Entro la metà del mese di settembre sarà convocata dal Ministero una commissione tecnica per definire l’accordo sulla concessione dell’AIA alla centrale Tirreno Power e al quale prenderanno parte il Governo e le istituzioni locali. A darne comunicazione il Ministero alle categorie sindacali, alla luce dell’impegno intrapreso dai ministri dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico lo scorso primo luglio in occasione del vertice romano. Definire e ottenere una nuova AIA è l’obiettivo principale auspicato dall’azienda, dai sindacati e dai lavoratori per riprendere l’attività. Dopo mesi di trattative sindacali, presidi e assemblee è infatti ancora oscuro il destino di Tirreno Power, e tutto dipenderà dalla concessione o meno della nuova Autorizzazione Integrata Ambientale. Dal sequestro della centrale l’11 marzo scorso, l’iter giudiziario prosegue sulla linea del disastro ambientale - sanitario e parallelamente continua il percorso sindacale per la tutela dei lavoratori.
“Il futuro della centrale e la ripresa dell’attività, dipenderà tutto dall’AIA – afferma Innocente Civelli, rsu Tirreno Power – se l’autorizzazione integrata sarà troppo restrittiva nella delimitazione dei limiti di emissione non sarà possibile ripartire, questo è un rischio”.
I primi a fremere sono i lavoratori, da aprile in cassa integrazione. Si è conclusa intanto la raccolta di adesioni alla mobilità volontaria che, su un totale di 111 unità dagli stabilimenti di Vado Ligure, Civitavecchia e Napoli, ha visto la più grande partecipazione da parte dei lavoratori dello stabilimento savonese, che hanno superato la cinquantina. L’accordo sulla mobilità volontaria sarà definito a livello nazionale ad inizio settembre, invece è ancora interrogativo sul rinnovo o meno della cassa integrazione ordinaria dei 155 lavoratori diretti in scadenza il 28 settembre. “Il rinnovo della cassa integrazione è strettamente collegato al rilascio dell’AIA - afferma Innocente Civelli – e dal dissequestro dei gruppi a carbone”.
I nodi da sciogliere non sono solo sul campo giudiziario e ministeriale, ma anche su quello finanziario. Sulla società Tirreno Power, controllata al 50% da Gdf Suez e al 39% da Sorgenia, partecipata al 53% dalla Cir di De Benedetti e al 47% da Verbund, gravano 860 milioni di euro di debiti. Come quanto trapelato nel mese di agosto, a fare la loro inevitabile comparsa nelle trattative per la ristrutturazione dell’indebitamento societario saranno le banche in qualità di azioniste.