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Politica | 14 ottobre 2014, 16:00

Falce e Martello: dibattito tra Cepollina e Jan Casella

Cepollina: "Falce e martello e bandiera rossa, a livello mondiale, sono state il simbolo di una ideologia che ha sempre portato morte e dittatura"

Falce e Martello: dibattito tra Cepollina e Jan Casella

Bandiera rossa, falce e martello. Simboli immediatamente riconducibili all'ideologia comunista, che fanno discutere ancora, nel 2014, la provincia di Savona. Un argomento da Guerra Fredda, o da post-caduta del Muro di Berlino, tornato di attualità negli ultimi giorni, dopo che Giovanni Battista Cepollina, Consigliere Comunale di Forza Italia a Loano, ha sollevato una polemica nei riguardi della presenza di una bandiera rossa, nel corso dell'inaugurazione di un monumento alla Resistenza nella città rivierasca. Se ne è parlato nello studio di Sotto Pressione: ospiti di Cristiano Bosco, lo stesso Cepollina, che è anche coordinatore cittadino di FI a Loano, e Jan Casella, portavoce di Sinistra Alassina e membro dei consigli provinciali di ANPI e ARCI.

“Ho ritenuto che quel simbolo fosse fuori luogo, in una iniziativa che doveva essere super partes”, ha spiegato Cepollina, “e che soprattutto ricordasse un passato tragico, al pari di altri simboli che sono vietati. Ho scritto su Facebook il mio giudizio: se si devono vietare i simboli del fascismo, bisogna vietare anche quelli di un'altra grande tragedia come il comunismo”.

Un'affermazione che non ha trovato concorde l'alassino Jan Casella: “Fortunatamente, la Costituzione spiega bene la differenza che c'è su questo punto”, ha obiettato “Ognuno può avere le sue opinioni politiche, ma trovo sia molto grave paragonare la bandiera di una delle principali forze che hanno dato il contributo decisivo alla sconfitta del fascismo, a quella di coloro che, in Italia, hanno instautrato un regime repressivo per vent'anni. Era un'iniziativa super partes, e fare affermazioni di questo tipo punta a dividere: vorrei che in ogni ricorrenza ci fossero bandiere di tutte le formazioni politiche che si riconoscono nell'antifascismo. Non si può negare l'importanza che ebbe il Partito Comunista durante il fascismo, era l'unica forza organizzata”.

Due opinioni, quelle di Casella e Cepollina, molto distanti. “L'impressione che ho avuto in tante iniziative, come il 25 aprile o come queste, è che la sinistra volesse farne un'iniziativa di parte”, ha ribattuto il Consigliere Comunale loanese, che ha avuto da ridire anche sul piano storico: “Falce e martello e bandiera rossa, a livello mondiale, sono state il simbolo di una ideologia che, dove è stata il potere, ci è arrivata con la rivoluzione, e ha sempre portato morte e dittatura. Non qui in Italia, certo. Tuttavia non per merito del Pci, bensì per gli accordi di Jalta: l'Italia, per fortuna, fu liberata principalmente dai militari alleati. Il contributo della Resistenza ci fu, ma bisogna ricordare anche chi ha liberato l'Italia dal giogo nazifascista furono soprattutto gli alleati, i soldati americani, inglesi, canadesi”.

“C'è stato un contributo decisivo delle forze alleati, ma non possiamo dire che non sono stati i Partigiani a liberare l'Italia”, ha risposto dal canto suo l'ex Consigliere Comunale di Sinistra Alassina. “Questo è di grande importanza per la dignità di un paese, che non ha aspettato di essere liberato, ma si è sollevato, grazie a giovani che hanno dato gli anni migliori della propria vita per permettere a noi di godere della libertà, e anche al consigliere Cepollina di esporre le considerazioni. Non si può paragonare, perché sarebbe revisionismo, la falce e martello e la bandiera rossa alla bandiera dell'oppressione fascista. Mentre, per quanto concerne il 25 aprile, quella del consigliere di Loano è una sensazione errata: è patrimonio di tutti, se partecipano tutti, nessuno può essere accusato di volerne fare una manifestazione di parte”.

Sollecitato da una domanda del conduttore, Cepollina ha ribadito di essere favorevole alla messa al bando degli storici simboli del comunismo: “È già successo in Europa, dove la falce e il martello hanno portato gravi dittature, come ad esempio in Polonia: non vedo dove starebbe il problema. Tra gli stessi partigiani, tantissimi combattevano per difendere la libertà in Italia, ma una parte di loro voleva trasformare la dittatura nazifascista in sovietica. Con Jalta, siamo rimasti dalla parte giusta e oggi possiamo festeggiare la giornata della Liberazione. Lo stesso non possono fare altri, che sono stati meno fortunati di noi, e che hanno dovuto aspettare la caduta del Muro di Berlino”.

Ma le stesse forze che derivano, storicamente, dall'ideologia comunista, oggi non usano la falce e il martello nei propri marchi: non è che quel simbolo imbarazza un po', anche a sinistra? Non la pensa così Casella: “Le scelte che fanno i partiti o le liste sono legittime, ma non è quello il problema. In Italia, quel simbolo ha ancora un valore. Alle volte si è deciso di non usarlo per unire finalmente la sinistra, coinvolgendo anche chi non si riconosce in un'idea comunista, anche se ricordiamo che, prima di Craxi, quello era anche il simbolo dei socialisti. Non c'è nulla di vergognarsi, certo ci sono stati errori, ma ogni forza politica ne ha commessi. Quella della falce e del martello, è una storia nobile, fatta di resistenza, di difesa della democrazia, di guerra alla mafia e di resistenza al terrorismo, e di personalità come Pio La Torre e Guido Rossa. E l'Italia prese le distanze da quanto avveniva in Unione Sovietica, come testimonia l'esperienza di Berlinguer, che quasi pagò con la propria vita”.

r.g.

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