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Val Bormida | 12 febbraio 2016, 09:15

Cava sul Beigua, il Comitato "Salviamo il Monte Tarinè": "Gravissime conseguenze per costa, entroterra e basso Piemonte se venisse accolto ricorso del CET"

Ieri sera incontro a Sassello: grande assente la Regione, che ha respinto la domanda di autorizzazione all’esecuzione di nuove ricerche

Cava sul Beigua, il Comitato "Salviamo il Monte Tarinè": "Gravissime conseguenze per costa, entroterra e basso Piemonte se venisse accolto ricorso del CET"

“Se il Tar accogliesse il ricorso del CET per l’estrazione del titanio nel Beigua le conseguenze sarebbero gravissime non solo per il nostro territorio, ma per tutta la costa e il basso Piemonte”. Ieri sera presso il teatro Parrocchiale di Sassello si è svolto l’incontro pubblico “Parla il Tarinè”, promosso dal comitato spontaneo “Salviamo il Monte Tarinè”.

Scopo della serata era fare il punto della situazione, dopo che la Compagnia Europea del Titanio, con sede nel cuneese, aveva presentato ricorso al Tar. La Regione ha infatti respinto la domanda di autorizzazione all’esecuzione di nuove ricerche. La CET ha impugnato il provvedimento, sostenendo che la richiesta non entrava in contrasto né con la normativa del Parco, né con la Costituzione.

 Il Comune di Urbe, di Sassello e il Parco del Beigua, tramite l’avvocato Daniele Granara di Genova, hanno già depositato un contro ricorso per difendere il provvedimento della Regione, che per ora non ha invece ancora fatto nulla e ieri sera non era presente.

In sala c’era invece il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Andrea Melis, che a novembre aveva presentato un’interrogazione sul tema:” L’articolo 10 delle norme regionali di piano, in questo senso, è chiarissimo: “È vietato asportate rocce, minerali e fossili, fatti salvi i prelievi per ricerche scientifiche o per gli accertamenti geognostici necessari ad eseguire interventi ammissibili, peraltro, soggetti ad autorizzazione da parte dell’Ente”.

"Non solo, ha proseguito l’esponente pentastellato. Come sottolineato anche dal Comitato Spontaneo Amici del Tarinè, l’apertura di una cava delle dimensioni previste necessiterebbe di opere accessorie, un flusso ingente di traffico pesante, e relativo inquinamento, con pesanti ricadute su tutto il parco. Senza contare anche la forte presenza di amianto nelle rocce interessate dagli scavi".

A preoccupare molto il comitato sono i danni che potrebbero derivare all’ambiente e le conseguenze sulla salute se accettato il ricorso al Tar:”Verrebbe aperta una cava a cielo aperto, a gradoni, non una miniera sotterranea: la pietra del Monte Tarinè è durissima. Secondo uno studio fatto circa trenta anni fa dall’università di Genova all’interno delle rocce è presente la crocilite, il cosiddetto amianto blu, causa di malattie respiratorie e l’asbestosi, dal quale derivano il carcinoma del polmone e il mesotelioma pleurico”.

“Il rischio di inquinamento non solo dell’aria, per le polveri che si disperderebbero, ma anche dell’acqua, delle falde acquifere che scendono al mare e vanno in Piemonte è elevatissime. Le conseguenze dell’apertura della cava sarebbero gravi non solo per il nostro territorio, ma per tutta la costa e il basso Piemonte”, ha concluso il Comitato.

Cinzia Gatti

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