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Attualità | 25 aprile 2018, 07:30

Savona, fiaccolata del 25 aprile in P.zza Martiri, Antifascisti celebrano in P.zza delle Nazioni. Caprioglio: "Un corteo che divide" (FOTO E VIDEO)

Piccola contestazione per una festa che ha visto partecipare in Piazza Martiri circa 400 persone accorse dai quartieri delle Fornaci, Lavagnola, Rocca di Legino e Villapiana. Toccanti i discorsi dello studente Pietro Brondo e la dott.ssa Fernanda Contri. Segnali di vicinanza tra il sindaco e il profugo Chekh Seck.

Savona, fiaccolata del 25 aprile in P.zza Martiri, Antifascisti celebrano in P.zza delle Nazioni. Caprioglio: "Un corteo che divide" (FOTO E VIDEO)

"I valori che dobbiamo far nostri che ci hanno tramandato tutti coloro che si sono impegnati per riconquistare la libertà e poi i nostri padri costituenti che ci hanno dato la nostra Costituzione sono valori che uniscono tutti, credo che questo corteo divida".

Con queste parole il sindaco di Savona Ilaria Caprioglio ha voluto commentare la decisione del Coordinamento Antifascista Savonese di non partecipare alla fiaccolata  di Piazza Martiri della Libertà in cui sono confluiti i cortei dei cittadini provenienti dalle Fornaci, da Lavagnola, dalla Rocca di Legino e da Villapiana.

Il Coordinamento ha reso comunque omaggio insieme alle associazioni partigiane e alle altre realtà antifasciste del territorio partendo da Piazza Brennero e sfilando per la piazza ma per poi proseguire in Piazza delle Nazioni.

Scelta questa dettata da un malumore verso la giunta comunale che "nei gesti, nella retorica e nell'agire politico si rivelano ipocriti e nemici dell'antifascismo", probabilmente non è piaciuta anche la scelta di non finanziare (come giustificazione le casse vuote comunali), tranne le 4 corone d'alloro ai piedi dei monumenti principali, l'acquisto per le restanti 40 lapidi presenti sul territorio (l'anno scorso erano stati posizionati dei fiori), l'Anpi ha dovuto così autofinanziarsi tramite raccolta fondi dopo che l'appello del consigliere di Rete a Sinistra Marco Ravera rivolto in consiglio comunale ai colleghi per rinunciare al gettone di presenza da devolvere nella spese per le corone era caduto nel vuoto a parte il contributo di qualche membro della giunta e alcuni consiglieri della minoranza.

La celebrazione in Piazza Martiri ha comunque avuto un grande riscontro, circa 400 i cittadini presenti che hanno potuto apprezzare il solenne momento della deposizione della corona d'alloro, il silenzio, l'inno di Mameli e poi i discorsi sul palco tenuti dal sindaco Caprioglio, lo studente del Liceo Scientifico Orazio Grassi Pietro Brondo, il mediatore culturale Chekh Seck e Fernanda Contri, ex giudice della Corte Costituzionale.

"E' stata una festa molto bella - spiega il sindaco sul palco davanti ai cittadini, la giunta, le associazioni presenti e le istituzioni civili e militari - la Resistenza è patrimonio di tutti i savonesi, mi è piaciuto il duplice passaggio che ha affondato le radici nel passato nel mondo greco, il mio con il riferimento ad Aristotele sui legami, l'uomo è veramente libero se ha legami con la propria città, terra, con le persone oltre a quello della dott.ssa Contri su Solone. E' importante perchè ci fa comprendere che tutti noi dobbiamo tenere sempre alta la guardia e contribuire a quei valori di libertà e democrazia che ogni giorno sotto altre forme possono essere minacciate".

Speciale il discorso del giovane studente 19enne Pietro Brondo che ha fornito parecchia speranza nelle nuove generazioni: "Il 25 aprile è una festa, non che si segna sul calendario, ma si deve sentire dentro, perchè sentirne parlarne è facile è quasi banale, bisogna viverlo veramente, capire il vero significato, di quello che è stato e quello che deve sempre continuare a essere nel cuore e nello spirito di chi vive in un Paese come il nostro fondato su valori conquistati nel sangue e nel sacrificio umano che c'è stato 73 anni fa e che deve continuare a essere sempre. Per un futuro, per un avvenire di pace e solidarietà, libertà e come diceva il Presidente Pertini di giustizia sociale".

"Questi valori mi contraddistinguono li sento dentro di me, la mia famiglia me li ha trasmessi, cerco di spiegarli quando ne parlo perchè mi emozionano e suscitano un sentimento profondo, credo che siano importanti non solo per me ma per tutti i miei coetanei, per avere una classe dirigente che sappia cosa ha in mano e cosa deve trasmettere" continua Pietro tra gli applausi generali del pubblico.

"Il tempo della schiavitù è finito, noi vogliamo integrarci con voi per rendere l'Italia un paese migliore" dice il profugo Chekh Seck che nel suo discorso oltre a raccontare la sua storia non ha fatto mancare una visione "polemica" sulla diseguaglianza sanitaria che devono affrontare i migranti, non condivisa dal sindaco: "Noi abbiamo attenzione per tutti, la sanità non è competenza dell'amministrazione comunale, però noi cerchiamo di attuare l'integrazione e l'inclusione reale e attenta, il progetto dello Sprar minori è un'attestazione di consapevolezza reale e concreta non solo a parole".

Ha concluso la celebrazione la dott.ssa Contri, ex giudice della Corte Costituzionale e vedova di un partigiano: "Savona è una città di concordia che stasera festeggia la libertà, la Resistenza dobbiamo ancora realizzarla, ci vuole impegno, serietà e convivenza sociale. Le lettere dei condannati a morte contengono la voce di una parte di popolo consapevole della libertà, chi le leggerà vi troverà un'altra Italia".

