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Sanità | 14 maggio 2017, 07:00

Ecco perché è difficile copiare il colore dei denti

Per questo motivo la ricostruzione e la protesizzazione di un dente frontale sono la sfida più difficile da affrontare

Colore prima della cura

Colore prima della cura

Cari lettori di Savona News, vi è mai capitato di guardare il sorriso di qualcuno con un dente ricostruito o protesizzato e notare una palese differenza con i denti naturali adiacenti? Non è così infrequente ed il motivo è molto semplice: copiare perfettamente il colore dei denti non è affatto facile! Cerchiamo di capire perché: il dente non è “omogeneo e monocolore” come una tazzina da caffè o un lavandino.  Il dente è costituito da tre strati di altrettante materie diverse, oltretutto stratificate “a sfumare”…

  • all’interno abbiamo la polpa costituita da vasi sanguigni e nervi, di colore rosso e che varia di volume nel tempo (diventa sempre più sottile col passare degli anni)
  • la polpa è ricoperta di dentina, un tessuto mineralizzato abbastanza duro (un po’ come l’osso), di colore giallino più o meno intenso.
  • La dentina può, a sua volta, essere ricoperta da due diversi tessuti: a livello della radice è coperta di cemento (il tessuto che, attraverso il legamento parodontale, si lega a osso di sostegno e gengiva, anche lui “giallino intenso”), a livello della corona è coperta di smalto (un tessuto durissimo, costituito da idrossiapatite, più chiaro e trasparente).

Questi tessuti sono stratificati in spessori variabili: lo smalto (almeno nel dente giovane) è più spesso verso la porzione “masticante” del dente e va assottigliandosi in direzione della gengiva dove, a livello del colletto, termina lasciando il posto al cemento radicolare.

Tutta questa descrizione anatomica per spiegare che il colore del dente è dato dalla somma e dalla “miscelazione” dei colori e delle trasparenze di tutti questi strati. Per descriverlo si utilizzano termini mutuati dalla pittura: tinta, croma e valore. Si aggiungono poi parametri geometrici e ottici… insomma qualcosa di molto complesso!

La tinta è il “colore base della dentina”, il croma è il grado di saturazione (quello che nei nostri televisori variamo con il tasto “colore”), il valore indica la “luminosità”. Queste caratteristiche sono determinate geneticamente (come il colore degli occhi o dei capelli). Tutti questi valori variano nelle diverse parti del dente, a seconda del prevalere dei vari tessuti.

Come se non bastasse a questo si aggiunge la “geografia di superficie” cioè tutta quella serie di “scalfiture naturali” che, soprattutto nel dente giovane, si trovano sulla superficie dello smalto e che riflettono la luce in maniera caratteristica…

Per questo motivo la ricostruzione e la protesizzazione di un dente frontale sono la sfida più difficile da affrontare, sia per il dentista (quando ricostruisce direttamente un dente, magari dopo un trauma che ne ha fratturato una parte) che per l’odontotecnico (quando deve preparare, in laboratorio, un restauro protesico per “ricoprire” un dente).

Per cercare di imitare la natura si usano materiali con caratteristiche cromatiche e ottiche differenti che, opportunamente stratificati, modellati e lucidati, si mimetizzano ricreando un effetto che si avvicini il più possibile al colore naturale.

L’eccellenza del risultato è legata alla evoluzione tecnologica dei materiali ma anche alla manualità (ed al “senso artistico”) del singolo operatore.

 

 

Attilio Venerucci

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