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Sanità | 26 febbraio 2017, 06:00

Quanto deve aggiornarsi il dentista? Legge, deontologia e coscienza

La ricerca medica e l’evoluzione tecnologica in pochi anni rendono obsolete una parte importante delle procedure terapeutiche

Quanto deve aggiornarsi il dentista? Legge, deontologia e coscienza

Cari Lettori, l’odontoiatria, come tutte le branche della medicina, è in costante evoluzione. La ricerca medica e l’evoluzione tecnologica in pochi anni rendono obsolete una parte importante delle procedure terapeutiche. Si pensi solo alle otturazioni in amalgama d’argento, comuni fino a poche decine di anni fa, o agli intarsi dentali in oro, un tempo considerati “stato dell’arte” e adesso (seppur clinicamente validissimi) andati totalmente in disuso, a vantaggio di sistematiche che offrono maggiore estetica…

Da questo nasce la necessità di un costante aggiornamento professionale e questa necessità viene normata dall’ordine dei medici e dalle leggi dello stato.

Il codice deontologico dice testualmente:

 

CAPO V - OBBLIGHI PROFESSIONALI

 

Art. 16 Aggiornamento e formazione professionale permanente Il medico ha l’obbligo dell'aggiornamento e della formazione professionale permanente, onde garantire il continuo adeguamento delle sue conoscenze e competenze al progresso clinico scientifico.

 

Lo stato invece impone che gli iscritti all’ordine dei medici e degli odontoiatri partecipino al programma di Educazione Continua in Medicina (il cosiddetto E.C.M.), totalizzando ogni anno un certo numero di crediti formativi (ultimamente 50/anno) che vengono assegnati ai partecipanti a corsi, congressi, corsi on line, a seguito del superamento di appositi test di apprendimento proposti alla fine di ciascun evento.

 

In realtà dovrebbe essere la stessa coscienza del clinico a portarlo ad aggiornarsi, consapevole che altrimenti non potrà offrire ai propri pazienti le terapie migliori per risolvere i loro problemi, ma lo stato ha voluto rendere obbligatorio questo dovere “morale”, a maggior tutela dei cittadini.

 

Purtroppo il sistema, seppur nascendo con le migliori intenzioni, presenta ancora parecchie “falle”: l’assegnazione dei punteggi viene stabilita “automaticamente” in base a parametri quali la durata, il numero dei partecipanti ecc., indipendentemente dal livello scientifico dell’evento o dalla reputazione dei relatori. Questo fa sì che vengano premiati con generosa erogazione di crediti formativi anche corsi su terapie non convenzionali che spesso hanno ben poco di scientifico…

 

Sarebbe buona cosa che il medico e l’odontoiatra scegliessero i corsi da seguire per il loro interesse scientifico e non in base a quanti “punti premio” quel corso assegna. Un buon sistema per aggiornarsi è iscriversi alle società scientifiche (le principali sono a loro volta riunite nel CIC, Comitato Italiano di Coordinamento delle Società Scientifiche ...)  e frequentare almeno il congresso annuale. Questo consente l’accesso anche a corsi specifici e a formazione a distanza (cioè on line) interdisciplinare… di cui i crediti formativi sono naturale conseguenza e non “motivo principe”…

Personalmente sono iscritto a due società scientifiche: l’AIOM (Accademia Italiana di Odontoiatria Microscopica, di cui sono socio attivo) e la SIE (Società Italiana di Endodonzia, la materia che insegno in università). Già questo mi fornirebbe sufficiente punteggio annuale per essere “in regola”, ma io aggiungo sempre qualche corso su argomenti in cui ho delle lacune (quest’anno sarà un corso di sei giorni di pedodonzia, cioè odontoiatria infantile) quindi acquisirò probabilmente almeno il doppio dei crediti richiesti… ma visto che questo è il lavoro che mi sono scelto, mi piace cercare di farlo “in un certo modo”…

Se quindi, qualche volta, cercate il vostro dentista e non lo trovate perché è a un corso o un congresso, non “arrabbiatevi”, ma apprezzate il suo impegno… considerando anche che i nostri corsi sono a totale nostro carico (contrariamente a quelli dei medici dipendenti pubblici…)

 

Buona settimana a tutti

 

 

Attilio Venerucci

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