli di tutta la provincia di Savona si ritrovano nell’identica, precisa situazione di trent’anni fa.  Anzi, sotto alcuni aspetti la situazione è addirittura peggiorata. Dopo aver studiato a lungo i moltissimi documenti prodotti dalla stessa Azienda, dal Ministero dell’Ambiente, dalla Regione Liguria, dai medici locali italiani, europei  e mondiali, dalle amministrazioni locali e da tutti coloro che, nel corso di questi anni, si sono occupati dell’argomento “centrale a carbone”, crediamo sia venuto il momento di fare il punto della situazione. Un punto che verrà presentato anche all’Assessore all’ambiente regionale, dottoressa Briano, che ha promesso di “venire sul territorio” quanto prima per ascoltare il punto di vista dei comitati, delle associazioni e di tutte le realtà che rappresentano i cittadini e che quindi sono l’espressione forse meno “istituzionale”, ma sicuramente più “vera”, della democrazia.

A conti fatti e a documentazione esaminata con particolare cura ed attenzione, ad oggi risulta che:
1) il carbone fa ammalare/uccide decine di persone all’anno. Questa tesi è supportata da faldoni e faldoni di letteratura scientifica (intesa come scientificamente provata  al di sopra di ogni ragionevole dubbio),  producibile  a chiunque  ne faccia richiesta ed  in qualsiasi momento. 
Contro questa tesi si sono sentite, al contrario, solo chiacchiere e slogan propagandistici: né la Tirreno Power, né alcuna entità istituzionale e non  si è MAI presentata con uno straccio di documentazione scientifica che confutasse le tesi esposte dalla scienza di tutto il mondo o che tentasse in qualche modo di sminuirne la portata.  Riteniamo quindi che questo punto non possa neppure più essere messo in discussione, ma che vada accettato come punto certo… almeno fino a che non verrà prodotta una letteratura scientifica contraria. 
Al momento attuale, in base a tutta la letteratura scientifica attualmente in nostro possesso, noi sosteniamo con decisione:

a) che ogni centrale a carbone equivalente a quella di Vado ligure provoca  malattie e morti in misura direttamente proporzionale alla densità della popolazione locale (fonte: tutta la letteratura scientifica mondiale);
b) che una centrale a carbone di questo tipo, inserita in un contesto assimilabile a quello di Vado Ligure, abbia un costo sociale di almeno  240 milioni di euro annui (fonte: studio Externe dell’Unione Europea).
c) che i tanto sbandierati “limiti di legge”, anche qualora venissero rispettati, non sarebbero in grado di tutelare la salute dei cittadini, perché i limiti di legge italiani sono assurdamente elevati (fonte: Organizzazione mondiale della Sanità  - OMS).

Più nel dettaglio: 
nel 2005 (rapporto del  22/6/2005) l’OMS ha dichiarato che l’Italia, riducendo l’inquinamento atmosferico, risparmierebbe 28 miliardi di euro all’anno;
nel 2006 l’OMS ha indicato il PM2,5 come misura aggiuntiva di riferimento delle polveri sottili nell'aria e ha abbassato i livelli di concentrazione massimi "consigliati" a 20 e 10 microgrammi/m³ rispettivamente per PM10 e PM2,5.
L’Europa ha recepito questa direttiva e l’Italia ha recepito a sua volta, almeno teoricamente,  quella europea (il DM 60/02, sostituito da poco dal 155/10, richiedeva la misurazione del PM 2,5, pur non fissando ancora alcun limite di legge, e l’invio dei dati ai Ministeri Ambiente e Salute. Il DM 155/10 fissa invece i limiti di legge in 25 mg media annuale (per l’OMS il limite è di 10 mg)
con 35 superi all’anno della media giornaliera (per l’OMS 3!).
Gli studi  di  Anderson HR WHO Regional Office for Europe 2004 - MISA Meta Analisi Italiana su otto grandi città italiane - Pope A.C., Journal American Association 2002 - Pope Circulation 2004 arrivano tutti alla conclusione che, per ogni incremento di 10 mg di PM 2,5, l’effetto sulla salute è il seguente:
Mortalità generale:  + 6%
Mortalità per patologie cardiovascolari:  +12%
Mortalità per cancro al polmone:  + 14
Lo studio di POPE del 2009 dimostra che per ogni riduzione di 10 mg/m3 si avrebbe un aumento della speranza di vita media di 9 mesi:  cioè, passando dai limiti italiani a quelli OMS si avrebbe un aumento di 13,5 mesi di vita medi (scusate se è poco)

A fronte di questi dati, riconosciuti e validati dalla comunità scientifica ufficiale mondiale, in tutta la provincia di Savona esiste una sola centralina per la misurazione delle  PM 2,5. 

