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Eventi | 28 marzo 2015, 11:20

Confessioni Luca Forno incontra Sant’Agostino

Mostra visitabile fino al 18 aprile 2015 orario: orario apertura Museo

Confessioni Luca Forno incontra Sant’Agostino

E' stata inaugurata il 21 marzo presso il Museo di Sant’Agostino di Genova  la mostra curata da Adelmo Taddei e Marco Riolfovisitabile fino al 18 aprile 2015 orario: orario apertura Museo.

La mostra presenta 30 fotografie in bianconero di grande formato di alcune delle più significative sculture presenti in Sant’Agostino proponendo una visione caratterizzata da un taglio fotografico più interpretativo rispetto a quello, di tipo prettamente scientifico, proprio della documentazione d’archivio o del catalogo museale: fotografie realizzate per restituire un punto di vista differente delle opere o meglio,come affermava Diane Arbus “per vedere che effetto ha una cosa una volta fotografata”.

Le immagini sono accompagnate da nuove didascalie redatte appositamente per l’esposizione da Adelmo Taddei, Conservatore del Museo di Sant’Agostino e da testi critici di Leo Lecci docente di Storia dell’Arte Contemporanea dell’Università di Genova, Marco Riolfo docente di Letteratura Comparata presso UniTre di Genova e Glauco Tiengo docente di Filosofia dell’Università di Torino.

 

 

 

 

 

Estratti contributi critici

 

Dalla prefazione “Certo che si tratta di “Confessioni”!” di Adelmo Taddei , Conservatore del Museo di Sant’Agostino

“ (…) E’ comunque certo che l’occhio allenato di un fotografo di qualità serve – eccome! – a concentrare la propria attenzione, anche di uno come me che, volente o nolente, passa gran parte del suo tempo in mezzo a queste opere, su particolari che aprono la riflessione sulle opere oggetto delle fotografie: qualità, autore, epoca, talché il visitatore potrà notare discrepanze anche sensibili fra le vecchie didascalie (che attendono di essere ristampate da un mucchio di tempo: i testi rinnovati sono già pronti…) e i testi che illustrano brevemente questo catalogo. Che, a questo punto, si configura come il primo catalogo rinnovato del Museo: ‘casuale’, perché dettato dall’intimo filo logico di Luca Forno, ma finalmente aggiornato.

 

Da “Confessioni di un fotografo” di Marco Riolfo , docente di Letteratura Comparata presso UniTre di Genova

“(... ) Ecco allora che vetuste e venerabili opere, mirabili manufatti della più classica e solida manifestazione artistica italica, preziose ma immobili vestigia che tanto testimoniano del nostro passato, all'improvviso, quasi laica epifania di un ultramondo terreno, scendono dai loro piedistalli per ritornare - e noi con loro - in un presente emotivo fatto di luce e ombra, curvilinea traiettoria di certezze non più così granitiche, evanescente racconto di storie che, forse? ancora?, hanno un futuro... Hic et nunc il Fotografo si fa Lettore, appunto, esegeta delicato: l'emotiva sovrapposizione mimetica che lo strumento fotografico gli concede e poi utilizzato da par suo, porta Forno alla ricerca del dettaglio quale indizio rivelatore, dell'inusuale angolo di visione quale prospettiva più vera al senso della testimonianza artistica, all'intimità della 'confessione' che solo un dialogo muto, come quello fotografico, può esaltare con la sua forza evocativa... “

 

Da “Le sculture del museo di Sant’Agostino alla luce delle fotografie di Luca Forno” di Leo Lecci, docente di Storia dell’Arte Contemporanea dell’Università di Genova

“(…)La fotografia, insomma, non può intaccare l’essenza della scultura, è però in grado di modificare il modo in cui essa appare: il fotografo costringe lo spettatore a vedere attraverso i suoi occhi. Lo stesso fotografo, inoltre, trascende il significato storico artistico dell’opera, la scultura quale simbolo e segno del potere, religioso o temporale, e, restituendone l’aspetto plastico di forma che si sviluppa nello spazio, ci mostra di essa nuovi possibili significati. (…) Non sembrerà allora inopportuno ricordare, a conclusione di queste brevi note, che - come riporta Erika Billeter, nel suo fondamentale catalogo Skulptur im Licht der Fotografie (Scultura alla luce della fotografia, 1998) - la grande fotografa Gisèle Freund al momento di scegliere le foto realizzate per il libro Il museo immaginario della scultura mondiale (1952-1954) di André Malraux dovette ammettere che ogni scultura è in fondo composta da più sculture differenti. Alla luce della fotografia, appunto.”

 

Da “Le confessioni sulla variabile umana” di Glauco Tiengo, docente di Filosofia dell’Università di Torino

Luci e ombre costruiscono uno spazio della contrarietà con una capacità di accoglienza che definisce un senso dell’essere-altro tutto particolare; quello dell’estraneo che insinuandosi in un tempo non suo è destinato a sorprenderci, a stupire. Pieghe, spazi interdetti, fisionomie di assenza e confessioni invisibili: questo ci appare il percorso sottile offerto da Luca Forno, nelle cui opere (nei volti s-velati, nelle aristocratiche posture, nell’intercalare silente) dà voce a quei santi che solo ad alcuni appaiono per il tempo di una rivelazione; santi che ascoltano le richieste di tutti ma che

                 (…) Come sappiamo, le opere di Luca Forno sorprendono poiché sono eternamente evocative, descrivono voci che si affacciano all’identità della nostra coscienza, raccontano la fisionomia di uno sguardo che dona la forma, l’idea che si fa carne e colore nell’istantanea del mondo (re-inventato ad ogni scatto) pur restando, rigorosamente, luce ed ombra, bianco e nero: qui, addirittura all’opposto che altrove (in altre mostre, in altri itinerari) la luce sa inseguire l’ombra e quest’ultima finisce per chiedere indulgenza alla prima.”

 

rg

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