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Eventi | 02 novembre 2012, 16:35

"A Vado Ligure, come a Taranto, i cittadini devono sapere". Incontro pubblico stasera a Valleggia ore 21

Con le recenti decisioni sono stati davvero tutelati i nostri diritti? Quali azioni possiamo fare noi cittadini a difesa della salute e del futuro del territorio? Se ne parla venerdì 2 novembre, al Teatro di Valleggia, alle ore 21 (foto di Bruno Tortarolo)

"A Vado Ligure, come a Taranto, i cittadini devono sapere". Incontro pubblico stasera a Valleggia ore 21

L’Associazione "Uniti per la Salute" Onlus con la Rete Savonese "Fermiamo il carbone" invitano la cittadinanza all'incontro pubblico: “A Vado Ligure, come a Taranto, i cittadini devono sapere”.

Venerdì 2 novembre, ore 21, al Teatro Nuovo Valleggia

“… Si deduce che il funzionamento degli obsoleti ed eccessivamente inquinanti gruppi a carbone 3 e 4 costituisca una minaccia reale e consistente per la salute e la vita dei cittadini della provincia di Savona" (Ordine de i Medici di Savona)

L’Agenzia Europea per l'ambiente afferma: “Il 75% dei danni ambientali è determinato da 622 impianti industriali e l'impianto della centrale “Tirreno Power” di Vado Ligure si colloca al 7° posto in Italia”.

Con le recenti decisioni sono stati davvero tutelati i nostri diritti? Quali azioni possiamo fare noi cittadini a difesa della salute e del futuro del territorio? Parliamone insieme: quando si tratta del nostro futuro siamo tutti interessati, è fondamentale una corretta informazione sulle decisioni e sulle responsabilità che condizioneranno il nostro futuro.

Considerazioni di Gianni Tamino, docente di Biologia all’Università di Padova, in merito al biomonitaraggio circostante la Centrale elettrica di Vado Ligure, realizzato mediante analisi dei licheni nel periodo 2006-2007, in ottemperanza alle prescrizioni del Ministero dell’Ambiente (provvedimento 10541/VIA/A.O.13.B DEL 08.10.2001), come riportato nel sito: http://aia.minambiente.it/DomandeAIADocumenti.aspx?id=114

Da una prima analisi dei dati riportati nella relazione tecnico-scientifica, risulta una situazione particolarmente allarmante per quanto riguarda lo stato dell’ambiente circostante la centrale. Infatti nella stessa relazione si afferma a pag. 141 “È stato così stabilito che le concentrazioni nel materiale vegetale di mercurio, zinco, cadmio e rame, risentono di una considerevole influenza antropica.” E a pag. 66 si afferma:” Sembra esistere quindi una discreta componente antropica responsabile delle concentrazioni degli stessi sul territorio”.

Quello che però non è evidenziato nella relazione è che, nell’area di maggior influenza da parte della centrale (la cosiddetta area C di pag. 66), vi sono concentrazioni di metalli, in particolare di mercurio molto preoccupanti: valori compresi tra 1,61 e 2,61 ppm per il mercurio (con punte di 13, 06 poco più a sud dell’area in questione); valori tra 159 e 1210 ppm per lo zinco, valori tra 0,75 e 12,46 ppm per il cadmio e, infine valori compresi tra 3,47 e 2611 per il rame. E’ doveroso far notare che nella tabella di Nimis e Bargagli del 1999 (lavoro preso in considerazione dagli autori della relazione tecnico-scientifica) i massimi valori riscontrati, considerando tre diverse aree del paese per un totale di 100 misurazioni, sono 1,84 ppm per il mercurio, 358 ppm per lo zinco, 9,04 ppm per il cadmio e 161 ppm per il rame: come si può notare tutti valori decisamente inferiori a quelli massimi riscontrati attorno alla centrale di Vado Ligure.

Per confronto è utile ricordare che, in un recente rapporto sulla laguna di Marano e Grado e aree limitrofe (Biomonitoraggio del mercurio aerodisperso tramite licheni come bioaccumulatori nella laguna di Marano e Grado e Basso Bacino scolante, del 30 aprile 2012), il valore massimo riscontrato per il mercurio vicino all’area industriale di Torviscosa è pari a 0,40 ppm, molto inferiore sia a 13,06, ma anche a 2,61 e 1,61 ppm.

