Albenga-Delhi, il 9 settembre il processo di Tomaso ed Elisabetta

“Arrivata nella mia casa di Delhi” così Marina la mamma di Tomaso informa attraverso un post di Facebook tutti gli amici che ormai da anni seguono la vicenda di suo figlio Tomaso Bruno e di Elisabetta Boncompagni.

Una seconda casa per lei che, ormai, si reca in India da anni per stare vicina a suo figlio detenuto in carcere a Varanasi in attesa del processo che lo vede accusato, insieme ad Elisabetta, della morte dell’amico Francesco.

Questa volta ad accompagnarla anche il marito Euro, il padre di Elisabetta e la troup che sta girando il film “Più libero di Prima” che racconterà proprio la storia dei due ragazzi (visita il sito www.piuliberodiprima .it).

Tutti in attesa, dunque, di una data importante, quella del 9 settembre quando finalmente dovrebbe essere trattata la causa dei due ragazzi.

Il condizionale è d’obbligo in una vicenda che, a furia di rinvii dura da più di un anno.

Afferma Marina “Dal 3 settembre dell’anno scorso stanno rinviando la discussione della causa di Tomaso, calendarizzata ogni volta senza poi poter iniziare. Siamo fiduciosi che il 9 settembre si potrà ottenere qualcosa e la speranza è quella di poter portare a casa Tomaso!”.

Nel frattempo i due ragazzi restano reclusi nel carcere di Varanasi, una struttura particolarmente dura rispetto ad altre prigioni indiane: vivono in ‘barak’ che ospitano sino a 140 detenuti e che in estate sfiorano i 50 gradi. Hanno la corrente elettrica c solo qualche ora al giorno, bevono acqua non potabile che devono procacciarsi da un pozzo comunale in mezzo al carcere e dormono a terra su strati di stuoie e coperte. Non è permesso loro alcun accesso a internet né l’uso del telefono: nessun contatto con il mondo esterno, insomma, se non la scrittura di lettere. E non sono stati concessi né rimpatri né libertà su cauzione.

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