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Politica | 21 gennaio 2017, 15:00

Loa Noi presenta e discute pubblicamente i problemi di Loano

Un lungo e approfondito dibattito nel quale si è parlato di bilancio, commercio, sicurezza, cultura, parcheggi, raccolta differenziata, acquedotto e altro

Loa Noi presenta e discute pubblicamente i problemi di Loano

Nella serata di venerdì 20 gennaio, presso la biblioteca di Palazzo Kursaal, sul lungomare di Loano, la Lista Civica Loa Noi ha organizzato un pubblico incontro per descrivere alla popolazione il proprio operato dopo un semestre dall’insediamento sui banchi dell’opposizione in consiglio comunale. La risposta del pubblico in termini di partecipazione è stata eccellente e i portavoce della lista si sono impegnati a organizzare altri eventi di questo tipo con cadenza periodica, in modo da tenere costantemente aggiornata la gente sullo stato delle cose.

La serata è stata suddivisa in aree tematiche, sulle quali di volta in volta non sono intervenuti soltanto i consiglieri eletti, Paolo Gervasi, Daniele Oliva e Patrizia Mel, ma hanno offerto il loro contributo anche altri candidati e/o sostenitori, come Michele Pellegrini, Maristella Cipolla e Giorgio Virdis.

Nella sua introduzione il capolista Paolo Gervasi traccia un bilancio: “Dopo sei mesi il nostro gruppo è attivo, forte e unito, anche se ci eravamo prefissati uno schema d’azione costruttivo e poi, di fronte alla realtà dei fatti, ci siamo ritrovati a dover fare molta più attività di controllo che propositiva. Solo per fare un esempio: in campagna elettorale avevamo puntato molto sulla tutela delle eccellenze agricole locali e del km zero, salvo poi scoprire che il comitato di controllo del locale mercato agricolo non veniva nominato da cinque anni e ci siamo dovuti imporre per ottenere che venisse ripristinato. Ora spingeremo anche per ottenere la nomina di un agronomo che certifichi la provenienza reale di tutti i prodotti in vendita”.

Continua Gervasi: “In sei mesi abbiamo presentato 15 interpellanze e ciò ci ha fatto conquistare una sempre maggiore credibilità. All’inizio l’amministrazione di Loano ci trattava come se fossimo un manipolo di ‘scappati di casa’ e il più delle volte non ci degnava neanche di risposte, chiedendoci di consultare i funzionari comunali, come se dipendesse tutto dagli uffici e non dalla maggioranza. Ma negli ultimi consigli comunali la situazione è cambiata e sono arrivate le prime risposte circostanziate, segno che la nostra attività di provocatori, sempre in chiave costruttiva, ha pagato”.

Aggiunge Daniele Oliva: “Sicuramente ci ha giovato molto anche il cambio di segretario comunale; abbiamo adesso una persona molto competente e preparata che si è mostrata collaborativa con noi e ha fatto capire alla maggioranza che non si poteva continuare a tenere quella linea”.

Si parte ovviamente con il tema più scottante, quello della raccolta dei rifiuti. Spiega Oliva: “Era impossibile partire dallo scorso luglio senza un’adeguata organizzazione precedente e adesso ne stiamo pagando le conseguenze. Se sta funzionando la raccolta differenziata è solo per la buona volontà dei privati cittadini, che non sono stati minimamente istruiti. Questo nonostante il comune abbia investito 36mila euro in un video didattico sulla differenziata che nessuno ha mai visto. Si è partiti senza interpellare l’ufficio tecnico, che avrebbe dovuto definire il numero, le dimensioni e la collocazione dei bidoni, non sono stati fatti incontri con categorie specifiche, come i commercianti. E ora l’ufficio tecnico si trova a dover correggere in corso d’opera tutti gli errori fatti per mancanza di valutazioni preliminari. Considerando che Loano è stata tra gli ultimi a partire, sarebbe bastato copiare gli esempi dei comuni più virtuosi. Perché non è stato fatto?”