Analogamente nell’area molto inquinata di Fusina e Porto Marghera (VE), nell’attività di biomonitoraggio del 2000 (realizzato dallo studio agroforestale “Terra Viva” di Vigevano), si riporta, come valore massimo riscontrato nei licheni, per il mercurio 0,09 ppm, per il cadmio 2,6 ppm e per il rame 44 ppm (lo zinco non è stato analizzato). Anche in questo caso i valori sono ben al di sotto addirittura dei valori minimi per il mercurio e dei valori massimi per cadmio e rame, riscontrati nell’area C attorno alla centrale di Vado Ligure.

Tutto ciò, fermo restando la necessità di ulteriori approfondimenti e di ulteriori indagini, indica un forte inquinamento antropico della zona, causato, se non esclusivamente, sicuramente in parte rilevante dalla centrale di Vado Ligure.

PERCHÉ DIRE STOP AL CARBONE?

L’utilizzo del carbone per la produzione di energia elettrica è una SCELTA NOCIVA E SBAGLIATA. Il carbone è il combustibile fossile più inquinante e pericoloso al mondo.

IL CARBONE AVVELENA NOI E IL NOSTRO AMBIENTE

È la più grave minaccia per la salute di tutti. Numerosissimi studi scientifici confermano che la combustione del carbone causa in modo diffuso malattie cardiache e respiratorie, cancro, ictus e minaccia addirittura i feti ai primi stadi evolutivi.

Anche le centrali a carbone più moderne, permettono di abbattere solo una parte delle sostanze inquinanti quali gli Ossidi di Zolfo e di Azoto. I livelli di anidride solforosa risultano ben 140 volte quelli emessi da una centrale di pari potenza a ciclo combinato a gas. Le emissioni di Polveri fini (PM), anche con l’introduzione di filtri, sono ben 71 volte superiori rispetto a quelle a gas, e penetrano nei nostri polmoni facendo aumentare malattie e mortalità. La combustione del carbone è una delle principali cause di inquinamento da Mercurio, che penetra nella catena alimentare incidendo sulla salute neurologica delle persone. Una centrale a carbone rilascia ben 60 differenti sostanze inquinanti e tossiche, un cocktail di inquinanti micidiali (tra cui Arsenico, Cromo, Cadmio) che sono causa di gravi patologie e che comportano pesanti conseguenze ambientali per il territorio circostante, anche per aree anche molto lontane dalle centrali. L’Anidride solforosa emessa, combinandosi con il vapore acqueo, provoca le piogge acide. In Cina si stima che la combustione del carbone sia responsabile di circa 370.000 morti ogni anno.

Le centrali a carbone, inoltre, generano un’enorme quantità di rifiuti: solo negli Stati Uniti, queste centrali producono circa 130 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno, la maggior parte dei quali finisce in discarica. Questi rifiuti contengono livelli tossici di arsenico, cadmio, cromo e piombo e possono facilmente contaminare il suolo e le falde acquifere se non correttamente smaltiti.

IL CARBONE AVVELENA IL CLIMA

È il peggior nemico per l’equilibrio climatico mondiale perché è il responsabile del 43% delle emissioni di gas serra. La battaglia per salvare il Pianeta dalla crisi climatica è dunque una battaglia contro il carbone.

Il momento di intervenire è ora, e il carbone è alla base del problema. Ogni nuova centrale a carbone o ogni ampliamento è un atto criminale contro la

Rete Savonese Fermiamo il Carbone www.nocarbonesavona.it

sopravvivenza della vita stessa sul Pianeta. Occorre abbandonare al più presto la nostra dipendenza da questo combustibile fossile, a favore di una rivoluzione energetica basata su fonti rinnovabili ed efficienza energetica.
Il Governo italiano, già inadempiente e in disaccordo con gli impegni presi nel Protocollo di Kyoto (riduzione del 6,5%) nel quadro dell’obiettivo europeo (riduzione del 20% entro il 2020), continua lo stesso ad autorizzare nuovi impianti a carbone, come per l’ampliamento della centrale di Vado Ligure. Ciò porterà maggiori profitti nelle casse degli azionisti di aziende come Tirreno Power, ma saranno i cittadini italiani a pagare le multe per Kyoto.

