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Attualità | 02 dicembre 2016, 08:13

Monesi tra le località più colpite dall'alluvione

E’ un luogo spettrale, praticamente ‘lunare’ quello che si presenta ai nostri occhi ad una settimana dalle frane che hanno sconvolto completamente il paesaggio di Monesi di Mendatica, piccola frazione tanto amata dagli appassionati della montagna, dove ci sono moltissime caratteristiche abitazioni di residenti imperiesi ed ingauni.

Monesi tra le località più colpite dall'alluvione

E’ un luogo spettrale, praticamente ‘lunare’ quello che si presenta ai nostri occhi ad una settimana dalle frane che hanno sconvolto completamente il paesaggio di Monesi di Mendatica, piccola frazione tanto amata dagli appassionati della montagna, dove ci sono moltissime caratteristiche abitazioni di residenti imperiesi ed ingauni.

Monesi è una delle località più colpite, insieme a Rezzo e Lavina, dal maltempo della scorsa settimana. Oggi i Vigili del Fuoco hanno accompagnato i proprietari delle case, all’interno delle abitazioni per raccogliere quanto potevano. “I ricordi di una vita – ci dice una donna con le lacrime agli occhi -. Quello che sembra in piedi, quando entro non lo è. Sembra di essere stati colti da un terremoto e non da un’alluvione. Speriamo non sia la ‘mazzata finale’ per Monesi”.

Un altro proprietario ci parla senza nascondere le lacrime: “Abbandoniamo Monesi dopo 50 anni. La mia casa ha più crepe che porte. Qui abbiamo sciato e camminato per tanti anni ed oggi siamo entrati in casa ma non siamo riusciti a fare quello che volevamo”. Gli fa eco la moglie: “Monesi è un pezzo del mio cuore e che sto lasciando. Non so se riuscirò a rivederle come quella di una volta, dove ho conosciuto mio marito. In questo momento non vedo una Monesi del futuro ma al momento non vedo nulla”.

Durante la mattinata dedicata al recupero di quanto è nelle case di Monesi, abbiamo incontrato anche il geologo Roberto Macciò che ha fatto una ‘fotografia’ della situazione, cercando di capire le motivazioni delle frane e quanto potrà accadere in futuro: “Sembra più un terremoto – ha detto – per un evento che deriva da una vecchia paleofrana già conosciuta. Con gli 800 millimetri di pioggia caduti, il terreno si è saturato ed è arrivato un grosso scivolamento dal Saccarello che è finito nel rio ed ha scavato il piede di un versante. Ed ora stiamo monitorando l’evoluzione eventuale, ma posso affermare che da domenica ad oggi viviamo un momento di stasi. Non sappiamo cosa potrà accadere in caso di nuove precipitazioni ma, sicuramente, ci potrà essere un’evoluzione. Ci sono molti fabbricati in pericolo ed abbiamo trovato delle fessure anche a monte, che evidenziano dove si sta muovendo il versante” Il geologo non ha confermato le voci che parlano di una grossa voragine che sarebbe presente sotto il ‘Redentore”.

Il geologo Lionello Belmonte ha invece commentato le diversità tra la situazione della scorsa settimana, direttamente a ridosso delle piogge ed oggi: “Adesso non ci sono le sorgenti ed i rivoli d’acqua ma, per quanto riguarda le crepe viste sabato scorso, non mi sembra ci sia stata un’evoluzione importante. Quindi penso che si vada verso una momentanea stabilità. Tutto il paese è compromesso anche se ci sono situazioni diverse tra loro, a livello di gravità. Bisogna continuare a monitorare la frana e poi sondare il terreno per cominciare a parlare di una possibile progettazione di opere, che possano mitigare il rischio idrogeologico di questa zona”.

Il geologo ha anche fatto anche una analisi della situazione relativa alla frana di Lavina di Rezzo“Siamo stati sul corpo della frana, molto alto sopra il paese e nata in un bosco e senza un motivo scatenante vero, tranne i 650/800 millimetri di pioggia caduti. La frana è molto grossa e non dobbiamo dimenticarla. Ora dobbiamo lavorare su tutte le frane perché se oggi si abbandonano, al prossimo evento piovoso il rischio aumenta ulteriormente. Regione e Stato devono intervenire per salvaguardare gli abitanti di questa zona”.

Redazione

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