Ancora sulla raccolta differenziata spiega Michele Pellegrini, del gruppo “Cittadini Attivi”: “Quella che abbiamo oggi non si può definire una vera differenziata porta a porta, è semmai quasi un ibrido tra una raccolta di prossimità e un porta a porta. E ciò ha comportato vari problemi: ad esempio i bidoni in questi giorni di vento forte volano via e si rompono perché erano progettati per stare al chiuso e invece sono stati piazzati in esterni. Inoltre noi avevamo proposto il compostaggio di comunità, che avrebbe consentito smaltimento più veloce e frequente e non avrebbe creato quei problemi di permanenza di rifiuti organici nei negozi che i commercianti stanno rilevando. L’appalto per la differenziata è partito a ottobre 2015, ma solo a luglio 2016 hanno iniziato i commercianti in forma facoltativa. Da luglio a dicembre la media di differenziazione era tra il 32 e il 33%. A dicembre si è raggiunto il 52%, vuol dire che il meccanismo inizia a ingranare ora, con sensibile ritardo”.

Chiosa Gervasi: “Tracciare un regolamento dei rifiuti dopo che si è attivato il servizio di raccolta è come fare una casa partendo dal tetto”.

Altro tema scottante: la RSA Ramella. Parla Patrizia Mel: “Abbiamo rilevato numerose criticità: spesso due persone devono convivere in spazi da 12 mq, e ciò significa che non c’è nemmeno l’area sufficiente a consentire a infermieri e inservienti per muoversi agevolmente con attrezzi come il sollevatore, o a spostare pazienti non deambulanti. Basta far caso alle parti inferiori di porte e armadi: tutte sbeccate per i colpi presi in fase di manovra con carrelli, carrozzelle e altro. Alcuni bagni hanno le porte troppo piccole e non sono accessibili a tutti i pazienti (una sedia a rotelle non passa), altri bagni hanno il campanello d’allarme scomodo, la stanza da bagno ha un solo calorifero e troppo piccolo, per cui è fredda. La gestione dell’aria condizionata è distribuita in aree caldissime e altre fresche, sottoponendo queste persone anziane a uno shock termico quando si spostano. Abbiamo visto usare piatti in melammina nel microonde, cosa che non si dovrebbe mai fare. Alcuni pavimenti sono dissestati e gli anziani si inciampano, a rischio di farsi molto male. Tutto questo in una struttura che oggi ha un costo di circa 1 milione di euro anni (60% proveniente dalle rette) e che non riceve lavori di riqualifica dal 2010, quando furono investiti circa 123mila euro. Oggi le somme investite annualmente sono scese dagli oltre 19900 euro del 2011 a 2890 nel 2015. Dalla prima alla seconda nostra visita abbiamo già visto che i piatti usati nel microonde erano stati sostituiti con altri di materiale più consono. Sarà nostro impegno portare avanti altre ispezioni periodiche per vedere se saranno introdotti altri progressi”.

L’acquedotto di Verzi. Parla Gervasi: “L’amministrazione evidentemente non ha ben chiara la differenza tra il concetto di opera pubblica e quello di opera di pubblica utilità. Se i loanesi pagano le loro bollette dell’acqua alla San Lazzaro e Verzi ha una sua realtà privata, il Consorzio Idrico, perché il comune di Loano deve pagare 183mila euro per realizzare una vasca idrica in quella frazione e poi donarla a un soggetto privato? Tutto l’equivoco è nato nel 2012, quando il Consorzio Idrico di Verzi aveva chiesto che venisse riconosciuta la qualifica di opera di pubblica utilità per realizzare una vasca e ottenere la deroga a 4 metri di altezza, quando altrimenti per un privato il limite imposto sarebbe stato di 2,20 m. Fin qui va tutto bene, ma se il comune costruisce e investe per conto di un privato si crea un dislivello per quei cittadini che pagano alla San Lazzaro il servizio di erogazione e pagano anche quest’opera che pubblica non è. Facciamo un esempio: quale comune si sognerebbe di mettere a posto il giardino di una villa privata come se fosse un parco pubblico? Se non ce ne fossimo accorti, il comune avrebbe donato un’opera a un organismo privato senza tutelarsi in alcun modo”.

