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Albisolese | 18 agosto 2018, 16:01

Albissola Marina: oggi l'inaugurazione di “Ascoltando il suono dei miei pensieri”, la mostra di Francesco Voltolina

Appuntamento fino al 15 settembre presso il Centro Culturale Eleutheros in via Colombo 23

Albissola Marina: oggi l'inaugurazione di “Ascoltando il suono dei miei pensieri”, la mostra di Francesco Voltolina

A distanza di vent’anni dalla sua ultima mostra personale alla Galleria Neon di Bologna, Francesco Voltolina è invitato da Giuliana Marchesa ad esporre al Circolo Culturale Eleutheros di Albissola Marina. L’invito non nasce per caso, ma è la risposta ad un’insolita circostanza. Nel mese di agosto dello scorso anno Francesco aveva avuto modo di visitare lo spazio espositivo. Nello scambio di idee avvenuto con Giuliana si era ricordato che un anno prima, durante una seduta di psicoterapia in cui era stata utilizzata l’ipnosi, gli era apparsa l’immagine nitida di una sua mostra. Nato in quell‘occasione, l’invito di Giuliana ha creato il presupposto per dare forma a quanto sarebbe altrimenti rimasto semplicemente un’ immagine mentale.

“Ho sempre pensato che le immagini, che in certe circostanze nascono in noi, non ci appartengano. Ci sono state consegnate e noi abbiamo il solo compito di dare loro corpo, di trovare la miglior soluzione in termini di forma, garantendo il più possibile una precisa aderenza all'intuizione originale. Mantenere questa fedeltà - questa onestà - non è facile, distratti come siamo dalla seduttiva attrazione esercitata da soluzioni più facili e mondane. Ogni immagine richiede uno sforzo, dei tentativi a volte falliti, fino a trovare la giusta forma. A volte ci fermiamo troppo presto, a volte andiamo troppo oltre, si deve trovare la giusta misura. Le immagini, quando compiute, se funzionano determineranno tracce di memoria. Come hanno abitato in noi abiteranno anche chi ha saputo accoglierle. Ci sono anche tanti fuochi fatui che si spegneranno presto. Il processo di decantazione ne metterà in luce la vera natura. Quando autentiche, queste immagini possono riaffiorare - anche dopo molto tempo - sollecitate dal nostro incontro con ulteriori immagini con cui creano una risonanza. Non è mai una questione di primato, semmai un fatto positivo che conferma l’intrinseca potenzialità di un’immagine, il suo valore collettivamente condivisibile. Abbiamo spesso contatti con sfere a cui non solo noi possiamo accedere; è quindi naturale il verificarsi di continue coincidenze apparentemente inspiegabili, sfere in cui le idee persistono autonomamente come presenze. Le immagini sono anche cariche di elementi che si legano a precisi momenti della nostra esistenza, conservano pertanto una carica emotiva o di affezione. Esiste una dimensione dell’arte quindi che ha più a che fare con un aspetto immateriale, una dimensione diversa dalla conservazione fisica dei manufatti, ed è questa la dimensione che mi interessa maggiormente indagare”.

Le opere presentate sono state realizzate nel corso dell’ultimo anno. La scultura dal titolo “Fontana” restituisce in modo fedele l’immagine ricevuta sotto ipnosi. Alcuni lavori fotografici sono immagini, scattate in Giappone, che documentano una particolare pietra presente nella foresta che circonda il Kamigamo Jinja, santuario scintoista a nord di Kyoto. Nella fase più arcaica i culti scintoisti erano esercitati in luoghi naturali e i Kami, le divinità, erano associate a elementi della natura, molto comunemente alberi o pietre, che ne identificavano la presenza o la loro manifestazione sulla terra. In un altro caso la fotografia ha come soggetto un albero: quest’immagine è stata scattata nella foresta di Ise, altra località particolarmente sacra ai giapponesi. In alcune di queste immagini sono stati inseriti simboli geometrici che hanno forti analogie con gli yantra della tradizione tantrica indiana. Questi lavori hanno un rapporto diretto con la meditazione e l'Antroposofia, in particolare con metodi, strumenti ed esercizi che facilitano l’accesso ad una dimensione non ordinaria di coscienza; uno stato che come l’ipnosi facilita l’attivazione della nostra capacità intuitiva. A queste opere si affiancano alcuni lavori dove ricorrente è la presenza delle api, lavori che vogliono stimolare una riflessione sulla moria di questi insetti e più in generale degli insetti impollinatori, un tema già toccato in opere del passato e che oggi appare ancor più drammaticamente attuale. L’utilizzo in agricoltura di certe sostanze chimiche, può provocare la morte diretta, o generare negli insetti danni neurologici irreversibili che portano progressivamente alla perdita della capacità di orientamento e di conseguenza alla morte. La mostra vuole quindi evidenziare come alla progressiva perdita di orientamento dell’uomo corrisponda la perdita di orientamento degli insetti, come di molte altre specie animali.

