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| 15 agosto 2018, 13:47

Ponte Morandi, Rossi: "Anni di domande senza alcuna risposta"

L’ex senatore: “Per quattro volte segnalai le criticità del Ponte Morandi e dell’intero tratto autostradale. Mai nessuna replica”. Il primo atto nel 2013, l’ultimo nel 2017. In mezzo silenzi, oggi pesanti come le macerie

Ponte Morandi, Rossi: "Anni di domande senza alcuna risposta"

“Per quattro volte mi sono occupato del Ponte Morandi, lanciando l’allarme senza mezzi termini. Per quattro volte non ho ricevuto alcuna risposta”. Maurizio Rossi, editore di Primocanale, una vita dedicata all’informazione e alla comunicazione, è stato senatore della Repubblica tra il 2013 e il 2018, nella diciassettesima legislatura, per Scelta Civica.

Da sempre ha avuto a cuore i temi delle infrastrutture, dell’industria e del turismo. E’ stato membro dell’ottava Commissione permanente - Lavori Pubblici e Comunicazioni. Tutti i suoi interventi sono verbalizzati nella sua scheda parlamentare.

Rossi li riassume a voce: “Ho iniziato a segnalare il problema del Ponte Morandi nel 2013, quando il ministro delle Infrastrutture era Maurizio Lupi. Poi l’ho rifatto nel 2015 e nel 2016, e un’ultima volta poco prima del termine della legislatura. Nessuno ha mai dato un cenno. Mai voluto approfondire la questione. E’ rimasta semplicemente agli atti. E oggi piangiamo decine e decine di morti”. Rossi ammette: “Mai avrei pensato a un collasso del genere. I problemi c’erano, ed erano enormi. Ma la ‘vita’ del ponte si è chiusa nella maniera più tragica”.

Secondo l’ex senatore, i segnali di criticità erano evidenti: “Il ponte sopportava un carico molto superiore rispetto alla sua portata. Era stato progettato per volumi di traffico nettamente inferiori. Quando, passando da Sampierdarena, si vedevano lassù tutti quei tir e le auto ferme in coda, l’immagine faceva una certa paura”. Impressioni e stati d’animo che Rossi tradusse concretamente in atti parlamentari. Uno di questi è numerato 4-04712, datato 20 ottobre 2015. La seduta è la numero 525.

Rossi si rivolge al ministro dei Trasporti. “Molti tratti autostradali liguri - si legge nel testo - non sono conformi alle normative di sicurezza europee e, nelle ore di punta, si verificano continuamente code di decine di chilometri, rallentamenti e numerosi incidenti che bloccano l'area intorno a Genova”. 

Eppure, “le tariffe su tali tratti sono fra le più elevate del Paese”. E, “sul nodo autostradale di Genova è noto il grave problema del ponte Morandi che attraversa la città e del quale non si conosce la sicurezza nel tempo. Risulta pertanto indispensabile procedere con sollecitudine a cantierare il progetto denominato ‘gronda di Genova’, per il quale la società Autostrade ha già in cassa le risorse necessarie per iniziare i lavori derivanti dagli aumenti tariffari concordati in cambio della concessione ottenuta”. Nella stessa interrogazione, Rossi ricordava anche che “la rete ferroviaria ligure risulta essere ancor più disagiata di quella autostradale e rappresenta proprio a giudizio dell'interrogante lo svantaggio competitivo a cui lo Stato ha condannato la Liguria privilegiando altre tratte e quindi altre regioni”. E citava “la ben nota e gravissima situazione del binario ferroviario unico ligure che collega Italia e Francia. Una situazione che attende una soluzione dal dopoguerra. Oltre al collegamento su rotaia Genova-Roma, che deve essere almeno a media velocità, cosa tecnicamente possibile anche sugli attuali binari”. 

Un quadro impietoso, eppure molto obiettivo e realistico. Rincarato l’anno successivo. L’atto è il numero 4-05731, interrogazione a risposta scritta (mai arrivata), ancora al ministro dei Trasporti (28 aprile 2016, seduta numero 618). Qui Rossi è ancora più diretto: “La situazione viaria della città di Genova e del ponente ligure è da anni critica a causa della carenza di infrastrutture ferroviarie (è noto il binario unico in zona Andora) e autostradali. Queste carenze infrastrutturali comportano gravi criticità di traffico tanto che, in diversi orari di ogni giorno, il tratto Pegli-Genova risulta totalmente congestionato da mezzi privati in transito e commerciali sia in transito che in entrata ed uscita dal porto di Genova”. Il senatore fa presente che “l'iter amministrativo per la costruzione della gronda, oggi inspiegabilmente fermo, inizialmente era stato ben impostato. Infatti, sul tema si svolse un débat publique che all'epoca coinvolse la popolazione genovese. Questo istituto, utilizzato forse per la prima volta in Italia, fu accolto favorevolmente dalla città e consentì di ‘non far calare dall'alto’ una scelta politica così importante e invasiva per la viabilità e per il territorio. Venne così deciso il tracciato dell'opera in modo condiviso”. 

