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Eventi | 10 settembre 2017, 09:45

Un bilancio della 51esima edizione del Festival Teatrale di Verezzi

Grande soddisfazione traspare dalle parole del direttore artistico Stefano Delfino

Un bilancio della 51esima edizione del Festival Teatrale di Verezzi

Stefano Delfino, Direttore Artistico della Rassegna Teatrale di Verezzi, traccia un positivo bilancio di questa 51esima edizione: "Ancora una volta noi - e quando dico noi in significa l’intero staff che si occupa del Festival e ne ha a cura le sorti - abbiamo fatto una sorta di “miracolo” (scritto tra virgolette perché non suoni blasfemo) e, sia pure in un periodo d’emergenza organizzativa per varie ragioni, abbiamo condotto a termine un’edizione, la 51.ma, in cui siamo riusciti a ripetere gli straordinari risultati ottenuti nel Cinquantesimo, quando le risorse erano superiori.

Ci siamo riusciti con l’impegno corale (tutti hanno fatto tutto) ed anzi, non fosse stato per la serata di pioggia persa e soltanto in parte recuperata con la pomeridiana del giorno dopo grazie alla disponibilità di Lorella Cuccarini e della sua compagnia, avremmo addirittura potuto migliorare gli incassi.

Sono molto contento - e qui parlo in prima persona, anche se ho motivo di ritenere che la soddisfazione sia collettiva - di come si è svolto questo Festival, che in cartellone proponeva spettacoli molto diversi l'uno dall'altro e ognuno con proprie caratteristiche, forte capacità di attrazione e alto indice di gradimento da parte del pubblico, come hanno confermato i tantissimi complimenti ricevuti e che, com’è mia consuetudine, ho condiviso con tutti gli artefici, molti dei quali hanno risposto con entusiasmo.

Dal mazzo, ne estraggo un paio. Un veterano, Massimo Dapporto: “Grazie Stefano, per le tue parole, per l'ospitalità e per il meraviglioso pubblico di Borgio”. E una new entry, Emanuela Grimalda: “È stata la mia prima volta e mi sono trovata benissimo! La professionalità e l'onestà tua e dell'organizzazione unite al calore umano vostro e del pubblico, ai posti meravigliosi al mare e al buon cibo. è stato bello, grazie davvero!”.

In programma, non c’erano soltanto testi comici e/o leggeri, ma anche di maggior spessore, che affrontavano problematiche impegnative e di grande attualità: “Un borghese piccolo piccolo”, sul deprecabile ricorso alla raccomandazione o alla giustizia “fai da te”, “Vivo nella giungla, dormo sulle spine” sui temi dell’immigrazione e dell’accoglienza, e “La cena delle belve”, che sul cupo sfondo della guerra e del nazismo innesta la tragicomica vicenda di un gruppo di amici, indotti a scannarsi l’un altro da una circostanza imprevista e che ha costituito una chiusura di assoluta eccellenza per il Festival 2017.

Senza contare l’anteprima di “Le bal”, che tra balli e canzoni d’epoca ha raccontato vizi e virtù di oltre mezzo secolo di storia d’Italia. Una scommessa che ritengo vinta, a ulteriore conferma - caso mai ve ne fosse ancora bisogno - della competenza del pubblico di Borgio Verezzi, in grado di scegliere quello che va a vedere, e della sua lungimiranza. E, a questo proposito l’ennesima dimostrazione arriva dalla 74.ma Mostra del Cinema di Venezia, dove Federica Rossellini, ultimo premio assegnato dagli abbonati del Festival al miglior attore o attrice non protagonista ne “Il vero amico”, ha vinto il Talent Award come migliore attrice esordiente per la sua interpretazione del film “Dove cadono le ombre” di Valentina Pedicini, del quale è stata applauditissima protagonista. Tutte proposte di alta qualità artistica, esattamente come mi aspettavo dopo aver seguito la costruzione dei progetti (scelti tra oltre 300) passo dopo passo.

