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Politica | 03 aprile 2014, 16:16

La riforma delle Province è ufficialmente Legge dello Stato. Il terzo mandato ai sindaci dei Comuni con meno di 3.000 abitanti anche

La Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva il Disegno di Legge Delrio, già approvato 8 giorni prima dal senato della Repubblica

La riforma delle Province è ufficialmente Legge dello Stato. Il terzo mandato ai sindaci dei Comuni con meno di 3.000 abitanti anche

La Camera dei Deputati ha appena approvato in via definitiva, trasformandolo così in Legge, il cosiddetto Disegno di Legge Delrio, dal nome dall’attuale Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano. La riforma delle Province, dunque, diventa ufficialmente legge dello Stato.

Il voto è arrivato al termine di un’accesa discussione, iniziata ieri con la bocciatura delle pregiudiziali di costituzionalità e proseguita oggi, con il no a tutti gli emendamenti proposti. Montecitorio ha approvato con 260 voti favorevoli, 158 voti contrari, 7 astenuti e 204 assenti, il testo uscito dal Senato lo scorso 26 marzo.

Dunque, elezioni provinciali scongiurate, come era negli auspici dell’esecutivo, che si è trovato a imprimere un’accelerazione convinta al provvedimento proprio nelle ultimissime settimane, visto l’avvicinarsi della data del 25 maggio. A parere di alcuni, però, si sarebbe trattato solo di un pretesto per velocizzare la scomparsa delle Province per come le abbiamo conosciute e avviare, così, il processo di revisione del governo locale.

Secondo quanto previsto dal disegno di legge oggi approvato, infatti, le Province non spariranno del tutto, ma vedranno ridefiniti molti dei suoi compiti e, soprattutto, cesseranno di essere organi elettivi. A fare parte delle nuove Giunte provinciali e dei nuovi Consigli, infatti, i sindaci, gli assessori o i consiglieri eletti dei Comuni che appartengono al territorio sotto cui la giurisdizione della provincia rimane.

Altra novità contenuta nella riforma è che nessuna delle nuove cariche amministrative svolte in seno a giunta e consiglio provinciale, percepirà un’indennità: insomma, aumentano i ruoli per i politici e diminuiscono le fonti di reddito. Province a “costo zero” insomma.

Sul fronte delle competenze, l’unica, vera funzione di peso rimasta in capo alle Province sarà quella dell’edilizia scolastica, oltre ad altri servizi non certo secondari, come quello sulle pari opportunità. Il vero nodo da sciogliere resteranno, però, i dipendenti. Visto l’inserimento dell’abolizione delle Province nel recente Disegno di Legge costituzionale, infatti, è possibile che quello di oggi sia solo il primo passo verso la soppressione degli enti. E quale sarà il destino delle migliaia di occupati?

Quel che è certo, è che saranno sedici i consiglieri nei nuovi consigli provinciali oltre i 700mila abitanti, dodici tra 300mila e 700mila, dieci per quelle con densità inferiore: resteranno, tutti, in carica per un biennio.

Cambiamenti rilevanti riguardano, poi, anche i comuni, soprattutto nelle loro diramazioni territoriali, come le Unioni dei Comuni o, nei casi di maggiore estensione delle Città metropolitane. Anche in questi casi, saranno i sindaci a costituire i rappresentanti negli organi direttivi, sia come sindaci metropolitani che nelle funzioni di presidenti delle unioni dei Comuni.

Modifiche rilevanti riguardano anche la composizione dei Consigli comunali, 5mila dei quali saranno rinnovati il prossimo 25 maggio. Ebbene, per quelli di dimensioni più ridotte, viene stabilito che gli eletti saranno dodici consiglieri e il massimo degli assessori sarà di quattro, mentre, al di sotto dei 3mila, entreranno in carica due assessori e dieci consiglieri, oltre al primo cittadino.

Ai comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti non si applicano le disposizioni di cui ai commi 2 e 3 dell’articolo 51 del testo unico. Prevedevano, l’uno che chi ha ricoperto per due mandati consecutivi la carica di sindaco e di presidente della provincia non fosse, allo scadere del secondo mandato, immediatamente rieleggibile alle medesime cariche, l’altro che un terzo mandato consecutivo fosse consentito solo se uno dei due precedenti aveva avuto durata inferiore a due anni, sei mesi e un giorno, per causa diversa dalle dimissioni volontarie.

Grazie a Delrio, ai sindaci dei medesimi comuni, da oggi, è consentito un numero di tre mandati a prescindere.

S.O.

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