Poi la denuncia: “Il viadotto Polcevera dell'autostrada A10, chiamato ponte Morandi, è un'imponente realizzazione lunga 1.182 metri, costituita su 3 piloni in cemento armato che raggiungono i 90 metri di altezza che collega l'autostrada Genova-Milano al tratto Genova-Ventimiglia, attraversando la città sulla val Polcevera. Recentemente, il ponte è stato oggetto di un preoccupante cedimento dei giunti che hanno reso necessaria un'opera straordinaria di manutenzione senza la quale è concreto il rischio di una sua chiusura; se non si predispone immediatamente una nuova strategia stradale di più ampio respiro del capoluogo ligure, i mancati lavori di realizzazione della gronda sommati alla possibile futura chiusura totale o parziale del ponte Morandi determinerebbero inevitabilmente il collasso dell'intero sistema viario genovese”. 

Così Rossi chiedeva se “società Autostrade ritenga di mettere a norma di sicurezza, secondo gli standard europei, la rete autostradale ligure, con particolare riguardo proprio al tratto tra Voltri e Genova che comprende l'uscita per l'aeroporto e il ponte Morandi, ad oggi fuori dalle normative comunitarie così come altre parti delle autostrade liguri; quale sia in dettaglio l'attuale situazione dei lavori di messa in sicurezza del ponte Morandi, quali siano gli interventi che ancora devono essere realizzati e se gli interventi saranno tali da comportare gravi disagi alla circolazione della città e quale sia la tempistica di fine lavori; se corrisponda al vero che il ponte Morandi, viste le attuali condizioni di criticità, potrebbe venir chiuso almeno al traffico pesante, entro pochi anni, gettando la città nel totale caos”. 

Oggi quella prospettiva si è avverata. Non lo ha deciso Autostrade, né il Ministero. Né alcun essere umano. Ci ha pensato un cedimento interno. A mettere la parola fine all’infrastruttura, nella maniera più tragica. Rossi è costernato: “Non ho parole. Posso solo esprimere la massima vicinanza alle famiglie delle vittime. E a tutta la città di Genova. Speriamo di poterci rialzare anche questa volta. Ma sarà davvero molto dura. Penso alle conseguenze per il porto. E per il lavoro. E mi vengono i brividi”. 

Il resto è contenuto nell’ultima interrogazione (sempre senza replica), la numero 4-07300, datata 30 marzo 2017 (seduta 797): “L'intero tratto autostradale ligure ed in particolare la Savona-Genova è caratterizzato da una strada molto tortuosa con numerose gallerie, che impegnano notevolmente i conducenti di auto e TIR alla guida. Questo tratto autostradale è ormai da molti anni inadeguato e sembra che sia fuori dalle norme di sicurezza, secondo la normativa dell'Unione europea. Vari governi che si sono succeduti nel tempo non sono stati in grado di porvi rimedio. Quali progetti ha fatto il concessionario per ridurre al minimo le problematiche, che continuamente si manifestano, visto che da 30 anni questa autostrada deve essere adeguata? Quali sono gli investimenti effettuati e programmati, visto anche il costo molto elevato della tratta in termini tariffari? Quale priorità abbia dato il Ministero a tale arteria, che collega Italia e Francia, considerato che è il collegamento fondamentale per i porti di Genova e Savona, nei quali i traffici sono in aumento e considerando che, sulla medesima autostrada, si sposta il traffico turistico che segna pesantemente l'economia della regione? Il Ministro in indirizzo ravvisa responsabilità di società Autostrade, concessionaria del tratto autostradale Savona - Genova, ai fini della garanzia della sicurezza? Quali provvedimenti immediati si intende prendere per mettere in sicurezza l'autostrada nell'immediato e con progetti da attuare nel tempo minore possibile?”. 

Domande, domande, domande. Le risposte, come constatato in una sciagurata mattina di metà agosto 2018, non solo mancate solamente negli atti. Ma pure nei fatti. 

Alberto Bruzzone

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