E ancora ci parlano di “limiti di legge”… dimenticando, forse, che gli stessi “limiti di legge” hanno permesso a decine di aziende di continuare per 30 anni ad utilizzare l’amianto, quando la medicina aveva ormai accertato la sua acclarata e conclamata cancerogenicità. Oggi, come è noto a tutti, non solo la legge proibisce la lavorazione dell’amianto, ma prevede anche il risarcimento dei danni causati alle vittime. Questi punti fermi siamo disposti a sostenerli in qualsiasi Tribunale, poiché ci risultano estremamente fondati ed inattaccabili. 
Questi punti fermi riguardano la combustione del carbone in ogni sua forma, a prescindere dalla tecnologia utilizzata: se la tecnologia è obsoleta (come nel caso dei gruppi 3-4 di Vado ligure) il risultato sarà sicuramente peggiore, ma le migliori tecnologie disponibili, alo stato attuale delle cose non sono in grado di garantire una sufficiente tutela della salute. Noi saremmo stati ben felicise gli imprenditori  e i politici che ad ogni pie’ sospinto minacciano “denunce per procurato allarme” nei confronti di chiunque esponga i suddetti punti  si fossero decisi  a presentarne effettivamente una:  in tal caso, infatti,  sarebbe finalmente partita un’indagine seria da parte della Magistratura e si sarebbe arrivati a scoprire quella verità che noi siamo sicurissimi di conoscere già a menadito, ma per la quale veniamo costantemente  additati come “fanatici”  o addirittura “terroristi ambientalisti” (!) da coloro che la trovano scomoda.
Poiché questo non è mai successo,  oggi sono i cittadini ad aver presentato un primo esposto alla Comunità Europea, chiedendo che si indaghi sulle evidenti mancanze istituzionali, mentre è in preparazione un secondo esposto alla Procura di Savona sulle responsabilità oggettive della stessa Tirreno Power. 

2) L’atteggiamento della politica locale, partendo dai Comuni ed arrivando alla Regione, è sempre stato all’insegna dell’ambiguità.  Partiti e singoli politici che hanno impostato le proprie campagne elettorali sul NO forte e deciso al carbone hanno, in seguito, fatto una parziale o totale marcia indietro, o hanno completamente smesso di occuparsi del problema  (rendendosi forse conto che, data la situazione attuale, l’ambientalismo non paga).  Istituzioni che hanno presentato ricorsi contro il parere favorevole del Ministero all’ampliamento (basato, peraltro , su un assunto poi rivelatosi fallace, vedi punto 5), hanno oggi un atteggiamento possibilista o addirittura favorevole. Singoli professionisti (politici e non)  sinceramente preoccupati  per la salute pubblica si sono visti osteggiati  e in alcuni casi addirittura minacciati di ritorsioni da  potentati di vario genere che potevano influire – e in diversi casi hanno influito - negativamente sulla loro carriera professionale o politica. Non possiamo fare pubblicamente i  nomi perché, per assurdo, questo potrebbe nuocere  ulteriormente alle stesse vittime di questi attentati alla democrazia e alla libertà di informazione,  ma abbiamo prove certe che tutto questo sia accaduto.

