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Savona | 26 marzo 2015, 18:30

Pesca, turismo, formazione e difesa del suolo tornano dalla Provincia alla Regione

Riassorbimento anche del personale, circa 300 unità per una cifra stanziata annualmente pari a 11 milioni 300mila euro

Pesca, turismo, formazione e difesa del suolo tornano dalla Provincia alla Regione

Con 22 voti a favore (maggioranza e Popolari per la Liguria), 3 contrari (Morgillo e Pellerano di Liguria Cambia; Francesco Bruzzone di Lega Nord Liguria-Salvini) e 4 astenuti (Della Bianca del Gruppo misto; Bagnasco e Melgrati di FI e Aldo Siri di Liste civiche Biasotti per il presidente)  è stato approvato il provvedimento regionale, che dà attuazione alla Legge del ministro Delrio, e che prevede il riassorbimento delle funzioni delegate dalla Regione alle Province in alcune materie: caccia , pesca, turismo, formazione e difesa del suolo. La legge prevede anche il riassorbimento del personale che attualmente sta svolgendo le funzioni delegate nella Città metropolitana e nelle 3 Province.

La Regione stanzia annualmente 11 milioni e 300 mila euro (che derivano da risorse regionali, dallo svolgimento delle funzioni delegate e dal Fondo Sociale Europeo) per coprire le spese legate al passaggio delle funzioni e del personale, che dovrebbe riguardare oltre 300 unità.

Il trasferimento avverrà a dal primo luglio prossimo.

In attesa di un completo riordino della normativa regionale, la legge prevede  un primo adeguamento della normativa sulle singole materie delegate per permettere il funzionamento del sistema a partire dal primo luglio.

Antonino Oliveri (Pd) ha sottolineato che il provvedimento in approvazione rappresenta il «massimo punto di equilibrio tra la prioritaria esigenza di salvaguardare i posti di lavoro, di garantire la continuità dei servizi e di dare un assetto sostenibile alle funzioni oggetto di riordino».

 

Mentre Marco Melgrati (Forza Italia) si è detto contrario all’impostazione scelta dalla Regione con questa legge. In generale, a partire dalla normativa statale, Melgrati ha sottolineato che «la riforma è monca». «Se davvero si volevano chiudere le Province, bisognava avere più coraggio e farle diventare semplicemente degli enti periferici delle Regioni». Ha puntualizzato: «Credo che l’impostazione data dal governo prima e dalla Regione poi, sia completamente  sbagliata» e ha evidenziato che, a seguito della riforma nazionale, a sopportare i disagi più grossi sono i dipendenti delle Province, assunti da un ente statale, che ora si trova in questa situazione. «Sono i dipendenti di un Ente che non viene del  tutto soppresso, ma che deve ridurre il personale» ha concluso Melgrati, sottolineando che «soltanto per rispetto ai dipendenti delle Province, noi daremo un voto di astensione».

 

 

Roberto Bagnasco (Forza Italia): «Questa riforma rappresenta un salto nel vuoto e questa volta non per responsabilità diretta della Regione» ha detto, puntualizzando che si è sempre detto contrario, tra l’altro, all’istituzione della Città metropolitana, definendola un carrozzone che si va ad affiancare alle Province, teoricamente abolite, ma di fatto trasformate in enti di secondo grado,  che non hanno neppure più il vantaggio di essere elette democraticamente dai cittadini.  «Questo allontana ancora di più i cittadini dalle istituzioni – ha affermato - Comunque, o  si abolisce la città metropolitana o la Regione, visto che la prima da sola ricopre più della metà della regione stessa».    Bagnasco ha poi ricordato le difficoltà ed i disagi che devono sopportare i dipendenti della Province che vivono  in un clima di incertezza, nonostante le rassicurazioni formali. Il consigliere ha, infine,  posto l’accento sulla vicenda Iat, che preoccupa molto in una Regione a vocazione turistica. Ha concluso ribadendo che si sta facendo un salto nel vuoto, «senza paracadute». Bagnasco ha definito questa legge frutto di «corrente demagogica e lontana dai problemi della gente». 

 

RG

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