Dal 2007 il Museo Archeologico del Finale collabora alle ricerche condotte ad Ahlat, nella Turchia Orientale, dal Centro Studi Sotterranei di Genova.
Venerdì 14 gennaio, alle 17, nella sala Gallesio di Finale Ligure Marina, Nakış Karamağaralı, docente di Archeologia alla Gazi Üniversitesi di Ankara, e Alp Oğuz Turan e Göknil Arda, archeologi presso lo stesso ateneo, parleranno di questo progetto. I risultati delle ricerche fino ad ora condotte saranno illustrati anche da Roberto Bixio, presidente del Centro Studi Sotterranei di Genova, e Andrea De Pascale, dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri e curatore del Museo finalese (ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili).
L'incontro si intitola "Ahlat: I monasteri ritrovati. Dalla scoperta di una mappa armena del Seicento al ritrovamento di insediamenti rupestri in un principato selgiuchide" ed è organizzato in occasione dell'avvio del corso di archeologia promosso dall'Università delle Tre Età del Finale in collaborazione con il Museo e con la sezione finalese dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri.
Il territorio di Ahlat, vero e proprio crocevia di culture nella Turchia sud-orientale, è un museo all’aperto, considerata la presenza, nel raggio di poche decine di chilometri, di resti dell’Età del Ferro, di quattordici mausolei, di un castello, di una fortezza, di due bagni turchi, di una moschea e di cinque aree sepolcrali monumentali di età selgiuchide, mongola e ottomana (fine XI - metà XVII secolo d.C.).
Qui, importanti scavi archeologici condotti dalla prof.ssa Nakış Karamağaralı, stanno riportando alla luce monumenti dell’antico principato selgiuchide ed eccezionali scoperte, quale un tempio buddista scavato nella roccia risalente al XIII secolo.
Le ricerche in altre strutture ipogee, a cura del Centro Studi Sotterranei di Genova, si sono estese nelle valli intorno alla città medievale facendo riemergere interi villaggi scavati nella roccia e alcune chiese e monasteri armeni.
Questi ultimi, sono stati rintracciati utilizzando un documento di fondamentale importanza e interesse storico: una mappa del 1691 nota come Tabula Corographica Armenica, studiata dalla professoressa Gabriella Uluhogian, e conservata presso l’Università di Bologna.
Lo sviluppo di opere rupestri e sotterranee, in alternativa o a integrazione di strutture costruite in elevato, è stato qui favorito dalla natura geologica della regione, principalmente costituita da rocce formatesi dall’attività eruttiva di due imponenti vulcani (Süphan dağ, 4.058 m e Nemrut dağ, 2.935 m) che ancora dominano questi luoghi, e - più estesamente - da un terzo apparato vulcanico ormai quasi completamente smantellato, individuato, a seguito delle indagini del Centro Studi Sotterranei, in un’ampia area corrispondente al lago Nazik, compresa tra i primi due vulcani.
Il progetto KAYA ha lo scopo di svolgere indagini sulle cavità antropiche di questo territorio in modo da realizzare un archivio, ricostruire una “mappa degli insediamenti rupestri” e sviluppare lo studio delle genti che vissero nelle abitazioni rupestri, le caratteristiche di tali strutture, le tecniche di scavo applicate, l’evoluzione e la correlazione con la città murata. Ad oggi sono stati ritrovate oltre 400 strutture in 17 aree archeologiche rupestri differenti.