Sembra ormai accertato che quasi tutti i politici locali, con rarissime eccezioni, o  perché non interessati all’argomento, o  perché in altre faccende (od interessi)  affaccendati, o perché incapaci di comprendere anche il linguaggio scientifico più semplice, abbiano mostrato fino ad oggi una totale, completa, crassa, e beata ignoranza (in senso letterale) del problema dal punto di vista scientifico.
Sembra lecito supporre  (tesi avallata anche dalla recente dichiarazione di un’esponente della CISL) che i  sindaci vengano tenuti in scacco dalla possibilità di un’”emergenza rifiuti” sicuramente non lontana, data la situazione delle discariche locali, a cui si potrebbe profilare la soluzione tristemente presente nell’ultimo Piano Provinciale dei Rifiuti, ovvero quella di bruciare CDR nella centrale (con emissioni ancor più letali delle attuali,  in quanto si aggiungerebbero quantità insostenibili di diossine e benzene). Tutte le autorità locali, quando e se interrogate su questo punto, si sono sempre chiuse in un sospetto riserbo o nel totale silenzio.  In compenso si sono però dimostrate estremamente sensibili  sia alle pressioni  del mondo industriale (compresi gli approcci di tipo economico, dalla sponsorizzazione di eventi all’accettazione di “contribuiti” di vario tipo), sia ai ricatti occupazionali. L’unica presa di posizione ufficiale contraria all’accettazione di questo tipo di ricatti è stata finora quella del sindaco di Savona al convegno “Ma il cielo è sempre più blu”.  I sindaci di Vado ligure e Quiliano, che hanno basato le proprie campagne elettorali sui due NO alla piattaforma Maersk e all’ampliamento della centrale, stanno oggi accettando i “forse” e  i “purché si facciano i monitoraggi”,  arroccandosi dietro alla frase: “Ormai abbiamo fatto tutto il possibile, bisogna scendere a compromessi”.  Ma  i cittadini non sono disposti ad accettare che questi compromessi vengano fatti sulla loro pelle, e per questo motivo non si ritengono sufficientemente rappresentati da istituzioni che, di fatto, appaiono condizionabili e ricattabili, oltre che non sufficientemente  preparate dal punto di vista scientifico. Ma a rendere noto il punto di vista scientifico dovrebbe essere stato chiamato, fin dal primo momento, l’Ordine dei Medici della Provincia, che invece:

a) è stato convocato dopo sindaci, sindacalisti, unione industriali e azienda stessa;
b) è stato oggetto di domande al limite del ridicolo, come “ma siamo sicuri che il carbone inquini?”, o “ma non sapete che adesso c’è il carbone pulito?”; domande degne di una discussione da bar e certamente improponibili e dequalificanti per degli uomini di scienza. 
Purtroppo, ogni volta che un medico, di fronte a questo genere di domande, reagisce con  sacrosanto sdegno, porge il fianco ad ulteriori accuse di “fanatismo” e di “incapacità di rapportarsi con le Istituzioni”.
In realtà qualsiasi essere umano di questo mondo, di fronte a un qualsiasi interlocutore che  manifesti il misto tra ignoranza ed arroganza mostrato in diversi occasioni da chi avrebbe il dovere istituzionale di tutelare la sua salute, non può che reagire con sdegno e furore.  Gli unici ad abbassare la testa sono i servi del potere: ma i nostri politici sappiano che non soltanto i medici, ma anche gran parte dei cittadini non intende ricoprire questo ruolo e non si sente rappresentato da chi, per scelta o per forza, lo ricopre.

3) La stampa locale non è risultata finora all’altezza del suo compito di garantire ai cittadini un’informazione completa ed obiettiva,  condizione essenziale alla  democrazia stessa. L’evidente condizionamento, legato al fatto conclamato che la Tirreno Power  sponsorizzi  regolarmente una lunga serie di  media, crea di fatto un conflitto di interesse che spesso rende l’informazione parziale e la verità distorta.

4) Dopo  varie riunioni ed incontri che hanno visto protagonisti sia l’Azienda stessa che le varie Istituzioni, il risultato finale sembra oggi  quello di voler ricominciare daccapo un percorso che avrebbe dovuto essere espletato e concluso da almeno una ventina d’anni.  Ovvero, si parla nuovamente di avviare indagini epidemiologiche, di controllare lo stato dell’aria, di installare eventuali nuove centraline, insomma di tornare al punto di partenza… ma non solo.  Si parla anche di affidare queste nuove (e presumibilmente lunghissime)  indagini agli stessi Enti che già se ne sono occupati in passato, e cioè all’IST e all’ARPAL, già firmatari dello studio del 2007 che era stato presentato alla popolazione del savonese come estremamente tranquillizzante in diverse riunioni  e conferenze stampa (sia in Provincia che in Regione),  più volte amplificate dai media in modo roboante.

