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Economia | 21 gennaio 2018, 20:00

E’ legale essere assunti in Romania e lavorare a Savona o a Sanremo?

Le aziende assumono gli operai italiani o stranieri in Romania perchè le tasse sono nettamente più basse

E’ legale essere assunti in Romania e lavorare a Savona o a Sanremo?

Per abbattere i costi del lavoro sempre piú imprese italiane assumono dipendenti con contratti della Romania sfruttando le norme europee, aprendo sedi legali delle loro aziende in Romania. Questo passaggio burocratico è sufficiente in alcuni casi per assumere dipendenti romeni e operare in qualsiasi paese europeo, in tutta Italia e quindi Piemonte compreso.

Capita a volte che alcuni dipendenti lavorino in Piemonte oppure in Liguria come muratori, elettricisti, piastrellisti, ma lo stipendio le venga pagato in lei, la moneta romena.

Molte volte sentiamo parlare romeno nei cantieri edili di Torino, e non sempre, ma a volte i contratti di subappalto sono affidati ad aziende romene oppure italiane con la sede in Romania che arrivano a Torino con i loro dipendenti romeni, con i loro mezzi di lavoro con targhe romene, eseguono un intervento per tornare poi in Romania.

L’operazione è assolutamente legale, la fatturazione è europea e i pagamenti avvengano tramite bonifici bancari nelle banche della Romania. Una situazione totalmente diversa è stata segnalata a Stradella, in provincia di Pavia, dove 70 dipendenti di un colosso internazionale della logistica sono entrati in sciopero a causa del contratto che erano stati obbligati a firmare. Per lavorare erano stati costretti ad accettare l’assunzione in Romania tramite una agenzia interinale romena da cui percepivano lo stipendio in valuta locale (solo 300 euro al mese) nonostante il fatto lavorassero in Italia La situazione di Stradella ha fatto scoppiare il caso, ma non é la prima volta che le aziende sfruttano le norme europee per pagare meno i dipendenti. Uno dei principi cardine dell'Unione Europea é la libera circolazione delle persone, delle merci e dei lavoratori.

Un torinese puó essere assunto in Germania e lavorare in Romania così come un ingegnere o un medico possono aprire uno studio in Spagna o in Romania senza particolari difficoltà. A volte queste leggi europee, sacrosanti, sono sfruttate dalle aziende per contenere le spese e le tasse che in Italia sono molto alte a confronto con la Romania, paese emergente con una delle tassazioni più basse dell’Europa. Questo é illegale, come é accaduto a Stradella, solo quando i dipendenti sono italiani e lavoravano in Italia per una ditta con sede italiana (anche se attraverso una agenzia interinale romena). La logistica è sempre stato un settore importante per l’economia piemontese e nei casi degli autotrasportatori invece tutto cambia. Alcune aziende piemontesi hanno creato società in Romania, acquistando mezzi di trasporto in Romania, con personale romeno e poi lavorano in tutta Europa, e questo non è assolutamente illegale. Ecco il perché dei tantissimi camion con targhe romene che incontriamo sulle autostrade piemontesi e sulle tangenziali di Torino. A volte capita che per continuare a lavorare un autista che ha la famiglia a Torino ed è italiano sia costretto a farsi assumere da una impresa con sede a Bucarest, con contratto e stipendio romeno, anche se poi la famiglia rimane in Italia e il guidatore gira per l'Europa.

Se le norme europee offrono in alcuni casi delle scappatoie alle imprese che cercano costantemente di aumentare i loro guadagni oppure semplicemente di non chiudere l’azienda, a Bruxelles stanno tentando di incentivare anche la creazione di un mercato europeo dei servizi bancari, assicurativi e delle telecomunicazioni ( abbattere il roaming è solo l’ultimo esempio). Se in grandi linee un cittadino residente a Torino puó farsi assumere in qualunque Paese europeo e una merce puó circolare liberamente, dovrebbe anche valere per i servizi. Un italiano residente a Pinerolo dovrebbe poter stipulare un contratto telefonico con una impresa di Parigi, una assicurazione con una di Praga e un mutuo con una Bucarest.

L'obiettivo é aumentare la concorrenza e abbattere i costi ma il confine tra quello che è legale e quello che non lo è, resta per ora molto sottile forse anche per una legislazione europea ancora in divenire.

Marian Mocanu

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