Ecco la trascrizione integrale del discorso di Pietro Brondo: "Vorrei innanzitutto porgere i miei più sentiti ringraziamenti alle autorità e le associazioni della città di Savona, Medaglia d'oro al valor militare per la Resistenza, all'ANPI, all'ISREC, all’istituto scolastico che frequento - il Liceo Scientifico “Orazio Grassi”- e al Professor Angelo Maneschi che mi hanno permesso di esprimere questa sera un mio breve pensiero personale, in occasione di una celebrazione che ritengo di fondamentale importanza e profondissimo significato.

Quella che oggi ricordiamo non è una semplice ricorrenza da calendario: è una storia drammatica, per il sacrificio di tante vite umane nella lotta di Liberazione, per i tanti atti di umile eroismo, per la sofferenza delle popolazioni coinvolte. Oggi il nostro vivere civile, il nostro patrimonio di democrazia deve moltissimo a quei ragazzi.

Pertanto, è importante che noi giovani, i ragazzi di oggi e gli adulti di domani, ci avviciniamo a quelle storie per capire il valore di quanto è stato conquistato e per poterlo proteggere e difendere anche nel futuro, evitando il progressivo affievolirsi e offuscarsi del significato del 25 aprile, affinché i diritti conquistati con il sangue non possano mai essere banalizzati e dati per scontati.

Tenere viva la memoria del 25 aprile e della Resistenza, di chi si immolò per liberare il Paese dalla dittatura nazi-fascista, serve dunque a rendere omaggio a tutti coloro che diedero vita a quel grande moto di riscatto patriottico e civile, che culminò nella riconquista della libertà e dell'indipendenza dell'Italia, e a rinnovare l'impegno di coloro che hanno dedicato la vita all'affermazione dei valori della Resistenza.

Ma soprattutto, preservare la memoria di quei tempi serve ad evitare che simili tragedie possano ripetersi, ad aiutare chi non ha vissuto quelle atroci vicende a rifiutare ogni forma di sopraffazione, violenza e indifferenza ovunque si compiano degli atti che offendono la dignità dei popoli e degli individui.

Oggi, la questione dell'immigrazione rende più che mai doveroso fare in modo che nella comune e coerente adesione ai nostri principi costituzionali si costruiscano le basi per il dialogo, la convivenza pacifica e l'integrazione sociale e culturale nei confronti di chi, pur non avendo la nostra stessa storia, decide ogni giorno di resistere per dare dignità alla propria vita.

Essere eredi spirituali di un patrimonio di immenso valore come quello della Resistenza e della Costituzione repubblicana significa essere educati a comprendere le ragioni e i sentimenti dei nostri coetanei che allora scelsero di resistere, scelsero la via dei monti rifiutando l'adesione alla Repubblica Sociale; il sacrificio di migliaia di giovani italiani che presero le armi, non per odio ma per amore, consapevoli che la loro scelta era determinante per il futuro di una Patria libera e democratica.

Ma soprattutto significa far vivere quel bagaglio ideale, nel concreto, realizzando i sogni, i pensieri, le attese e le speranze di chi è caduto per la Libertà.

Significa che i tempi e le condizioni politiche, sociali, economiche, morali possono cambiare, ma quei fini di libertà, democrazia, pace e giustizia sociale vanno sempre perseguiti con ogni mezzo e con ogni strumento, anche adattandosi, nelle modalità, alle innovazioni politiche e culturali, ma restando fedeli ai principi e impegnandoci a renderli operativi nella realtà. Per questo motivo, i governi democratici del ventunesimo secolo dovrebbero aprirsi a una realtà inevitabile e rendersi conto che l’Unione europea, malgrado tutte le inefficienze e le carenze, resta un prezioso e fondamentale progetto politico, nato non a caso nel ferro e nel fuoco del Secondo conflitto mondiale per iniziativa di uomini dell’antifascismo come Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi.

Noi delle nuove generazioni, che abbiamo il privilegio di non aver assaggiato il sapore amaro di quei giorni sulla nostra pelle, non siamo affrancati dal dovere di guardare il Paese con la consapevolezza e l'orgoglio di ricordare sempre da dove veniamo, chi siamo e chi dobbiamo essere, con la coscienza critica, scevra da qualsiasi strumentalizzazione, di chi vuole, pretende ed esige che quei valori, più che mai attuali, vengano rispettati, messi in atto e resi sempre più concreti e tangibili.

Il rapporto tra i giovani e la storia, infatti, è un dato essenziale per garantire all'Italia un avvenire di libertà e progresso e la scuola, oggi soffocata dalle direttive ministeriali e dai problemi didattici, dovrebbe svolgere quel decisivo ruolo di educare e formare le future generazioni a essere un giorno cittadini consci dei propri diritti, dei doveri che essi hanno verso la comunità nazionale, rispettosi dei diritti degli altri, portatori di una coscienza di solidarietà e di pace, così come stabilisce la nostra inviolabile Costituzione.

Ragazzi di allora e ragazzi d'oggi uniti dal bene superiore della dignità umana nella pace e nel progresso sociale e civile, da valori che non sono mai acquisiti una volta per tutte, che la memoria storica ci ha portato e che oggi dobbiamo difendere e, spesso, riconquistare. Settantatré anni sono passati ormai dalla fine del fascismo e della lotta di Liberazione, ma la Resistenza non si è esaurita lì, la Resistenza continua ogni giorno nel cuore e nello spirito dei giovani “partigiani” che si schierano senza timore o vergogna in nome della democrazia e dell'antifascismo, difendendo e alimentando quotidianamente le pietre miliari della Repubblica Italiana con le proprie opere più che con la retorica delle parole".

Luciano Parodi

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