La buona riuscita della personale di pittura della “anomala” artista savonese Dana Santamaria a Celle Ligure, nello spazio espositivo SMS Messaggi d’arte affiliato all’Arci, al 120 di via Aicardi, ha consigliato di prorogare la Mostra a tutto il 25 aprile prossimo.
Dana, savonese “doc” ma con Natale a Zurigo (è nata a Winterthur nel 1974) dopo il trasferimento dei suoi genitori per lavoro in Svizzera, consegue la maturità artistica a Savona e la laurea breve in economia gestionale; ma ciò che la caratterizza nella sua multiforme identità è l’essere atleta, amante della Madonetta e della Margonara, ambientalista praticante, sinergica al sua cane “Sandro”, gestore di una piccola panetteria di nicchia in quel di Albisola Superiore, come servizio alle tante vecchiette e anziane signore che abitano quel quartiere della Città della Ceramica.
Dana – che tutte le mattine dalla Villetta raggiunge Albisola in bicicletta in tutte quattro le stagioni e con qualsiasi condizione atmosferica – la puoi trovare ovunque vestita di tante versioni: professionale nel suo studio, disponibile dietro il banco della piccola bottega, al largo nel mare aperto dietro gli scogli della Margonara, intenta a pulire la spiaggetta della Madonetta, magari in mutande! Cosi è Dana, anomala, complessa, teutonica, determinata ma anche fragile come il suo corpo asciutto, riservata, discreta e sempre sulle sue; ma anche capace di slanci, divertente, spassosa e culturalmente attraente davanti a un buon pasto e un ottimo vino.
Dana, giovanissima inizia a frequentare quella fucina per nuovi artisti savonesi che è stata per anni la Galleria del Brandale del mitico Stelvio Roascio, vera opportunità per giovani trasgressivi, anticonformisti e controcorrente.
Esordisce in pittura con due personali proprio nella Galleria del Brandale, esterna pittura nel mitico Filmstudio di Mirko Bottero, poi espone in vari locali della Riviera e negli spazi culturali dedicati e nel 2017 consegue vari successi di pubblico, di critica e di vendita con le “personali” del Circolo degli Artisti di Pozzo Garritta, delle cellette del Priamar, nel Castello di Saliceto, nella Sala Mostre di Palazzo Nervi e a Celle; mentre ha in programma nuove personali a Genova e in altri circuiti del Paese.
La vita di Dana è stata una continua salita e risalita, un vissuto adolescenziale molto intenso ma anche difficile e sofferto; ancora oggi la sua esistenza (tra pittura, sport e bottega) fa i conti con la crisi economica e la difficoltà di coprire le quattro settimane del mese.
La sua connaturata esperienza di vita e le conseguenti contraddizioni esistenziali, segnano e informano la sua arte pittorica.
Ho visto i suoi Quadri, Il mio occhio si è fatto pittore per un tardo pomeriggio per scoprire dove sia il suo “messaggio” e ho anche provato a sbirciare la sua anima inquieta e a tentare di cogliere il suo “dentro” di Lei.Due mi sembrano i tratti in cui si oggettiva la sua arte: un ancoraggio ragionato alle correnti tra espressionismo e surrealismo con risultati spesso di grande impatto emotivo e visivo e l’uso estensivo e intensivo della penna biro (la Bic) che considera una sorta di estensione della sua mano con risultati non soltanto gradevoli ma di forte effetto artistico e di attrazione della mente e del cuore.
Nell’espressione pittorica di Dana, mi hanno molto colpito la vivacità dei colori sempre declinati in forme forti e passionali, la presenza (anche quando è assente) delle tematiche femminili e delle figure delle donne impegnate nei percorsi di liberazione, pari opportunità e emancipazione.
L’altro tema dominante della cifra concettuale della pittura di Dana, è il continuo richiamo (quasi un ossessione) del lungo treno come mimesi della vita e della sua dialettica dell’alternanza tra tesi, antitesi e sintesi.
Mi pare di aver capito che per Dana la nostra vita sia davvero come un viaggio in treno: Spesso si sale e si scende, ci sono incidenti, a qualche fermata ci sono delle sorprese piacevoli e a qualcun’altra profonda tristezza. Quando nasciamo e saliamo in treno, incontriamo persone, in cui crediamo, che ci accompagneranno durante tutto il nostro viaggio.
Altri trovano solo tristezza nel loro viaggio. E poi ci sono altri ancora sul treno sempre presenti e sempre pronti ad aiutare chi ne ha bisogno. Qualcuno ci lascia quando scende una nostalgia perenne. Qualcun altro sale e ridiscende subito, e lo abbiamo a mala pena notato… ci sorprende che qualcuno dei passeggeri, a cui vogliamo più bene, si segga in un altro vagone e che per questo ci faccia fare il viaggio da soli. Naturalmente non ci lasciamo frenare da nessuno, a prenderci la briga, di cercarli e di spingerci alla loro ricerca sul vagone che hanno voluto scegliere.
Insomma, il grande Mistero del viaggio è che non sappiamo quando scenderemo definitivamente, e tanto meno quando i nostri compagni di viaggio lo faranno, neanche colui che sta seduto vicino a noi. … Nella figura semantica del Treno, ognuno e tutti possono vedere ciò che vogliono!L’altra figura che emerge a una lettura attenta delle sue opere pittoriche, è la presenza compenetrante di Primo Levi e del suo romanzo “se questo è un uomo” del 1947; uno dei testi più importanti per la cultura del 900, per tre ragioni fondamentali: è una testimonianza importante di un periodo centrale della storia del 900, ossia la Seconda Guerra Mondiale, è il racconto in prima persona dell’esperienza in un campo di concentramento nazista, pone al centro l’importanza della memoria.