Una testimonianza di profonda rabbia e delusione ci arriva da una persona che, nell’esercitare la libera professione, presta i propri servizi alla clinica San Michele di Albenga.
Ci racconta così la sua vicenda: “Per me trovarmi in banca in quel momento è stato davvero imbarazzante, ho sentito addosso gli occhi di tutti e la cosa che mi indigna di più è che ero anche in compagnia di mia figlia. Dovevo riscuotere un assegno di un pagamento emesso dalla clinica, mi è stato detto che non potevano riconoscermi l’importo. Io purtroppo devo pagare l’affitto, ho tante spese da affrontare, come è normale in ogni famiglia, ma mi è stato detto che la banca non autorizza pagamenti provenienti da questa azienda. Mi hanno invitato a provare a ripresentarmi lunedì prossimo, ma senza promettermi niente. E non siamo parlando di cifre da migliaia di euro. L’assegno che dovevo incassare, infatti, è inferiore ai 700 euro”.
Sulla scia di questa segnalazione siamo andati a contattare altri collaboratori, molti dei quali, come avevamo già scritto su Savonanews, non stanno percependo compensi per le loro prestazioni da aprile (leggi articolo a questo LINK).
Il quadro che è emerge è a tratti positivo, a tratti negativo: “La parte positiva – ci dicono – sta nel fatto che la struttura è una vera eccellenza a livello nazionale, dotata di ortopedia all’avanguardia, capace di coprire una vastissima gamma di esami medici, con un patrimonio straordinario fatto di parco botanico, spiaggia privata con sabbia fine e riabilitazione in riva al mare, abbiamo spazi adeguati e strutture meravigliose… Mentre la parte negativa è che nonostante una media dai 20 ai 30 ingressi al giorno, con quattro piani pieni di pazienti e numerose convenzioni e collaborazioni in essere, dalla ASL 2 Savonese al Policlinico di Monza, le collaborazioni che prestiamo non sono pagate; dove finiscono questi soldi? Stanno rifacendo il wi-fi, il bar, stanno tinteggiando i muri, ma non hanno i soldi per pagare le prestazioni dei liberi professionisti?”
Tra le vicissitudini raccontate a Savonanews emerge un quadro di sottodimensionamento rispetto alle proporzioni dell’azienda, con il personale di cucina unico accreditato come dipendente, mentre tutto il resto è affidato a liberi professionisti esterni, spesso costretti a svolgere molteplici ruoli e ad affrontare turni pesanti, soprattutto di notte quando la presenza garantita è descritta dai lavoratori come nettamente inferiore alle esigenze di una clinica di questo livello.