Agli attuali tassi di sviluppo mondiale, con le previsioni di incremento di utilizzo della più sporca fonte fossile, non avremo alcuna speranza di limitare gli effetti più devastanti e irreversibili del riscaldamento globale. I cambiamenti climatici, indotti dall’attività umana, sono in atto e se non li fermiamo provocheranno sconvolgimenti inimmaginabili: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello dei mari, aumento degli eventi estremi, siccità, estinzione di massa di migliaia di specie animali e vegetali, morte per fame di decine centinaia di milioni di persone in pochi decenni. Se non si fermerà l’uso irresponsabile del carbone questo fenomeno diverrà incontrollabile.

Tuttavia, ci sono segnali di cambiamento: negli Stati Uniti, per esempio, nel 2010 nessuna nuova centrale è stata autorizzata e ben 38 progetti sono stati abbandonati.

IL CARBONE AVVELENA IL LAVORO

Le centrali a carbone deprimono settori economici fondamentali.

Non è affatto vero che una centrale a carbone fornisce maggiore occupazione delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, anzi è vero il contrario. Basandosi sui calcoli di Confindustria, ad esempio, se i soldi previsti per la riconversione della centrale di Porto Tolle si investissero in efficienza energetica si avrebbero 10 volte più posti di lavoro. Analogo discorso per le rinnovabili. Ma il carbone avvelena anche altre attività economiche, minacciando l’occupazione di chi lavora nei settori della pesca, dell’agricoltura e del turismo, attività fondamentali dell’economia savonese.

IL CARBONE DANNEGGIA LE COMUNITÀ

I costi ambientali ricadono sulla società e non sulle aziende produttrici.
Il carbone è conveniente solo per le grandi lobby proprietarie delle centrali, che non rispondono dell’inquinamento causato e usano un combustibile a buon mercato grazie anche allo sfruttamento dei minatori.

L’industria del carbone non sostiene i costi economici, sociali e ambientali collegati a questi impatti, che ricadono sulle comunità locali e sulla società in genere (140 milioni di euro di costi “esterni” all’anno per una centrale come quella di Vado Ligure, secondo lo studio Externe dell’UE). Questa “omissione” è fondamentale per mantenere basso il prezzo di mercato del carbone: se, al contrario, questi costi venissero contabilizzati nei costi delle aziende energetiche, la convenienza di realizzare nuove centrali verrebbe meno, a vantaggio delle fonti rinnovabili. Non esiste il “carbone pulito”.

IL CARBONE NON SERVE

È inutile per l'Italia perché la capacità di generazione elettrica italiana è quasi doppia rispetto al più alto picco di consumi mai registrato.
Ci sono troppe centrali termoelettriche che lavorano per un terzo della loro potenzialità. È quindi possibile chiudere le centrali che non servono, a cominciare da quelle più inquinanti, rimpiazzandole con efficienza energetica e fonti pulite e rinnovabili.

Infatti, già oggi l’Italia ha più centrali di quelle che occorrono. Nel nostro Paese c’è una potenza istallata che è il doppio del massimo picco di domanda mai raggiunto: ci sono impianti per 110mila MW, ma i picchi di consumo non vanno oltre i 57mila MW.

Molti Comuni della Provincia di Savona hanno deliberato contro l’ampliamento della centrale di Vado Ligure, una centrale sprovvista dell’obbligatoria Autorizzazione Integrata Ambientale, che continua da 40 anni a bruciare migliaia di tonnellate di carbone al giorno senza un controllo pubblico sulle emissioni delle ciminiere e agli scarichi idrici. L’Ordine dei Medici di Savona parla di “minaccia reale e consistente alla salute ed alla vita dei cittadini” e la ormai enorme letteratura scientifica internazionale quantifica i danni alla salute delle polveri ultrafini derivanti dalla combustione del carbone, anche con filtri di nuova generazione.

I GUADAGNI VANNO ALLE GRANDI LOBBY MENTRE AI CITTADINI SAVONESI RESTANO LE MORTI PREMATURE E I COSTI SANITARI.

È necessario puntare a un modello di sviluppo diverso, fondato sull'efficienza energetica, sul risparmio e sulle rinnovabili.

È necessario che, a Savona come nel resto del pianeta, non si costruiscano nuovi gruppi a carbone e che si chiudano quelli esistenti.

NO al CARBONE e SI al FUTURO

Rete Savonese Fermiamo il Carbone: www.nocarbonesavona.it 

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