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| 04 marzo 2015, 17:00

A scuola in sedia a rotelle: la gioventù che vuole crescere, oltre le barriere

A scuola in sedia a rotelle: la gioventù che vuole crescere, oltre le barriere

Hanno cercato di somministrare l'educazione civica in ogni ordine e grado della scuola, da Moro in poi. Una materia atipica rispetto alle altre, eppure così densa di significati e basilare. Bistrattata - bisogna dirlo - e insegnata spesso en passant, quasi fosse un grumo nell'impiastro didattico. Ancora meglio se quei principi sulla cittadinanza e sulla convivenza democratica si spostassero al di fuori delle aule, dove i ragazzi potrebbero apprendere con l'esempio quanto è codificato nei testi.

Sarebbe facile commentare il caso della 12enne picchiata nei giardinetti di Sestri, pestaggio filmato e rimbalzato dappertutto, con il branco che ride assistendo all'agguato ordito da una bulla 17enne. Per 750 euro lordi Crepet ci farebbe un'aspra rampogna a "Porta a porta". E' ovvio che l'episodio sia l'emblema di una gioventù violenta e maleducata. Agghiacciante. Ma c'è un'altra stirpe di giovani, fatta di buon senso e gentilezza, d'innato senso morale e spirito solidale. Questa gioventù sana e nobile non è l'eccezione: è una normalità silenziosa, cui spesso gli adulti dovrebbero guardare con vergogna per la propria "adulta" insensibilità.

Scuola di Borgio Verezzi, classe III. Una studentessa, sottoposta ad un intervento alla caviglia, torna a lezione dopo l'operazione. Non può muoversi, se non con la sedia a rotelle. Ma non vuole perdere giorni scolastici e gli stessi genitori, ritenendo che il diritto allo studio non sia soltanto una bella idea stampata sulla carta, volentieri l'accompagnano all'istituto. Che però non ha classi a piano terra.

Ogni giorno, da inizio gennaio, i genitori sollevano di peso la ragazzina 13enne per spostarla sulle scale e raggiungere così il secondo piano. Al rintocco della campanella, all'entrata e all'uscita, ad aiutarli ci sono gli operatori scolastici e i compagni di classe della stessa studentessa, che portano lo zaino e la carrozzella. Sulle braccia dei genitori e con il supporto dei coetanei, la ragazza supera la sequela di scalini per arrivare là dove può praticare il diritto-dovere della sua età: imparare, socializzare, crescere.  

Poi la dirigente scolastica viene incontro alle richieste dei genitori, e sposta la classe al primo piano, risparmiando due rampe di scale ai portantini quotidiani e all'infortunata adolescente. Ne rimane una, però, di rampa. Una serie di gradini che rappresenta l'ascesa faticosa alla sostanza dell'articolo 34 della Costituzione, perché non rimanga lettera morta, perché si concretizzi in quello che dice con parole precise: "La scuola è aperta a tutti".

Nonostante i buoni propositi del legislatore, le barriere architettoniche continuano a frapporsi tra le persone con mobilità ridotta e i diritti. Sarà l'ottusa lentezza della procedure o la distrazione degli amministratori, ma un dato è certo: per mettere una pedana o un montascale in un'edificio pubblico ci vogliono mille capriole burocratiche. Non sempre è necessario demolire, ricostruire o dislocare. Basterebbe installare i dovuti supporti. Ma intanto chi ha limitazioni o menomazioni, che capriole non può farne, insieme ai suoi assistenti deve patire gli ostacoli o rinunciare del tutto a ciò che merita.

La giovane studentessa di Borgio Verezzi, superato il periodo della sedia a rotelle, potrà almeno camminare con le stampelle prima di recuperare la deambulazione. Ha potuto frequentare la scuola grazie all'impegno dei genitori, all'operatività del personale scolastico e all'aiuto dei compagni, che semplicemente hanno applicato quell'educazione civica che nel perimetro della scuola si vuole insegnare ma poi, subito fuori, trova pochissimi modelli di riferimento. Men che meno in alcune amministrazioni, dove la cultura civica è talmente formale da dimenticare i principi che la sostanziano: quelli dell'umanità. 

Innumerevoli sono i casi di studenti con problemi motori, temporanei o permanenti, alle prese con le barriere. Qualcuno forse dovrebbe uscire dalla "stanza dei bottoni" e tornare dietro al banco per ripassare. Bisognerebbe ripartire dai fondamenti dell'educazione, dall'insegnamento dei padri costituenti. Come si suol dire: bisognerebbe ritornare a scuola. Ammesso che ci si arrivi. 

Felix Lammardo

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