E, a questo punto, è forse bene ricordare - per opportuna conoscenza e anche a scanso di equivoci - che la stragrande maggioranza degli spettacoli sono in “prima nazionale”, cioè nascono qui, proprio perché il Festival è ormai diventato una “vetrina” di novità. Significa che io non li vedo prima (quest’anno soltanto “Le bal” era in ospitalità, ed ero andato a visionarlo nella sua unica data a Torino), ma che li valuto “sulla carta”: per la scelta mi baso sugli elementi da cui sono costituiti, dal testo al regista, dal soggetto produttore agli attori protagonisti, dallo scenografo alla costumista, e così via.

Non trascuro le musiche, anzi faccio notare che quest’anno tre colonne sonore state appositamente composte da musicisti Doc: Nicola Piovani, Premio Oscar per la colonna sonora de “La vita è bella” per “Un borghese piccolo piccolo”, Giovanni Caccamo, più volte protagonista al Festival di Sanremo, per “Non mi hai più detto ti amo”, e Massimiliano Gagliardi (un altro dei tanti figli d’arte presenti quest’anno: suo padre è il cantante Peppino) per “La vedova scaltra”. Finora, insomma, mi sembra di essere riuscito a presentare buoni prodotti, professionalmente curati anche in quelli che non sono semplici dettagli: su una critica online, a proposito di “Non mi hai più detto ti amo” ho letto che la scenografia di Alessandro Chiti era degna di quelle degli spettacoli dei mitici Garinei&Giovannini: lo ritengo un grande complimento.

Tanti, in questa 51.ma edizione - che qualcuno, e lo ringrazio, ha voluto paragonare al cartellone di un teatro stabile - erano i nomi noti dello spettacolo italiano, a cominciare da Lorella Cuccarini (gentile, sorridente e affabile ha scatenato i fans, come nel recente passato era accaduto solo per Alessandro Preziosi nel “Re Lear” ai tempi di “Elisa di Rivombrosa”) e pressoché completo è stato il “turn over” rispetto allo scorso anno (un solo ritorno: Giampiero Ingrassia). E, ancora: è stato il Festival delle grandi coppie artistiche (Cuccarini-Ingrassia, Inaudi-Zeno, Sandrelli-Luchino Giordana) e del duello a distanza fra tre grandi attrici (Paola Quattrini, Vanessa Gravina, Emanuela Grimalda) e tre principi della risata (Gaspare, Roberto Ciufoli, Max Pisu). Un successone ha avuto anche l'idea dell’Inferno itinerante in grotta (in seguito all’aumentare delle richieste si è dovuto portare i turni da due a sei a sera e i gruppi da 20 a 30 spettatori per volta): di buon auspicio per completare il progetto originario con la proposta del Purgatorio l’anno prossimo e del Paradiso nel 2019, ovviamente all’aperto in una sede da decidere. E simbolo dell’affetto con cui ci segue il nostro pubblico, è la foto vincente del concorso: tanti ombrelli colorati sotto la pioggia nel carruggio in attesa di entrare in piazza San’Agostino. A proposito, quest’anno abbiamo avuto visite eccellenti, non solo di Antonio Ricci e Giacomo Poretti, ormai spettatori abituali, ma anche Margareth Madè, attrice cinematografica prediletta da Giuseppe Tornatore (era la protagonista di Baaria), qui con il marito Giuseppe Zeno, e la regista Cinzia Th Torrini, moglie di Ralph Palka, l’ufficiale nazista de La cena delle belve), chiamata “la Signora delle fiction” per i tanti successi, da Elisa di Rivombrosa al recente Sorelle su RaiUno.

Tutti, come ho già ricordato, sono rimasti incantati da Verezzi, per il luogo e l’accoglienza. Riporto in chiusura altri due pareri. Il primo è di Roberto Ciufoli (Sabbie Mobili), che qui è già ripetutamente venuto: “Sarebbe bello fare uno spettacolo nuovo ogni stagione solo per essere lì da voi. sono contento dei risultati positivi (non avevo dubbi). Un abbraccio”. Il secondo di Andrea Coppone, al suo debutto al Festival come Arlecchino ne “La vedova scaltra”: “Ricordo ogni singolo istante dei giorni trascorsi a Borgio con emozione e nostalgia. Senza il tuo prezioso lavoro, non sarebbe stato possibile creare quel piccolo miracolo. Quindi grazie a te e a tutti i tuoi collaboratori”.

c.s.

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