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Attualità | 20 febbraio 2012, 12:52

Orsi / Forzano: due modelli a confronto

Ho letto l'intervento del senatore Orsi sulla crisi industriale ed economica. la nostra area deve uscire dalle imposizioni da terzo mondo di industriali senza scrupoli e fuorilegge. Ma come dice Orsi bisogna usare "i piú corretti paletti ambientali e di qualità". Sulla teoria siamo d'accordo. Ma... (di Paolo Forzano)

Orsi / Forzano: due modelli a confronto

Ho letto l'intervento del senatore Orsi sulla crisi industriale ed economica. Sono molto d'accordo con Orsi quando afferma: "Silicon Valley; in quell’area vi era una elevatissima ‘mortalità’ di aziende che si accompagnava ad una ancor più elevata nascita di nuove iniziative. Come in una foresta muoiono e nascono ogni giorno centinaia di piante". Perfettamente vero. Io proprio nella Silicon Valley ci sono stato per lavoro circa un anno.

Là il mondo del lavoro "allora" era paradossalmente quasi l'opposto di quello italiano. Ricordo che il primo giorno che entrai alla General Electric rimasi stupito dall'enorme scritta che campeggiava nell'atrio "an equal opportunity employer" ovvero un datore di lavoro che si vantava di offrire pari opportunità di lavoro ad uomini/donne ecc, là vanto per il datore di lavoro, quì ancora terreno di battaglie sindacali.

Ma alla domenica il giornale era spesso 10 centimetri, dei quali 8 cm di richieste di lavoro. Quella grande mobilità del mercato faceva sì che le persone si licenziassero e la settimana successiva lavorassero già presso un'altra azienda.

Altro esempio: gli ingegneri erano "merce" più comune di ottimi saldatori, pertanto in un momento di stanca per il lavoro di un bravo saldatore la sua ditta, per non perderlo, gli ha pagato per tutta la famiglia un anno di ferie alle Hawai, perchè là non avrebbe potuto avere contatti per nuovi posti di lavoro.

Allora mi sembrava tutto un altro mondo rispetto al nostro, e tante volte la mia reazione era di "ma mi prenderanno in giro"? Eppure era tutto vero!

Là, e l'ho anche verificato di persona, il mondo del lavoro non era un mondo opprimente di costrizioni: la prima di tutte essere legato ad un lavoro altrimenti non si mangia, ma un mondo di opportunità: opportunità per il datore di lavoro, opportunità per il lavoratore.

Solo la mobilità del lavoro può portare a questo. Nel resto degli USA non sempre era ed è così: ad esempio abbiamo visto che nel settore dell'auto americano c'è molta più rigidità, non proprio come da noi ma quasi.

Orsi prosegue poi "nella grave preoccupazione di questa crisi ció che mi fa piú paura è che sembra prevalere nell’opinione pubblica e nei mass media non una domanda di nuove iniziative economiche, di investimenti e sviluppo da contrapporre alla crisi delle aziende che chiudono, ma una avversione verso ogni iniziativa che viene proposta” ed ancora "“Siamo ostili alle crociere perchè causano traffico, vorremmo chiudere le centrali elettriche perché inquinano, non vogliamo le piattaforme portuali e porticcioli perché deturpano il paesaggio e vorremmo che i nostri bar e discoteche chiudessero presto la sera per non avere disturbo! Pensate che io faccia facili semplificazioni? Ebbene allora ditemi un progetto di sviluppo che è stato presentato nelle nostre zone e nelle nostra provincia che non abbia trovato piú ostilità e avversione che sostegno”.

Su quest'ultima parte non sono assolutamente d'accordo con Orsi, perchè?

Vediamo con ordine dopo una premessa: "sul come si pone" un problema chiaramente si influenza la risposta. Orsi si chiede "ditemi un progetto di sviluppo che non abbia trovato piú ostilità che sostegno", io porrei il problema in altri termini, ovvero poteva quel progetto essere modificato quanto basta ad una sua completa accettazione? Quindi passare dallo scontro tra i due caproni sull'asse di legno in bilico sul fiume, ad una civile dialettica?

Dopo la premessa vediamo alcuni problemi.

Traffico: credo che nessuno sia ostile alle crociere in sè, ma sia ostile al maggior traffico indotto in una situazione come la nostra già molto critica, e sia ostile all'inquinamento gassoso e di rumore in porto.

Quattro navi sono equivalenti ad 1/10 della centrale di Vado Ligure.

Col casello Albamare ed il tunnel sotto il porto, nonchè con l'alimentazione elettrica delle navi (cold ironing) il problema "crociere" sarebbe completamente risolto, di più, dimezzato il traffico ad Albisola!

Un piccolo appunto all'Aurelia bis: è universalmente riconosciuta la sua scarsissima funzionalità.

Metà del traffico albissolese è costituito dai pendolari di Celle Varazze per Savona, che se prendessero l'Aurelia bis a Luceto (attraversando quindi tutta Albisola!!!) dovrebbero poi uscire nella parte alta di corso Ricci. Bingo!

Il PUMT2010 piano urbano della mobilità di Savona ha chiaramente messo in luce che l'80% di chi arriva da Albisola vuole andare nel triangolo ospedale-porto-piazza Mameli. E' chiaro che serve altro!

Centrale di Vado Ligure: Il carbone inquina in modo incredibile! La centrale funziona da anni senza certificazione AIA, paghiamo sostanziose multe alla CE, paghiamo un conto "sanitario e sociale" elevatissimo in morti e malattie, tutto perchè il gestore si accanisce nel suo procedere "fuori legge" ed anzi chiede altri gruppi a carbone, e le nostre amministrazioni (comuni, provincia, regione) non fanno evidentemente il gioco del cittadino.

Con una centrale a metano si potrebbe invece risolvere velocemente il problema con l'assenso della popolazione. Via carbone, usiamo invece il combustibile meno inquinante.

Orsi conclude: “Se non sosteniamo, con i piú corretti paletti ambientali e di qualità, le iniziative economiche che vengono proposte della nostra “foresta” resteranno solo le piante che piú o meno naturalmente muoiono”.

Io concludo: la nostra area deve uscire dalle imposizioni da terzo mondo di industriali senza scrupoli e fuorilegge. Ma come dice Orsi bisogna usare "i piú corretti paletti ambientali e di qualità". Sulla teoria siamo d'accordo.
 

Paolo Forzano
Quiliano

Ing. Paolo Forzano

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