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Attualità | 03 giugno 2012, 16:20

Arpal: L'Etica in ostaggio

Abbiamo visitato la sede dell'Arpal savonese (Di Antonia Briuglia da Truciolisavonesi)

Arpal: L'Etica in ostaggio




L’ARPAL, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure per la giornata Mondiale dell'Ambiente 2012, anche nella sua sede savonese di Via Zunini, il 29 maggio apriva le porte alla cittadinanza che poteva visitare e conoscere l’Agenzia per l’Ambiente, visitarne i laboratori e apprendere in prima persona le condizioni di monitoraggio ambientale e le analisi.

 

Quel giorno, ai cittadini della Provincia di Savona, alle associazioni, alle imprese, alle scuole, ai media e ai semplici curiosi, ARPAL avrebbe mostrato come lì si lavora 365 giorni per l'ambiente, quali strumentazioni usa, quali strutture, i tecnici, i laboratori e le curiosità sull'ambiente del nostro territorio.

Arpal, è infatti  l'Ente pubblico di riferimento in materia ambientale, che dal 1998 agisce  a supporto di Regione, Province, Comuni e Comunità Montane per:

. la protezione dell’ambiente e della natura,

. la tutela delle risorse idriche,
. la difesa del suolo,
. la protezione civile,

la prevenzione e promozione della salute collettiva e della sicurezza.

Consci di questi presupposti, come gruppo di cittadini, ci siamo recati puntuali per sapere di più e con maggiori dettagli come l’Arpal di Savona opera a protezione dell’ambiente, cosa fa per tutelare e difendere le risorse e soprattutto come opera per la prevenzione della salute collettiva, ma non si può affermare che, a conclusione dell’incontro, i dubbi sui dati rilevati dallo scarso numero di centraline la cui manutenzione è in carico a privati, che spesso sono invalidati e omessi dalla pubblicazione senza dichiararne la causa, sono rimasti.

Dubbi sulla rilevazione di dati, che dal punto di vista tecnologico e scientifico potrebbe essere ineccepibile, ma che limitati nella tipologia, soprattutto di polveri,  nel numero e nella localizzazione delle  postazioni sul territorio, sono ancora inefficaci e ininfluenti per un monitoraggio serio e comparabile negli anni, del reale inquinamento prodotto soprattutto dalla centrale a carbone.

La causa di una rilevazione sottostimata dell’inquinamento prodotto dalle emissioni della centrale, in ore del giorno che sappiamo essere quelle di maggior produzione di fumi, ci è stato detto, ad esempio, essere il vento, mentre è dichiarato che le condizioni di  rilevamento devono rispettare  l’assenza di vento.

Se in questo caso sarebbe auspicabile lo spostamento della centralina , allora ci si accampa la motivazione dei  costi per lo spostamento e le difficoltà a reperire, nei Comuni, una zona adatta.

I tecnici presenti  sostengono che le centraline sotto i camini della centrale non rilevano eccessi perché si sa che la ricaduta delle polveri  si può registrare più lontano, fino a 48 chilometri dal camino stesso e quando si fa rilevare che proprio per questo sarebbe utile un monitoraggio più completo anche nei Comuni vicini (l’unica centralina di Albisola, per fare un esempio, fino al 2010 non ha mai  rilevato polveri sottili) , allora si ricomincia a parlare di costi:  200.000 euro il costo di una centralina.

Troppo per la tutela della salute dei cittadini?

 

E i costi sanitari da sostenere per l’incidenza aumentata negli anni di tumori, malattie respiratorie e cardio- vascolari chi li quantifica?

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Antonia Briuglia per Truciolisavonesi

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