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Politica | 23 dicembre 2013, 09:45

Addio Province: abolite con la Legge di stabilità, e ora che succederà?

Il Consiglio Provinciale sostituto da “Assemblee di sindaci” senza gettoni di presenza né diarie, dove però di certo i grandi Comuni faranno la parte del leone

Addio Province: abolite con la Legge di stabilità, e ora che succederà?

Comunque la pensi politicamente, per l'uomo di strada l’avvenuta approvazione da parte della Camera dei Deputati del disegno di legge che abolisce (o, meglio, riforma) le Province ha dentro di se il dolcissimo sapore di un piccolo ma gradito ed atteso regalo di Natale sul fronte dei costi della politica.

I risparmi certi, va detto, sono modestissimi rispetto agli 800 miliardi che ogni anno vengono ingurgitati dalla spesa pubblica: nel 2010 i politici provinciali sono costati agli italiani circa 135 milioni. Nel 2013, dopo la cura dimagrante degli ultimi anni, la politica provinciale è costata solo 32 milioni (dati Upi). Ma rimane il “gesto”. Quel regalo  simbolico (o poco più) di cui sopra che la gente non potrà non gradire, pur con la consapevolezza che ben altri sono i “costi” della politica, a Roma, ma anche i taluni Palazzi Regionali che – come se non bastassero le varie inchieste, le varie “rimborsopoli”, i vari presidenti che pensano di scaricare tutto sulla povera segretaria di turno – in queste ore sarebbero riusciti anche ad inventarsi un’indennità di… “sopportazione”: dai 13 ai 46  euro al giorno destinati a chi dovrà comunicare notizie tristi ai contribuenti della Liguria (sigh!).

Il lavoro in miniera? Uno scherzo al confronto.

Si tratta di una riforma complicata, che prevede il graduale passaggio di alcune competenze a Comuni (edilizia scolastica) e Regioni (centri per l’impiego), ma anche che gli attuali Consigli Provinciali vengano sostituti da “Assemblee di sindaci” senza gettoni di presenza né diarie, dove le grandi città potranno fare la parte del leone e la voce grossa.

In base alla legge di Stabilità saranno 52 le Province a saltare subito a maggio. Con il primo risultato di far saltare le elezioni Amministrative della prossima primavera. Che, a questo punto, riguarderanno soltanto più i Comuni e le Regioni. Niente più scheda gialla insomma.

Le Province, direste?, si sono arrabbiate. “Faremo ricorso - ha detto il presidente dell’Unione Province Italiane e della Provincia di Torino Antonio Saitta – perché mai un governo ha osato mettere in dubbio la possibilità per il popolo di eleggere chi governa il territorio”.

Siamo fra quanti crediamo che tra i diritti più sacrosanti dei cittadini ci sia anche quello di gettare a mare, laddove opportuno, tutti quei politici che – per rimanere in chiave locale – credono sia sufficiente invocare la carenza di fondi per giustificare tagli indiscriminati (ed a volte camuffati) in materia di trasporti e di scuola, per non parlare del vergognoso stato in cui versa la rete stradale.  

Addio Province, dunque. Addio Provincia. Siamo fra quanti non si stracceranno le vesti. Anzi.

rg

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