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Eventi | 02 novembre 2017, 13:13

Inaugurata la “fontana degli eroi”, dedicata a San Massimiliano Maria Kolbe e al Servo di Dio Salvo d’Acquisto

La fontana posta nei pressi del maneggio Melgrati è stata dedicata a due grandissimi Martiri dei nazisti, San padre Massimiliano Maria Kolbe e Salvo D’Acquisto

Inaugurata la “fontana degli eroi”, dedicata a San Massimiliano Maria Kolbe e al Servo di Dio Salvo d’Acquisto

Ieri alle ore 16 è stata inaugurata la “fontana degli Eroi”, in strada panoramica Solva-Cavia, in prossimità del maneggio Melgrati, dedicata a San padre Massimiliano Maria Kolbe e al Servo di Dio Salvo d’Acquisto, vicebrigadiere dell’Arma dei Carabinieri, medaglia d’oro al valor militare, martiri dei nazisti, alla presenza di un folto pubblico e di autorità civili e militari. Si tratta di una fontana comunale, dedicata all’abbeveramento degli animali, finita, assieme ad un’altra, nel magazzino comunale. Il Sindaco Traiano Testa, su segnalazione dell’assessore Gianni Caviglia, le aveva concesse a Gianfranco Melgrati purchè ne facesse un uso pubblico. Le due fontane che erogano acqua potabile erano state posizionate lungo la strada Solva-Vegliasco. La prima, anni fa, era stata dedicata a San Francesco, patrono d’Italia, presso il belvedere privato aperto al pubblico che era stato voluto dal papà Melgrati.

La fontana posta nei pressi del maneggio Melgrati è stata dedicata a due grandissimi Martiri dei nazisti, San padre Massimiliano Maria Kolbe e Salvo D’Acquisto. A tagliare il nastro, dopo l’inno nazionale e il silenzio d’ordinanza, Luna Jolanda Melgrati; la benedizione è stata imposta dal sacerdote salesiano Don Natale Tedoldi, che già 23 anni fa aveva benedetto l’altra fontana, quella dedicata a San Francesco, presso il belvedere di Cavia. A ricordare il primo, dei due martiri San padre Massimiliano Maria Kolbe l’ex Sindaco di Alassio e ex Consigliere Regionale Arch.  Marco Melgrati: il 28 maggio 1941 Padre Korbe venne rinchiuso nel campo di concentramento di Auschwitz, dove venne immatricolato con il numero 16670 e addetto a lavori umilianti come il trasporto dei cadaveri. Venne più volte bastonato ma non rinunciò a dimostrarsi solidale nei confronti dei compagni di prigionia. Nonostante fosse vietato, Kolbe in segreto celebrò due volte una messa e continuò il suo impegno come presbitero. Alla fine del mese di luglio dello stesso anno venne trasferito al Blocco 14 e impiegato nei lavori di mietitura. La fuga di uno dei prigionieri causò una rappresaglia da parte dei nazisti, che selezionarono dieci persone della stessa baracca per farle morire nel cosiddetto bunker della fame. Quando uno dei dieci condannati, Franciszek Gajowniczek, scoppiò in lacrime dicendo di avere una famiglia a casa che lo aspettava, Kolbe uscì dalle file dei prigionieri e si offrì di morire al suo posto.   Secondo la testimonianza di Franciszek Gajowniczek, Padre Kolbe disse ad Hans Bock, il delinquente comune nominato capoblocco dell'infermeria dei detenuti, incaricato di effettuare l'iniezione mortale nel braccio: «Lei non ha capito nulla della vita...» e mentre questi lo guardava con fare interrogativo, soggiunse: «...l'odio non serve a niente... Solo l'amore crea!». Le sue ultime parole, porgendo il braccio, furono: «Ave Maria».

A ricordare Salvo D'Acquisto il maresciallo Maggiore dei Carabinieri Forestali di stanza a Roma Roberto Fortunato, già Campione del Mondo nella 100 Km. di ciclismo a squadre ai mondiali di Villak in Austria del 1987: Salvo D'Acquisto è stato un vice brigadiere dell'Arma dei Carabinieri, insignito di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria per essersi sacrificato il 23 settembre 1943 per salvare un gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe tedesche nel corso della seconda guerra mondiale.

Ecco la testimonianza di Angelo Amadio, uno dei civili che doveva essere giustiziato: “all'ultimo momento, però, contro ogni nostra aspettativa, fummo tutti rilasciati eccetto il vicebrigadiere D'Acquisto. ... Ci eravamo già rassegnati al nostro destino, quando il sottufficiale parlamentò con un ufficiale tedesco a mezzo dell'interprete. Cosa disse il D'Acquisto all'ufficiale non c'è dato di conoscere. Sta di fatto che dopo poco fummo tutti rilasciati: io fui l'ultimo ad allontanarmi da detta località.” Come raccontò nella sua testimonianza resa nel 1957, fece in tempo però mentre correva, a sentire il grido "Viva l'Italia" lanciato dal carabiniere, seguito subito dopo dalla scarica di un'arma automatica che portava a termine l'esecuzione.

Rimane la frase che Salvo D’Acquisto disse prima di morire: “Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me e io non ho paura!”.

I disegni delle due fontane sono dell’artista-architetto albisolese Maurizio Scarrone e il dipinto, traferito su piastrella da Carlotta Cozza, è stato cotto in fornace dal maestro ceramista di Albisola Marco Tortarolo.

cs

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