Ciò offre a Gervasi lo spunto per un ulteriore tema: “Stiamo facendo una verifica delle convenzioni urbanistiche rilasciate dal comune. In particolare ci domandiamo: le opere a scomputo coincidono veramente con gli oneri che dovrebbero compensare?”

Il bilancio preventivo e consuntivo. Ancora Gervasi: “Il bilancio consuntivo è stato approvato soltanto alla fine di giugno 2016. Ma ciò è avvenuto dopo diffida del prefetto, in quanto i termini scadevano il 30 aprile. La maggioranza si è giustificata per il ritardo dicendo di essere stata troppo impegnata con la campagna elettorale. Eppure il 30 aprile è stato approvato il bilancio preventivo. Come mai per uno dei due è stato trovato il tempo e per l’altro no? Semplice: perché il bilancio preventivo consente di iniziare a spendere i capitali preventivati subito, mentre il consuntivo impone dei limiti”.

Prosegue Gervasi: “Il bilancio è certamente uno dei principali motivi di scontro, perché noi non vogliamo che paghino sempre i cittadini. Ad esempio, ben 5 milioni di euro risultano letteralmente buttati via a causa di crediti inesigibili (tra tasse non riscosse, oneri non riscossi, fallimenti e altro)”.

Bilancio Partecipato. Parla Maristella Cipolla: “Tra i nostri principali obiettivi c’è questa forma di democrazia attiva sulle scelte dell’amministrazione. Essa prevede che i cittadini, tramite una suddivisione in comitati di quartiere, presentino delle proposte (ad esempio inserendole in urne poste in luoghi accessibili al pubblico) e, se esse ovviamente rientrano nel budget disponibile, viene esercitata una scelta, la cui votazione è ancora demandata ai cittadini, e si procede con la realizzazione. Il bilancio partecipativo è già in uso, ad esempio, a Milano, Pavia, Vicenza e, nei nostri comprensori, è stato adottato da Albenga”.

Il baratto amministrativo: “La legge 133 del 2014 prevede che se privati cittadini o singole associazioni danno il loro contributo al pubblico decoro, ad esempio, rimettendo a posto scuole o parchi pubblici, ciò possa essere commutato con una riduzione o addirittura esenzione dei tributi correnti (ma non vale per i debiti pregressi)”.

Videosorveglianza e sicurezza. Parla Oliva: “Ho chiesto a quanto ammontano i costi per la rete di videosorveglianza: essa è costata circa 300mila euro nel 2006 e ogni anno il comune spende quasi 40mila euro in manutenzione e aggiornamenti. Quando e quanto viene usata per prendere eventuali colpevoli di crimini? A questa domanda sono emersi dei dati gravissimi in termini di malfunzionamenti, problemi e inutilizzo. Le telecamere sono poste soprattutto in centro, nei pressi del Palazzetto (dove nonostante la loro presenza ogni giorno si segnalano piccoli furti) e nei parchi (dove succede di tutto, dallo spaccio alle risse). Totalmente trascurate molte periferie. Ma a parte il fatto che la minoranza non è nemmeno stata interpellata per il Tavolo della Sicurezza, come si fa ad allestire un tavolo di questo tipo senza convocare i Carabinieri, come invece l’amministrazione ha fatto? Nel frattempo anche il tavolo della sicurezza è già defunto: farlo ogni sei mesi o non farlo del tutto, la differenza è ben poca. I vigili urbani sono impegnati a fare soltanto multe per divieto di sosta, perché portano cassa, ma non fanno più opera di presidio. E se ogni tanto la stazione ferroviaria viene ‘ripulita’ da certi loschi personaggi è soltanto merito della Polizia. Ci è stato risposto che le ferrovie sono aree private appartenenti a Trenitalia e che quindi là non può accedere la Polizia Municipale. Non è vero: essa è una forza dell’ordine come le altre, può accedere ovunque”.

