Curiosità - 15 luglio 2018, 12:55

Dubitate del successo a tutti i costi, il futuro si costruisce anche sui fallimenti

E’ la sindrome del “supereroe” che nell’epoca digitale sembra essere un virus che ha colpito ciascuno di noi almeno una volta

Dubitate del successo a tutti i costi, il futuro si costruisce anche sui fallimenti

Nella vita di tutti i giorni facciamo i conti con mille attività, spesso senza trovare il tempo per imparare dai nostri errori o per celebrare i nostri successi. E’ la sindrome del “supereroe” che nell’epoca digitale sembra essere un virus che ha colpito ciascuno di noi almeno una volta.

Parole d’ordine: inossidabili, forti, indomiti, senza bisogno di riposare, dormire e mangiare, sempre aggiornati su ogni argomento anche lontano dalla sfera di competenza - perché, si sa, chi possiede le informazioni ha la capacità di influenzare - e immancabilmente di fatturare. In sintesi: sono i vincenti.

Tuttavia, se mai avremo la fortuna di incontrare un tale campione, sarà lui stesso a raccontarci il segreto del suo successo, ma con tono elegante, modesto e quasi dimesso. E’ la vera capacità dei leader di condividere le proprie esperienze senza farle cadere dall’alto, senza mettere l’interlocutore in una condizione di scontata inferiorità psicologica.

Diffidiamo, invece, da chi non ha mai avuto una battuta di arresto, un momento di crisi professionale oppure un pit-stop nella vita privata. Semplicemente perché non si possono vincere tutte le sfide che accettiamo, un meccanismo scritto nella natura delle cose prima che nella legge dei grandi numeri. Vivere sempre al top, mettere in evidenza gli incredibili traguardi raggiunti, i record di fatturati ottenuti oppure il proprio fascino magnetico, diciamoci la verità, diventa anche noioso.

Certo, sarebbe assurdo non frequentare persone capaci di creare, se pur con sacrifico, dedizione, passione e magari un pizzico di fortuna, una vita felice per sé (e solitamente anche per gli altri). Anzi, questi esempi positivi sono un faro la cui luce deve guidare nel tempestoso mare della vita, senza però farci perdere la consapevolezza che anche la luce più brillante ha bisogno di tanto in tanto di un po’ di manutenzione per continuare ad indicare la via.

Chi ha costruito un percorso davvero vincente ci racconterà senza timore di aver fatto molti sbagli lungo la strada e non farà fatica a condividere, persino gli errori peggiori per evitarci di commetterli. Fallire fa parte della vita quotidiana e dall’emozione di un “no” oppure di un “hai perso” possiamo imparare molto di più che da una vittoria 4-0. Dalle battute di attesto, si capiscono i propri limiti, si ridimensiona la propria visione di sé, si misura il grado di professionalità raggiunta e si pesa, perché no, anche la percezione del valore che gli altri hanno di noi.

Mettiamoci l’animo in pace, in ogni piega della nostra esistenza si celano piccole e grandi sconfitte, che ci accompagnano per tutta la vita, ma che ci permettono di migliorare continuamente. Perché chi è perfetto e senza macchia non è poi così affascinante e lascia sul campo una serie di emozioni indispensabili per crescere e per avere la capacità di coniugare il “saper fare” con il “saper essere”, per confrontarsi senza snobismo sia con il tranviere sia con il Capo di Stato.

Se ripercorriamo la storia di uomini famosi e dalle qualità eccellenti, vedremo come Steve Jobs venne licenziato dall’azienda da lui stesso fondata (la Apple Computer), Albert Einstein fu definito uno studente tutt’altro che prodigioso, Henry Ford fece fallire cinque società prima di fondare la nota casa automobilistica. Per non parlare di Michael Jordan, il miglior cestista di tutti i tempi, che venne scartato dalla squadra della scuola. Jordan la prese poi con filosofia, dichiarando: «nella mia carriera ho sbagliato più di 9.000 tiri, ho perso quasi 300 partite, per ben 26 volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l'ho sbagliato. Nella vita ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto».

Allora, sabato pomeriggio, ricordiamoci di giocare a tennis con un avversario migliore di noi, per imparare i trucchi e i colpi vincenti da utilizzare nel match successivo.

Pausa finita. Ora mi aspetta il tie-break immerso in una insolita e fitta nebbia padana con il mio amico Ugo. “Va bene Ragioniere, ricominciamo, batti Lei!”

Enrico Molinari

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