I risultati di tale studio erano stati presentati come prova della buona qualità dell’aria in provincia di Savona, e in particolare come prova che non esistesse una relazione importante tra centrale a carbone, inquinamento e mortalità. 
Purtroppo:
a) poche settimane fa la dottoressa Vercelli, citata dal giornalista di RAI3 Riccardo Tivegna, ha dichiarato che “l’analisi non era centrata su Vado, ma faceva la media tra le zone inquinate e non della provincia” (per i non addetti ai lavori, questo significa letteralmente che non si trattava di un’indagine epidemiologica legata all’inquinamento). Più chiaro ancora l’epidemiologo  dottor Valerio Gennaro, dello stesso IST,  che ha  dichiarato di fronte alle telecamere della stessa RAI 3 che “non gli risulta sia mai stato eseguito alcuno studio epidemiologico eseguito nei corretti termini scientifici”. 
In parole povere: lo studio IST-ARPAL non ha mai avuto modo di dimostrare alcuna correlazione tra salute ed inquinamento. Eppure ce l’hanno spacciato non solo come se l’avesse dimostrata, ma avesse anche assolto la centrale a carbone da ogni responsabilità.
b) a questa clamorosa rivelazione, che di fatto dimostra la malafede delle Istituzioni nel presentare al pubblico lucciole per lanterne, NON è stata data alcuna rilevanza dai media.  E’ passata quasi del tutto inosservata.  Ed oggi si parla di far eseguire nuovi studi a chi, già una volta, sfruttando l’ignoranza o la complicità (da stabilire) della nostra politica, ha mentito a tutta la popolazione del savonese. E purtroppo potrebbe non essere la sola volta, visto che, se da un lato l’IST ha presentato dati che NON potevano  dare alcuna informazione sul rapporto inquinamento/salute, dall’altro lato l’ARPAL li ha avallati.
Ma 15 funzionari dell'ARPAL risultano al momento indagati dal pm Paola Calleri, titolare dell' inchiesta affidata ai carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico), per ipotesi di reato che vanno dalla corruzione, alla turbativa d'asta, al falso.

In particolare, il direttore generale Bruno Soracco,  tuttora in carica, è indagato per falso ideologico, abuso d'ufficio e omissione, insieme ad altri dirigenti accusati di  aver falsificato dati ambientali e modificato relazioni tecniche  per favorire alcuni amministratori locali. Non crediamo che si possa davvero chiedere ai  cittadini di sottostare  ad analisi e giudizi da parte di chi ha già dichiarato di aver mentito alla cittadinanza e da parte di entità indagate per aver falsificato dati ambientali. Siamo tutti garantisti, ma non masochisti: prima si concludano le indagini e si arrivi ad una sentenza, qualsiasi essa sia, e poi semmai si torni a dare fiducia ad Enti che, al momento, non riteniamo né affidabili, né attendibili per motivi talmente evidenti  che non dovrebbe neppure essere il caso di discuterne. Nel frattempo, o si cambiano i vertici o si cambia l'ARPAL:  ma si prenda anche atto, una buona volta,  di tutto quanto dichiarato al punto 1).
Perché i casi possono essere solo due: o lo si contesta (e in questo caso esigiamo che vengano presentate  prove scientifiche validate), oppure lo si accetta. Ma se lo si accetta, permettere che i gruppi a carbone 3 e 4 della centrale Tirreno Power continuino a funzionare, anche per un solo giorno, significa accettare consapevolmente di mettere a repentaglio la salute e la vita dei cittadini. 

5) Last but not least:

a) La centrale TP ha lavorato negli ultimi  cinque anni in assenza di Autorizzazione Integrata Ambientale (prevista dal 2005  e richiesta dall’azienda nel 2007), potendo contare su continue deroghe governative che sono alle base del già citato esposto presentato alla UE;
b) La centrale TP ha avviato nel 2007 il gruppo a ciclo combinato, pur non ottemperando a tutte le prescrizioni previste con l'esenzione della procedura di VIA: anzi, ha ripresentato alcune di esse come nuove condizioni per ottenere il potenziamento a carbone. Lo stesso Ministero Ambiente aveva chiesto, ancora nel 2009, la verifica dell'ottemperanza a dette prescrizioni e lo stesso Comitato tecnico regionale nella seduta del 5/06/07 ha riconosciuto di non avere riscontri della completa ottemperanza  a parecchie di dette prescrizioni.

Su questi ed altri argomenti sono già stati depositati esposti alla Procura della Repubblica, che risultano al momento  in via di elaborazione e di indagine (un esposto in particolare era stato accantonato dall’allora Procuratore  Dr.  Scolastico proprio in attesa dello studio IST/ARPAL  di cui solo oggi è stata smentita la validità come rapporto tra inquinamento e salute).
Nei giorni scorsi è stata presentata un’interrogazione parlamentare dall’on. Elio Lannutti di Italia dei Valori. Infine, l’autorizzazione V.I.A. è stata rilasciata dal Ministero dell’Ambiente basandosi sull’assunto presentato nel progetto della Tirreno Power, secondo il quale l’ampliamento avrebbe portato una diminuizione delle emissioni: tale assunto è stato smentito da una perizia giurata della ditta TERRA, perizia pagata da un’Associazione Onlus di semplici cittadini, che ha rilevato come  la tematica “sia  stata affrontata in modo poco trasparente. Non è stata utilizzata la situazione più metodologicamente corretta per lo scenario emissivo post operam e sono stati utilizzati dati non omogenei (essendo i due scenari riferiti a differenti ore di funzionamento) senza adeguate motivazioni”.

