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Attualità | 21 giugno 2017, 08:00

"Gestire l'outdoor come le spiagge o le piste da sci": la proposta-provocazione del CAI

Spiega il Club Alpino: "Se ne avrebbero vantaggi sotto molteplici aspetti, dalla sicurezza, all'imprenditorialità, fino alla tutela dell'ambiente"

"Gestire l'outdoor come le spiagge o le piste da sci": la proposta-provocazione del CAI

“In tutte le più rinomate località sciistiche esistono concessioni per le piste da sci, nelle zone a turismo balneare si pagano fiori di concessioni per poter gestire gli stabilimenti, quindi, perché nel Mondo Verde non possono esistere piste da mountain bike a gestione privata?” La battuta, che si potrebbe definire “provocatoria ma non troppo”, parte da Maurizio Palazzo, presidente della sezione Finalese del CAI, Club Alpino Italiano.

Palazzo passa a spiegare nel dettaglio il suo progetto: “Si potrebbero creare delle concessioni per dare a privati i sentieri MTB. Queste aziende ammortizzerebbero i costi offrendo tutta una serie di servizi a pagamento, da collegamenti navetta al noleggio di attrezzature, solo per citare un paio di esempi, ma anche punti di ristoro, escursioni, eventi tematici”.

Conclude Palazzo: “Ne trarremmo tutta una serie di vantaggi. Il primo ovviamente è quello legato alla sicurezza: essendo infatti percorsi dedicati alla sola MTB sarebbero chiusi ad altre discipline, dal trekking al motocross, e si eviterebbero pericolosi incidenti. Poi avremmo una gestione più ‘imprenditoriale’ dei sentieri, quindi una più chiara mappatura, una costante pulizia dei percorsi, segnaletica sempre aggiornata. Ovviamente, anche la gestione delle licenze, in nome del rispetto del territorio che è sempre la cosa più importante, non dovrebbe avvenire in modo selvaggio ma sottostare a regole ben precise imposte da enti di coordinamento. Gestire gli spazi in maniera coerente va prima di tutto a vantaggio di chi lo sta facendo già o sta cercando di farlo ed è vittima di fenomeni di abusivismo: arrivano furgoni di atleti da tutto il mondo che spesso purtroppo non esprimono alcun riconoscimento neanche morale, nemmeno un semplice grazie, verso chi si adopera per la sentieristica, lasciando tutto non proprio come l’hanno trovato”.

L’ipotesi di Palazzo è pienamente condivisa da Franco Moreno, presidente del CAI Loano: “Si tratta di un’dea che abbiamo in comune. Il primo scopo è quello di disciplinare e regolamentare, in modo che certe attività che hanno un impatto ambientale più pesante (tipo down hill), è giusto che abbiamo percorsi dedicati ed esclusivi manutenuti da chi li usa. Adesso la situazione è ancora dai contorni non ben definiti. Il diffondersi delle discipline sportive avviene in modo rapido e spontaneo e certamente questo è bello, ci sono positivi ritorni di carattere economico ma ci sono anche risvolti di sicurezza da non sottovalutare, visto che si parla di sport che si praticano a velocità molto elevate, con mezzi e attrezzature pesanti. Palazzo mi trova d’accordo, si può applicare negli sport outdoor ciò che già si fa nello sci. E non dimentichiamo la tutela del territorio che nelle nostre zone è abbastanza fragile. Il CAI a livello nazionale non ha mai voluto ostacolare nessuno in nessun campo, ma è giusto che ci siano delle regole e che vadano rispettate. Il boom dell’outdoor che stiamo vivendo va bene, ma con un occhio di riguardo per l’ambiente”.

Alberto Sgarlato

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