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Solidarietà | 01 agosto 2016, 15:33

"Ridotti gli anni di vita in buona salute: necessario un osservatorio epidemiologico ligure"

La richiesta è stata avanzata dal Comitato Promotore dell’Osservatorio Civico Ligure

"Ridotti gli anni di vita in buona salute: necessario un osservatorio epidemiologico ligure"

 

“Per la prima volta, dopo molti anni, alcuni indicatori di salute della popolazione sono peggiorati: gli anni di vita in buona salute si sono ridotti e si è fermato l’incremento della speranza di vita attesa.” A lanciare l’allarme è il Comitato Promotore dell’Osservatorio Civico Ligure, che si propone di dar vita a un’associazione avente come scopo la promozione della partecipazione attiva, critica e informata dei cittadini liguri alla vita sociale, politica e culturale della regione, attraverso l’esercizio sostanziale dei loro diritti, doveri e responsabilità civili e politici.

“Un segnale di allarme”, proseguono, “di fronte a cui  la Regione dovrebbe realizzare un osservatorio epidemiologico ligure”. Questo strumento di valutazione dello stato di salute, rapportato a sue cause più ampie, dall’ambiente alla condizione socioeconomica, permetterebbe una migliore valutazione degli investimenti. Per esempio: è meglio implementare le strutture sanitarie o intervenire con sistemi di prevenzione del danno sia sull’ambiente che sugli stili di vita? La prima sfida è quindi una revisione di priorità: ciò richiede che venga superata la logica settoriale, per la quale i singoli assessorati operano isolatamente l’uno dall’altro. Un altro esempio: in relazione all’anzianità della popolazione ligure, la massima attenzione dovrebbe rivolgersi alle patologie croniche con decorso lungo e non sempre invalidanti fin dall’inizio. Il luogo in cui affrontare queste ultime non può essere l’ospedale, ma  lo stesso ambiente di vita normale, il cosiddetto “territorio”. Come strutturare meglio la medicina del “territorio”? Come coinvolgere i medici di medicina generale? Come migliorare l’integrazione tra sanitario e sociale?”

“Il “Libro Bianco” della Regione  non opera la svolta richiesta dal cambio di scenario: una programmazione sanitaria che parta non dal lato dell’offerta, ma da quello della domanda, dai bisogni di salute dei cittadini. L’attenzione è concentrata sul sistema ospedaliero e sulla scelta  di costituire Alisa, una sorta di “SuperAsl”, che assorbirà alcune delle competenze ora ascritte alle singole Asl, senza che si capisca quali funzioni rimarrebbero loro in capo, con il rischio che aumentino i costi e i conflitti. In realtà il perseguimento di un alto livello di salute non si identifica esclusivamente con gli obiettivi della gestione dell’assistenza sanitaria ma coinvolge aspetti economico-sociali, ambientali e culturali. La gestione dell’assistenza sanitaria contribuisce alla sua realizzazione in ragione del 15/20%: pertanto la salvaguardia della salute si affronta innanzitutto con le politiche a cui abbiamo accennato. Politiche i cui obbiettivi si possono raggiungere solo con un’incisiva partecipazione democratica, degli utenti, degli operatori della sanità, dei Comuni. Ma anche di strumenti di partecipazione, finora, poco si è parlato”, concludono Giunio Luzzato e Giorgio Pagano.

 

c.s.

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