Francesco Voltolina, nato a Ravenna nel 1960, vive e lavora a Milano. Dopo essersi diplomato in scultura all’Accademia di Brera con Alik Cavaliere nel 1982, a New York fa da assistente a Mario Merz per la realizzazione delle opere esposte nel febbraio ‘84 alla galleria Sperone Westwater. Nel 1988 intraprende l’attività didattica a Brera come assistente di Luciano Fabro. Nel 1989 è tra i fondatori del Gruppo di Lazzaro Palazzi. Nel 1995 con Eva Marisaldi realizza, presso l’Ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano, il progetto “Esercizi facoltativi”, un laboratorio indirizzato ad utenti psichiatrici. Ha esposto a: “Ennesima”, a cura di Vincenzo de Bellis, La Triennale di Milano, 2015; “Circolare”, progetto di Eva Marisaldi e Enrico Serotti per la Fondazione Galleria Civica di Trento, 2009; “Incursioni”, a cura di Luca Vitone, Link, Bologna, 1998; “La porta della femmina oscura” , Galleria Neon, Bologna, 1998; “G.A.M.e”, a cura di Gino Gianuizzi, Galleria Comunale d’Arte Moderna, Bologna, 1997; “Obiettivo Italia”, a cura di Ludovico Pratesi, Galleria Il Cortile, Roma, 1997; “Ocina Italia. La Rete Emilia Romagna”, a cura di Renato Barilli, varie sedi tra cui Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna e Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Castel San Pietro Terme (BO),1997; “(Il) corpo (h) a corpo”, a cura di Stefano Giovanazzi, MART - Palazzo delle Albere, Trento, 1997; “Linea Maginot”, a cura di Silvia Grandi e Guido Molinari, ArteFiera, Bologna, 1996; “A stable unsatisfactory relationship”, a cura di Emilio Fantin, Link, Bologna, 1996; “Concert Show de Noël”, a cura di I. Romain, Le Faubourg Espace d'Art Contemporain, Strasbourg (F), 1996; “XII Quadriennale Italia 1950 - 1990. Ultime generazioni”, partecipazione su invito di Cesare Pietroiusti, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 1996; “È nella mia natura”, Neon, Bologna, 1996; “Senza uscita”, a cura di Federico Tanzi Mira, Openspace Arengario, Milano, 1996; “Out of Order Aperto '95”, a cura di Roberto Daolio, Galleria Comunale d’Arte Moderna, Bologna, 1995; “Numero Civico”, a cura di Elena Boccini, Silvano Brugnara, Lucia Farinati, Stefano Giovanazzi, Barbara Mosna, la mostra si è tenuta in diverse abitazioni e luoghi pubblici della città di Rovereto, 1994; “Domestic violence”, a cura di Alison Sarah Jacques, abitazione di Giò Marconi, Milano, 1994; “Decostruzione del quotidiano”, Galleria Milano, Milano, 1992; “Dreiäugig”, Sammlung & Galerie Nöth, Stuttgard (D), 1991; “AVANBLOB”, Galleria Massimo De Carlo, Milano, 1990; “Cura dell’alimentazione” Care Of, Cusano Milanino (MI), 1990; “Col passo del viandante mi avvicino prima delle parole”, Spazio di Via Lazzaro Palazzi, Milano, 1990; “Venticinque per trentacinque miglia”, Spazio di Via Lazzaro Palazzi, Milano, 1989.

c.s.

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