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| 15 agosto 2018, 11:07

Crollo ponte, il procuratore: "Non è stata fatalità, ma errore umano"

La Procura genovese ha aperto un fascicolo per disastro colposo e omicidio plurimo

Crollo ponte, il procuratore: "Non è stata fatalità, ma errore umano"

Il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi ha effettuato un sopralluogo nella zona del ponte crollato. La Procura genovese ha aperto un fascicolo per disastro colposo e omicidio plurimo. "Non è stata una fatalità, ma un errore umano", ha commentato il procuratore al termine del sopralluogo. "Noi dobbiamo rispondere a una sola domanda: perché è successo? - ha detto il magistrato - Questo è il nostro compito e per farlo faremo tutto quello che è necessario".

"Quando sarà terminata la fase di ricerca delle vittime e di eventuali dispersi l'inchiesta entrerà nel vivo e si andranno ad analizzare tutti gli aspetti relativi alla progettazione, realizzazione e manutenzione del ponte", ha commentato il procuratore Cozzi. "I primi passi - ha spiegato  - serviranno per ricostruire tutte le opere che erano in esecuzione dal punto di vista della manutenzione e anche per capire cosa è accaduto quel giorno specifico, se c'è stata una causa scatenante". Nei prossimi la polizia giudiziaria acquisirà presso enti, società e gestori coinvolti a vario titolo tutti gli atti necessari.

"Il problema del ponte Morandi è che i tiranti sono stati costruiti in calcestruzzo e non in metallo, e che negli anni Sessanta non si metteva in conto che il calcestruzzo si degrada e poi collassa. Cinquant'anni fa c'era una fiducia illimitata nel cemento armato. Si credeva fosse eterno. Invece si è capito che dura solo qualche decennio". A spiegarlo è l'architetto genovese Diego Zoppi, ex presidente dell'Ordine genovese, oggi membro del Consiglio nazionale degli architetti.

"L'ingegner Riccardo Morandi era un grandissimo strutturista, ma col ponte sul Polcevera ha voluto forzare la mano staticamente - spiega Zoppi - Un ponte strallato è sostenuto da tiranti di metallo. Morandi, con la sua grande competenza in fatto di statica, volle farli in calcestruzzo. E' una soluzione ardita, perché il cemento lavora in compressione, mentre in trazione si usa il metallo. Il suo ponte era finito sulle riviste specializzate per questo". 

"Quello di cui non si teneva in conto all'epoca - continua Zoppi - è che, con le continue vibrazioni del traffico, il cemento si microfessura, e lascia passare l'aria, che raggiunge la struttura interna di metallo e la fa ossidare. Viene quindi meno la funzione originaria del cemento, che dovrebbe proteggere l'acciaio. Il ponte per questa ragione ha sempre richiesto grossi lavori di manutenzione. Era molto costoso da gestire". Per l'architetto "l'Italia costruita negli anni '50 e '60 ha urgente bisogno di ristrutturazione. Il pericolo di crolli è sottostimato. I manufatti costruiti in quell'epoca stanno arrivando a un'età in cui diventano a rischio".

rg

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