Parcometri: “Il comune si è dimenticato di rinnovare una convenzione, causando non pochi disagi all’utenza e dapprima ha dato la colpa all’Ufficio Relazioni con il Pubblico, il quale invece eseguiva solo ordini superiori, dopodiché, con un colpo di genio, ha dichiarato: ‘Abbiamo fatto scadere la convenzione per punire i furbetti che usavano tre tessere’. Ma chi aveva autorizzato più di una tessera? Sempre l’amministrazione, cinque anni fa. Infine annunciano che le tessere saranno sostituite con una App, causando un ulteriore disagio a tutte quelle persone che non hanno dimestichezza con uno smartphone. Tutto questo quando alla fine sarebbe bastata una semplice ammissione di colpevolezza: ‘ce ne siamo dimenticati’. Inoltre il comune annuncia un nuovo piano dei parcheggi con aree riservate per i commercianti, ma stabilisce le zone senza alcun incontro con le categorie interessate per stabilirne la logistica”.

Comitati di quartiere. Parla Giorgio Virdis: “Ogni quartiere ha le proprie esigenze e se ognuno si interessasse di più alla realtà che lo circonda, tutta la vita pubblica ne gioverebbe. Qui non stiamo parlando di ronde o di qualcosa di minaccioso: semplicemente di uno scambio di informazioni e collaborazione per migliorare le condizioni dei quartieri e contribuire a quel bilancio partecipato del quale si parlava prima”.

Controllo del vicinato. Parla Michele Pellegrini: “Ribadiamo: niente ronde, niente eroi, niente giustizia sommaria: semplicemente gruppi di cittadini in contatto con loro, anche semplicemente con un telefono, che fanno capo a un coordinatore, il quale riceve segnalazioni di situazioni anomale o problematiche e le gira alle forze dell’ordine. Questo migliora in modo tangibile il rapporto tra i cittadini, le forze dell’ordine e il territorio. Dove tutto ciò è già in uso si è registrato un calo tangibile della microcriminalità”.

La cultura. Paolo Gervasi: “Abbiamo perso anche il nuovo cinema teatro, per inseguire progetti di opere faraoniche che tanto non si sarebbero mai fatte, anziché tentare una trattativa con i proprietari del Loanese, che adesso diventerà un minimarket. Per l’amministrazione i massimi concetti di cultura sono le Notti Bianche, che si riducono solo a delle enormi grigliate a cielo aperto, e il capodanno con Fargetta, che a mezzanotte e un quarto era già tutto finito, la gente correva a casa e il dj aveva già un altro ingaggio a Dogliani”.

Testimonianza di Patrizia Mel: “Io sono insegnante di scuola e guida turistica. Con il FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) avevamo organizzato visite guidate tra chiese e monumenti di Loano, una bellissima iniziativa a costo zero. Non si è mai segnalata una presenza o un contributo delle autorità, non c’è una regia, non c’è alcuna volontà di promuovere il patrimonio storico/culturale cittadino”.

 

Testimonianza dell’associazione Araram (Architettura, Arte, Ambiente): “Avevamo chiesto al comune di Loano di farsi promotore della realizzazione di sette semplici pannelli informativi in quattro lingue (italiano, inglese, francese, russo) da dislocare in punti strategici della città. Ci è stato risposto che erano troppo cari. Allora abbiamo rinegoziato, chiedendo un pannello solo: dopo un anno ci è stato detto che il progetto è ancora in fase di definizione. Si tratterebbe di un solo, semplice pannello”.

 

Alberto Sgarlato

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