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Attualità | 12 giugno 2013, 09:30

Scoppia il caso Cabur: a casa quasi il 40% dei dipendenti

Ieri pomeriggio infuocata riunione tra la proprietà dell'azienda di Altare e i sindacati. CGIL: "Fulmine a ciel sereno"

Lo stabilimento altarese di Cabur Srl

Lo stabilimento altarese di Cabur Srl

E' nera, nerissima, la fumata al termine dell'incontro tra le sigle sindacali e i vertici di Cabur Srl, azienda altarese specializzata in morsetteria elettrica. Il direttore generale ha presentato il piano industriale dei prossimi 5 anni, e il responso è drammatico: potrebbero essere addirittura 40 i dipendenti, sui 110 totali, che perderanno il posto.

La ragione sarebbe da ricercarsi nella difficile situazione economica generale, e più nello specifico del settore elettrico in cui opera la Cabur. Pur mettendo in opera ogni possibile riduzione dei costi, secondo la proprietà è indispensabile un taglio del numero di ore lavorate dell'ordine del 30-36%: che tradotto in soldoni porta appunto a 30-40 nuovi disoccupati.

Uno scenario inaspettato, che ha scatenato le ire dei sindacati. "Un piano industriale con molte ombre e pochissime luci - è l'analisi preoccupata di Andrea Pasa, CGIL - ed un problema enorme. Non solo perchè arriva in una situazione già tragica, ma anche perché è un fulmine a ciel sereno, e riguarda una impresa fortemente radicata sul territorio". La Cabur, nata nel 1952 ad Albissola Marina, vanta infatti una proprietà 100% savonese.

Proprietà contro cui Pasa è fortemente critico: "Quello che lascia l'amaro in bocca è che tra il 2005 e il 2006 l'azienda si è trasferita da Albissola ad Altare, in un nuovo stabilimento di 11.000 mq, con notevoli vantaggi operativi, e questo grazie soprattutto a finanziamenti pubblici di Regione e Provincia... Prima hanno 'munto' le istituzioni, ed ora, al primo cenno di incertezza nel settore di riferimento hanno scelto immediatamente di tagliare i lavoratori. Ci aspettavamo invece investimenti per innovare i prodotti, fermi al 2000".

E mentre gli altaresi che lavorano in Cabur si interrogano sul proprio futuro, il prossimo passo sarà quello di convocare urgentemente un tavolo con Regione e Provincia, i due enti che pochi anni fa concessero i finanziamenti. "Chiederemo loro di intervenire per scongiurare i licenziamenti. Dovremo anche vigilare: ci aspettiamo che ogni investimento previsto dal piano industriale nei prossimi 5 anni sia finalizzato a portare lavoro ad Altare, non vorremmo che la proprietà avesse in mente di delocalizzare". Cabur ha infatti stabilimenti in Francia, Brasile e Romania. E intanto altre 40 famiglie entrano nel baratro della disoccupazione: "La gente è disperata, e la domanda che mi hanno fatto più spesso oggi è 'Adesso cosa facciamo'?".

Andrea Chiovelli

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