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Albenganese | 06 febbraio 2014, 09:45

Spopolamento entroterra, Rixi: “Liguria sboom demografico quattro volte superiore alla media italiana”

Il consigliere regionale della Lega Nord lancia l’allarme sui dati diramati dal Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica sullo spopolamento delle zone sopra i 600 metri. “Necessario intervenire sulle cause per arginare lo spopolamento e l’abbandono dell’entroterra, prima causa del dissesto idrogeologico della nostra regione”

Spopolamento entroterra, Rixi: “Liguria sboom demografico quattro volte superiore alla media italiana”

"Dal 1971 a oggi il nostro entroterra ha perso il 34,3% della popolazione, uno spopolamento record, oltre quattro volte superiore a quello della media italiana dell’8,1%. Se non si interviene sulle cause e non si attuano forme di incentivazione seria per il ripopolamento, si rischia che il nostro territorio, già fragile, collassi definitivamente, come è evidente stia già accadendo". Così Edoardo Rixi, consigliere regionale della Lega Nord, lancia l’allarme sul fenomeno dell’abbandono progressivo negli ultimi quarant’anni delle zone oltre i 600 metri della Liguria, fotografato in un recente studio del Dps, il dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica. Lo studio rileva la situazione negativa della Liguria con una percentuale di abbandono decisamente preoccupante.

"Spopolamento significa abbandono del territorio con tutto quello che ne consegue – commenta Rixi – secondo quanto affermano anche i tecnici dell’Ispra, questo progressivo sboom demografico delle zone collinari sta alla base anche degli smottamenti e delle frane che si generano più a valle. In poche parole: se non si vive l’entroterra, l’entroterra muore e trascina con sé anche i centri costieri. Una maggiore cura del territorio a monte si tradurrebbe anche in una riduzione del rischio frane e alluvioni al livello del mare. Certo è impensabile che senza la presenza umana l’ambiente collinare ritrovi un proprio equilibrio: è necessario che sia proprio l’intervento antropico a ristabilire ciò che anni di consumo dissennato del suolo ha causato con le conseguenze evidenti di oggi.

Da una cura responsabile del nostro entroterra potrebbe trarne giovamento l’assetto idrogeologico di tutta la regione. Incentivare forme di impresa responsabile, deburocratizzare le pratiche di aperture di imprese ecosotenibili nei piccoli centri lontani dalla costa, sostenere la green economy accorciando gli iter normativi, spesso inutili, potrebbero costituire una valida spinta per un ritorno alle campagne oggi pressoché abbandonate. La nostra regione, per le sue stesse caratteristiche, ha un grande potenziale turistico pressoché inespresso nel proprio entroterra. Purtroppo fino a oggi la giunta Burlando, su questo fronte, è riuscita solo a produrre interventi-spot magari per attaccarsi al carro di questo o quel finanziamento europeo. Un esempio su tutti, la gestione del Parco delle Cinque Terre che abbiamo visto quale piega abbia preso negli anni. Sono urgenti interventi seri che abbiano una continuità ed effetti duraturi nel tempo se si vuole arrivare a invertire la rotta dalla progressiva migrazione dall’entroterra alla costa che ormai dura da troppo tempo e non porta più risultati positivi a chi la intraprende. La giunta “renziana” di Burlando & C. almeno si faccia spiegare dai colleghi della Toscana come hanno fatto a incrementare del 6% la popolazione nell’entroterra negli ultimi 40 anni. Sarà la “scoperta dell’acqua calda”, ma sarebbe un primo passo per ridare la giusta dignità alle nostre valli".

c.s.

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