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| 25 maggio 2015, 17:00

Scomparse che sconcertano

Scomparse che sconcertano

"Chi l'ha visto" continua ad essere, drammaticamente, una trasmissione di successo. Un format utile, crudo, diretto e spesso efficace per aggiungere informazioni spontanee alle azioni investigative. Il fatto è che in Italia c'è un esercito di persone scomparse. Ogni anno anche in provincia di Savona si attuano grandi mobilitazioni di vigili del fuoco, squadre cinofile, soccorso alpino, sanitari e forze dell'ordine per rintracciare uomini o donne, giovani o anziani, che sembrano inghiottiti dal nulla.

Gli ultimi due casi in ordine di tempo sono quelli di Maria Patrone (75 anni), scomparsa a Sassello, e di Anna Maria Ghivarello (84 anni), di cui si sono perse le tracce nell'entroterra albenganese. Si potrebbero citare anche Marisa Comesatti e Frigentina Del Rosario, delle quali non si sa ancora niente.  

Il commissariato del Governo per le persone scomparse è un'istituzione recente: è nata otto anni fa e dipende dal Ministero degli Interni. Ma abbiamo dati anche precedenti che ci mostrano cifre impressionanti. Dal 1974 ad oggi le persone sparite in Italia, ancora da rintracciare, sono circa 30 mila. Per un terzo si tratta di minori. Tantissimi i senza famiglia, moltissimi gli allontanamenti dalle comunità di affido e dagli istituti; senza parenti che premono per ritrovarsi, il lassismo nelle ricerche diventa - terribilmente - una parabola verso il nulla di fatto.

Fra gli scomparsi c'è chi si è eclissato per una delusione sentimentale, per problematicità familiari, per fattori psicologici, oppure c'è chi pensa di sfuggire alle criticità economiche o al soffocamento dei debiti. Per contro, troppo spesso quelli che vengono bollati come "allontanamenti volontari" sono invece sparizioni inconsapevoli, causate da cause accidentali o di forza maggiore. 

Di fronte ai casi di scomparse inspiegabili, si sgretola la mitologia del web e dei social come strumento di interconnessione totale. Neppure la potenza della rete, con il suo sistema pervasivo e la possibilità di agevolare le segnalazioni, riesce a dare contributi determinanti alle ricerche: fa qualcosa d'importante, ovviamente, ma nella maggior parte dei casi non risolve i misteri. Lo stesso si può dire per il mezzo televisivo, che però per la sua platea riesce a recepire e smistare indicazioni più valide e utili.

Quando si affloscia la procedura del rintracciamento, o la spinta mediatica che la alimenta, a rimanere soli sono i familiari degli scomparsi. Non basta il "percorso d'accompagnamento" di un terapeuta: ci vorrebbe un fondo di garanzia che consenta loro di proseguire le ricerche anche autonomamente, con i mezzi che le circostanze rendono possibili. 

Felix Lammardo

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