Economia - 12 marzo 2018, 11:00

Non fatevi fregare, il vostro tempo vale!

Il mondo del lavoro che funziona cerca oggi non solo competenza e capacità di "saper fare", ma certamente anche le solide relazioni e la reputazione che ciascuno può portare con sé in ogni azienda o nuovo progetto

Non fatevi fregare, il vostro tempo vale!

 

Quante volte vi è stato proposto di collaborare a titolo gratuito ad un progetto, quante volte qualcuno vi ha chiesto una mano con la promessa di tenervi presente in futuri incarichi importanti? In fondo, sono proprio queste relazioni a far nascere le reti tra imprese e professionisti con l'intento di condividere esperienze, contaminare idee e mettere a sistema competenze.

Quante volte gettare il cuore oltre l'ostacolo ed impegnarsi senza una legittimazione contrattuale porta ad un accrescimento della nostra reputazione professionale e della nostra capacità di negoziare uno stipendio più alto al prossimo giro? Ma quante volte vale la pena farlo? La risposta è forse scomoda, ma concreta: vale ogni volta che scegliamo noi di farlo!

Beninteso, ognuno deve fare la propria parte, animando il territorio che vive e permettendo a chi si occupa di diritti umani, emergenze e società civile di far sentire il calore della nostra disponibilità. Ma con certi limiti, dettati da buon senso. Ritagliare una parte del proprio tempo a chi ci chiede una mano oppure ad un'istituzione in difficoltà di risorse è senza dubbio un esercizio che tutti noi dobbiamo fare, ma nella giusta misura, capendo perché la persona ci chiede aiuto, senza perdere mai di vista il contesto della nostra quotidiana vita professionale. In caso contrario, rischiamo di essere utilizzati dal mercato e soprattutto ingaggiati da persone solo per la nostra voglia di fare e per la luce che ci brilla negli occhi, non tanto perché siamo capaci di fare bene ciò che loro non sanno fare. E proprio qui si concentra il concetto di valore del tempo.

Come mi ha insegnato un caro amico, quando ci si imbatte in qualcosa di "gratis", spesso si insinua il dubbio che il prodotto finale sia di scarso valore oppure si manchi di trasparenza. In più, il mercato percepisce la vostra gratuità e quindi - come fosse un algoritmo - ridefinisce la vostra posizione lavorativa in base a questa percezione. Per evitare il cortocircuito, anche l'impegno a titolo gratuito che genera valore per la comunità e il territorio in cui si realizza, dovrebbe contribuire a formare un punteggio certificato, per così dire un credito formativo, da mettere nel curriculum e, in qualche modo, da far valere. Per questo sarebbe interessante creare una banca indipendente che trasformi la passione del nostro contributo libero e gratuito in un ticket, una sorta di bilancio etico di noi stessi che oggi molte multinazionali prediligono.

Il mondo del lavoro che funziona cerca oggi non solo competenza e capacità di "saper fare", ma certamente anche le solide relazioni e la reputazione che ciascuno può portare con sé in ogni azienda o nuovo progetto. Ecco perché spesso chi non possiede queste caratteristiche cerca risorse competenti per raggiungere i propri obiettivi, chiedendo un impegno per periodi di tempo anche lunghi senza conferire alcuno stipendio, ma tristemente avendo il coraggio di firmare il progetto.

A chi non è capitato almeno una volta soprattutto quando si muovevano i primi passi sul lavoro? Se vi capita ancora almeno un paio di volte al giorno, non preoccupatevi e soprattutto non pentitevi di averlo fatto in passato, promettete piuttosto di stare più attenti in futuro. E anzi, fatene tesoro perché non immaginate quante cose avreste potuto fare in quelle ore di lavoro gratuito: leggere, frequentare un corso di formazione qualificato con docenti che vi riqualificano con le nuove competenze digitali indispensabili oggi in ogni settore, contattare persone a cui proporsi come nuovo social media manager, oppure semplicemente capire dove si muovono le vere opportunità che il mercato offre.

Chiedere un giusto riconoscimento economico per il vostro lavoro non solo è legittimo, ma soprattutto testa la fiducia che la controparte ha in voi e l'effettiva necessità di integrare le vostre competenze all'interno del progetto. Avete mai visto il direttore marketing di una azienda oppure la persona che ci rilascia la carta di identità elettronica andare a lavorare gratis? Ecco, questo è il senso.

Allora, quando incontrate qualcuno che vi racconta della straordinaria occasione che vi sta dando e quasi vi spinge a ringraziarlo per avervi dato l'opportunità di lavorare (gratis), cambiate aria! Se poi nelle 24 ore successive scoprite che qualcun altro ha preso il vostro posto, allora avete chiuso il cerchio.

La professionalità e il proprio valore aggiunto declinati nel contesto sociale, economico e civile in cui viviamo misura la nostra etica, la consapevolezza del nostro ruolo e il nostro livello di solidarietà, ma sino ad un certo punto. Perché, fidatevi, molto spesso sono i «no!» che diciamo a fare la differenza.

Ah, dopo l'ultimo progetto in cui avete regalato il vostro tempo, vi hanno poi chiamato?!

 

Enrico Molinari

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