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Economia | 05 giugno 2018, 09:35

Auto, cibo, case e tempo: la nuova economia in cui si può condividere tutto

Sino a qualche anno fa offrire un passaggio ad uno sconosciuto oppure affittare la vecchia casa dei nonni affacciata su una baia di pescatori non era nemmeno ipotizzabile. Oggi, invece, è una solida realtà

Auto, cibo, case e tempo: la nuova economia in cui si può condividere tutto

 

Quante volte quando eravamo piccoli le nonne o le zie ci hanno vietato di accettare caramelle dagli sconosciuti. Senza dubbio si perdono nella memoria di ognuno di noi le situazioni in cui ci mettevano in guardia da brutte avventure e ci instillavano il buon senso della prudenza.

Fermatevi, sedetevi e prendete coscienza che il mondo da un decennio è radicalmente cambiato. Infatti, oggi capita di vedere le vecchie zie o le mamme di allora che, senza battere ciglio, salgono in auto con uno sconosciuto - magari con un passaggio prenotato dal figlio su una delle tante piattaforme di mobilità condivisa - e dimenticando di fatto quel buon insegnamento distribuito un tempo a piene mani. Oppure è sempre più facile trovare scrivanie di co-working “al volo” che trasformano un viaggio di lavoro in una città sconosciuta in un’esperienza condivisa in cui internet, stampante, macchinetta del caffè e soprattutto idee sono di tutti. È la sharing economy bellezza, una forma di economia che, anche in Italia, ha radicalmente trasformato le relazioni tra le persone.

Ma cosa è cambiato dalla fine del secolo scorso ad oggi? Come è potuto mutare in così poco tempo il paradigma di fiducia nei confronti di veri e propri sconosciuti che viaggiano con noi in auto, soggiornano in una delle nostre seconde case oppure si siedono insieme a noi a tavola e assaggiano cibi locali dopo averci trovato con una App?

È cambiato il concetto di reputazione, un valore prettamente offline, ma che a poco a poco è diventato la moneta con cui si misura l’affidabilità di imprese, prodotti e soprattutto persone. Perché la rete non dimentica nulla e presenta il conto se non si condividono i principi sacri della community come trasparenza, serietà, spirito di collaborazione, voglia di sperimentare, desiderio di scoprire e quindi di crescere. Se fai il furbacchione vieni recensito come tale, o addirittura vieni bannato dal sistema; e se invece risulti affidabile grazie ai tuoi feedback positivi, sempre più persone si affideranno a te. Per non parlare dei casi (neanche tanto) estremi in cui dalla fiducia si è passati al metter su famiglia!

La reputazione come nuova moneta di scambio è una delle cose più democratiche che esistano, perchè ha il vantaggio di poter essere coniata da tutti indipendentemente dalla propria ricchezza, dallo status sociale e dall’età. Troveremo quindi studenti universitari che condividono la stanza in centro a Milano con turisti di passaggio per un aiuto sull’affitto a fine mese, famiglie borghesi che vogliono animare tutto l’anno il vecchio casale per avere un po' di gente giovane intorno, oppure semplicemente qualcuno che ha una cosa che ora non gli serve, ma potrebbe essere utile a qualcuno altro. Quindi, il banchiere che stampa la moneta della reputazione è senza dubbio l’innovazione digitale che ha consentito la nascita di moltissime piattaforme online. Ad esempio, ora è possibile permettersi una notte in un appartamento affacciato su Piazza Navona senza pagare l’IMU di un anno, utilizzare una micro-auto elettrica nei centri storici al prezzo di un aperitivo, socializzare con culture lontane, ottimizzare i consumi ed aumentare la consapevolezza che l’economia è davvero circolare.

La spinta verso questo modo di vivere è stata dettata anche da un periodo di intensa crisi, ma, allo stesso tempo, il mondo social è stato capace di intercettare il desiderio di milioni di persone che hanno deciso di fidarsi delle community di cui fanno parte grazie al passaporto della reputazione digitale.

Con il tempo, poi i modelli di condivisione si evolvono, imparano dalla community stessa, diventano per così dire adattativi rispetto all’esperienza accumulata e quindi evolvono. Capiterà quindi sempre più spesso di vedere piattaforme di condivisione abitativa studiate esclusivamente per chi vuole soggiornare in una casa provvista di giardino, oppure per chi considera come abitazione una barca a vela di 12 metri ormeggiata in porto, inutilizzabile per il manager milanese nel periodo invernale, ma tetto glamour per una coppia di trentenni. Morale: la barca ha due giovani guardiani autorizzati ad organizzare di tanto in tanto piccoli aperitivi con gli amici e il manager si paga le spese di ormeggio.

Insomma, il fenomeno è virale e in continua evoluzione, tanto che la regolamentazione è spesso chiamata in causa per dare certezze in un mercato nato solo grazie alla forza delle idee e della fantasia.

Ah, se questa sera dopo cena avete avanzato qualcosa, fate una foto al piatto, condividetela sulla bacheca di una famosa App di food sharing che collega tra loro vicini, negozi locali ed enti benefici, e dopo pochi minuti potreste sentire suonare il campanello.

Unica controindicazione? Potreste trovare così gradevole la coppia dei ragazzi o di nonni che avete appena conosciuto da invitarli a vedere la finale del Grande Fratello!

Enrico Molinari

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