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Al Direttore | 24 gennaio 2017, 08:00

Roberto Nicolick: "I Banditi del passo del Bracco"

Il valico del Bracco, alto 615 metri, era purtroppo un tratto molto importante per le comunicazioni tra Genova e lo Spezzino

Roberto Nicolick: "I Banditi del passo del Bracco"

Il passo del Bracco si confermava nell'immediato dopo guerra, come une delle zone più pericolose da attraversare, a causa della presenza lungo il tragitto di numerosi banditi, armati di tutto punto, che non esitavano a fermare le auto o le corriere che transitavano su quella strada, da e per il levante Genovese e rapinarne i passeggeri di ogni avere, denari, preziosi, vestiti e persino scarpe.

Il valico del Bracco, alto 615 metri, era purtroppo un tratto molto importante per le comunicazioni tra Genova e lo Spezzino.

A causa di queste bande, molti bus o auto private erano costretti a formare dei convogli con all'inizio e alla fine colonna, un automezzo di Carabinieri o polizia che fungevano da scorta per impedire che i banditi attaccassero e rapinassero i mezzi privati. Una volta accompagnato il convoglio in una direzione, si attendeva il successivo e lo si scortava nella direzione opposta.

Neppure i Carabinieri furono esenti da attacchi banditeschi, infatti a fine settembre del 1945, una pattuglia di militari dell'Arma, in perlustrazione sulla strada del Bracco, venne sorpresa da un ingente numero di banditi e messi nell'impossibilità di reagire, disarmati e privati pure delle scarpe dovettero tornare a piedi nudi in caserma.

In particolare in queste attività banditesche emergeva, fra gli altri, Ferrante Madone, diciannovenne, il quale aveva eletto a teatro di operazioni il passo del Bracco.

Famosa fu la sua rapina al contabile di Italstrade, che stava consegnando le buste paga destinate a una quarantina di operai, fu un vero colpo gobbo, che fruttò al bandito e al suo complice , Osvaldo Rolla anch'esso giovane di appena 18 anni, un vero capitale, ben 300 mila lire dell'epoca.

Dopo ogni colpo, i due avevano l'abitudine di andare a festeggiare in qualche osteria, neppure troppo lontana dal posto della rapina. I Carabinieri avvisati della rapina, erano al corrente di questa sua usanza, che gli risultò fatale.

I militari arrivati sul passo,si appostarono nei pressi della trattoria più vicina, appunto l'osteria Paradiso, e lo agguantarono. Nelle cronache di quei giorni, c'è una auto targata Milano, in viaggio da Roma verso Genova, con a bordo un uomo e tre donne, tutti fermati, rapinati di ogni cosa abiti compresi e costretti a proseguire il viaggio in mutande.

Da un vecchio verbale dei Carabinieri, datato 30 maggio 1946, salta fuori un nominativo di un rapinato molto noto: il verbale dice testualmente “Pertini Sandro di Alberto, consigliere Nazionale a Roma, Deputato, di anni 50, mentre a bordo della sua Aprilia fuori serie, VE 9414, stava percorrendo la S.S. N.1 Aurelia di ritorno da Genova , in località Bocca di Pignone costretto ad arrestare l'auto sotto la minaccia di un mitra, , aggredito e derubato da tre individui armati e mascherati, dei seguenti effetti personali : orologio da polso in oro, una valigia con biancheria di ricambio pigiama compreso, di lire venti mila e di una rivoltella”.

Pertini, nonostante il suo carattere non certo remissivo, dovette subire senza poter reagire e consegnò tutto ai banditi. Quindi ripartì in auto e andò dai Carabinieri a denunciare il fatto.

Ora i tempi sono cambiati, sul Bracco la percorrenza è limitata e le bande di briganti hanno abbandonato le vecchie attività.

                                                                         Roberto Nicolick 

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