Al Direttore - 06 febbraio 2017, 16:45

Il valbormidese Bruno Chiarlone "Una trappola per il comandante"

Il valbormidese Bruno Chiarlone "Una trappola per il comandante"

L'esperienza del nostro vissuto è quasi tutta dentro di noi, nella nostra memoria profonda e ci basta per far nascere pagine e pagine di letteratura...

Non è una sfida contro nulla e verso nessuno ma una prova che mi dà soddisfazione intima: mettere assieme frasi con significato compiuto e che si incastrano tra i loro è un po’ come quando un mosaicista riesce a realizzare con precisione un disegno sulla parete, completando alla perfezione il suo lavoro di incastri.

Quando inizio una narrazione si apre subito una parentesi temporale che cattura i miei sensi e mi esclude dal sentire quotidiano: mi introduce squisitamente e inesorabilmente nel tempo immateriale della letteratura che dà vita al libro.

Il 27 giugno 1944, verso le ore 4,10 il comandante Sunner partiva con 6 uomini per un’imboscata alla difesa militare del Castello di Cosseria.

Se diventa letteratura lo scrivere (che segue la sua natura) allora entra in una dimensione sospesa e fa parte di un sistema che è collocato nel suo spazio particolarmente diverso dalla materiale realtà quotidiana in cui si vive e da cui, tuttavia sembra, trarrebbe ispirazione.

La vita, lo sappiamo bene, è sempre meno radicata nelle cose, nella banalità degli oggetti che usiamo e che non consideriamo, però ogni oggetto che viene inserito nella scrittura diventa una presenza magica, si carica di un forza speciale, parla un suo linguaggio autonomo.

Gli uomini venivano disposti a semicerchio ed individuato il nemico si portavano sotto ai muri del vecchio rudere ove, per mezzo di un pastore, si provvedeva ad inviare al presidio nazifascista, composto di 13 uomini, una lettera con cui si lasciavano dieci minuti di tempo per arrendersi.

Con le parole perse nel tempo immateriale costruire la nostra struttura come un muro che si fa crescere a poco a poco e la parete che abbiamo messo assieme la possiamo vedere nella sua scrittura: è ben compatta; ogni sua parte è perfettamente incastrata.

Già la parete della narrazione segue sue regole che le parole posseggono attirandosi le une con le altre, come seguendo questa legge interna per noi sconosciuta, che si compone di significati e di strutture combacianti.

Continuando ad aggiungere frasi far nascere una serie disegnata, un racconto inedito. Nel meccanismo della letteratura si finisce per perdere l’orientamento ma si gioca con incoscienza e dimestichezza irresponsabile.

Usando gli oggetti con parole docili all’impiego e duttili secondo i nostri desideri tanto da disporle in sintonia le une accanto alle altre ed ognuna di queste parole diffonde per bene il suono specifico nell’armonia generale.

 I nazifascisti accettarono e immediatamente chiesero di inviare uno di loro a parlamentare; Sunner acconsentì, fece disarmare l’uomo disponendo che per 20 minuti nessuno doveva sparare un colpo.

I significati sopraggiunti si impastano, si strutturano con eleganza e con discreta forza, ampliano la costruzione letteraria in sintonia con le intenzioni dell’autore.

Le parole ci parlano e sono parlate a loro volta nel linguaggio silenzioso che si modula e dispiega invadendo le teste e le pagine con il continuo susseguirsi di suoni scritti, come se questi fossero cifrati sul pentagramma dell’opera che sta nascendo, quasi dal nulla.

Temendo nel frattempo un’imboscata, faceva ritirare i suoi uomini al sicuro, mentre armato di sola pistola si recava dai repubblicani.

Sembrava che tutto procedesse bene, invece Sunner veniva attirato in un tranello da parte del comandante il posto di avvistamento che l’aveva invitato a vedere il suo armamento.

Presa la mitraglia la lanciava nel sottostate burrone mentre gli veniva fatta da tutte le parti dai neofascisti una forte reazione.

Il comandante Sunner ebbe scampo perché col suo sangue freddo si lanciò nel burrone sfuggendo in tal modo a morte sicura.

In tale azione, mentre Sunner non riportava alcuna perdita di uomini, il nemico perdeva due militari.

Sunner per non dimostrarsi pusillanime, senza indugio accettava l’invito; estraeva la pistola e facendosi scudo del comandante senza esitare sparava sul mitragliere che gli puntava la mitraglia e a bruciapelo sparava anche contro il comandante repubblicano uccidendolo sul colpo.

Bruno Chiarlone Debenedetti

cs

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