La conclusione è stata la seguente: “Si ritiene che non sia attendibile il miglioramento ambientale generalizzato connesso all’ampliamento e alla modifica della centrale, anzi appare che lo scenario post operam sia peggiorativo delle condizioni ambientali e sanitarie”.


A fronte di tutto questo, ci chiediamo come sia possibile che questo impianto operi a tutt'oggi 24h/24, in modo indisturbato, nonostante esposti, mobilitazioni, inadempienze, silenzi e omertà. 

La  nostra conclusione può essere una sola:  basta morire per gli sporchi affari altrui.  Basta carbone. Se i nostri amministrazioni arriveranno a conclusioni diverse, dovranno motivarle  con argomentazioni ineccepibili: in caso contrario, per noi saranno colpevolmente consapevoli di  non aver  fatto nulla per impedire il dilagare di  malattie e morti.
E dovranno renderne conto alla cittadinanza e alla giustizia, oltre che alla propria coscienza. Per tutti i motivi sopra esposti, i gruppi a carbone 3 e 4 (che producono più del'80% dell'inquinamento della centrale intera e non rispettano, superandoli  di molto, i valori limite di emissione BAT della Ue), dovrebbero essere immediatamente chiusi . Infatti, anche se fossero ristrutturati,  per dichiarazione dello stesso Ministero dell'Ambiente (vedi dichiarazione di VIA) non potrebbero mai raggiungere mai le BAT richieste dalla Ue.
Non ha alcun senso che Sindaci e amministratori locali continuino a tergiversare in attesa dell’AIA, accettando magari qualche insignificante miglioria (controlli aria, nuovi esami epidemiologici, copertura dei parchi carbone ecc.).

Sulla base di quanto sopra dichiarato, i sottoscritti cittadini chiedono che invece tutte le forze politiche si oppongano con forza alla concessione dell'autorizzazione Aia a Tirreno Power, attivandosi quindi per la chiusura definitiva dei gruppi 3 e a 4 a carbone.

Firmato:
U.C. – Unione Associazioni, Comitati e Cittadini per la tutela della salute e dell’ambiente in provincia di Savona
Comitato Ambiente e salute Spotorno-Noli
Comitato AMARE VADO
Comitato per la Difesa Ambiente di Legino e Zinola
Amici di Beppe Grillo – Savona
Paolo Franceschi, Medico chirurgo, specialista in malattie dell' apparato respiratorio - ISDE Italia
Mauro Mocci  medico-chirurgo, ISDE Italia
Marco Caviglione – medico chirurgo, consigliere provinciale IdV
Patrizia Gentilini - medico oncologo presidente ISDE Forlì
Vincenzo Migaleddu  - medico radiologo ISDE-Sassari
Michelangiolo Bolognini, medico igienista, ISDE Pistoia
Antonio Faggioli, Libero docente in Igiene dell'Università di Bologna, ISDE Italia
Valerio Gennaro, epidemiologo – IST Genova
Virginio Fadda – MODA Savona
Agostino Torcello - MODA Savona
Valeria Rossi – Savona
Päivi Hyttinen - Vado Ligure
Ciccione Riccardo
Eric Festa , Comitato acqua pubblica savona
Ileana Bego, Comitato acqua pubblica savona
Cristiana Cometto, Comitato acqua pubblica savona
Maurizio Loschi – CUB Savona
Maria Caterina Vincenti
Annalisa Di Luca -  Pietra Ligure
Alessandro Gamaleri, Presidente GASSA Savona
Alma Carlevarino, GASSA Savona
Gianlugi Salvador  - Referente energia e rifiuti WWF Veneto
Grazia Covella - Cittadinanzattiva di Finale Ligure
Renata Vela - Finale - Comitato Savonese Acqua
Roberto Melone – Comitato Savonese Acqua
Gatti Carlo
Cameirana Sandra
Giovanni FOTI - Laureato in Chimica industriale e in Medicina e Chirurgia - La Spezia
Alessandra Fiorito
Stefano Milano – Libreria Ubik Savona
Ravera Gaia
Andolfi Paolo
Daniela  Valdora
Grazia Franzoni
Tommaso Gamaleri – Savona
Zita Ciangherotti – Savona
Giuliano Rebella
Luciana Bruzzone
Giuseppe Boveri - Associazione Energie Rinnovabili Vallebormida

 

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