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Sport | 01 giugno 2011, 14:48

Quelli che. Al calcio non credono più

Analisi dopo il nuovo scandalo nel mondo del pallone italiano

Quelli che. Al calcio non credono più

Ci volevo credere, ancora una volta, come tanti, che il calcio fosse uscito dai suoi scandali, dalle sue porcherie.

Ci volevo credere, ancora una volta, come tanti, innamorato del gioco, delle magie che si possono compiere con un pallone, alle gioie che questo sport ha regalato, ai dolori che ha fatto sentire quando magari si era un pochino più giovani.

Avevo dato, come tanti che sicuramente sono navigatori di questo sito, un'ultima cambiale a questo mondo, sia professionistico che quello più strettamente regionale.

Mi hanno deluso e, aggiungo, schifato entrambi.

Il calcio professionistico, devo dire, mi aveva fatto sorgere tanti, troppi dubbi negli ultimi mesi.

Spesso, guardando le partite con amici, dicevo che avevo impressione di vivere in una fiction e che tanti, troppi recitavano, ovviamente male come in ogni reality che si rispetti.

Troppi risultati a sorpresa, troppe partite addomesticate: lo si capiva osservandole, però si faceva finta di non credere.

E oggi il botto: il calcio professionistico è mezzo indagato, e siamo soltanto all'inizio.

Partite truccate, dalla A alla Seconda Divisione, un tsunami che si sta abbattendo e che questa volta non farà tornare le cose come prima.

Spero soltanto che i tanti piccoli scommettitori, come sollecita oggi la Codacons, facciano una bella civil action contro questi Signori (tanto per citare anche un nome di un personaggio, per il momento più noto, implicato in questo scandalo oltre all'immancabile Bettarini). 

Ma come dicevo il disgusto riguarda anche il calcio minore dove ci sono troppi dirigenti e giocatori che, militando nei campionati di Seconda e Terza Categoria, si credono di essere al Barcellona o al Real Madrid.

Autentici signori (questa volta non serve la maiuscola) nessuno, che sfogano le loro frustrazioni in quello che è diventato un posto di zona franca, il campo di calcio di periferia.

E' in queste partite che si regolano i conti, i rancori, con risultati come quelli di domenica quando un allenatore di calcio ha rischiato di perdere la vista per un pugno.

Un autentico schifo.

Forse ancora peggio di quello delle divisioni maggiori. Dove almeno si litiga per grandi cifre, per il potere, per avere accanto la figa di turno.

Qui invece, al massimo, si lotta per diventare protagonisti di campionati che sembrano ormai l'Armata Brancaleone all'ultima crociata.

di Guglielmo Olivero

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