Savona: vittoria per gli animalisti, l'allevamento di visoni del Santuario ha chiuso

Gli ambientalisti hanno vinto: l’allevamento Pisacane è finalmente chiuso. Nei giorni scorsi l’allevamento di visoni situato nella zona del Santuario ha definitivamente cessato l’attività. La chiusura era già stata annunciata nell’aprile dell’anno scorso dal proprietario, Alessandro Pisacane, che da 35 anni gestiva la struttura. Una visita di un team investigativo di AIP (Attacca l’Industria della Pelliccia) ha constatato la veridicità delle dichiarazioni di Pisacane: “Quello che i nostri attivisti hanno trovato – spiegano – è un allevamento vuoto e già in parte dismesso. Alcuni capanni non ci sono più, di altri rimangono solo le tettoie, di un paio qualche fila di gabbie vuote. L’odore degli animali e degli escrementi era ancora presente nell’aria, ricordo di 30 anni in cui su questo terreno sono stati prigionieri e uccisi col gas migliaia di individui ogni anno. Ma la vista di un altro lager che sta scomparendo è un’immensa gioia ed è il segno che le cose possono cambiare”.

In passato l’allevamento Pisacane era stato al centro di diverse proteste da parte di attivisti animalisti savonesi. Nel marzo 2007 e nel dicembre 2008 ignoti amanti degli animali avevano liberato centinaia di visoni. A marzo dello scorso anno ignoti avevano vergato scritte contro i Pisacane sulla facciata del Santuario.Ad aprile, poi, AIP e l’Associazione Genova Antispecista avevano manifestato davanti alla sede dell’allevamento. 

Dell’allevamento si era interessata anche l’ASL2. Nel 2009 un sopralluogo dell’Azienda Sanitaria Savonese aveva fatto emergere condizioni igieniche pessime e la presenza di tettoie in amianto a poca distanza dalle case e da un asilo. Gli ispettori sanitari avevano intimato al proprietario di ripristinare l’area e smantellare i capanni. 

Tutto questo ha portato la famiglia Pisacane a cessare l’attività. Con grande gioia di tutti gli amanti degli animali: “Adesso del lager Pisacane non rimane che un brutto ricordo. Speriamo che gli ultimi allevamenti presenti in Italia vadano incontro allo stesso destino”.