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Albenganese | 21 agosto 2018, 13:20

Inizia oggi la festa musulmana del sacrificio. Piccardo: "In 28 anni non ho mai visto macellazioni illegali"

In molti ad Albenga dove la comunità musulmana è particolarmente nutrita "temono" di poter vedere animali sgozzati. Piccardo:"Abbiamo ricordato di non farlo perchè illegale e pericoloso anche per la salute". Un ricordo oggi anche a Genova

Inizia oggi la festa musulmana del sacrificio. Piccardo: "In 28 anni non ho mai visto macellazioni illegali"

Inizia oggi la festa del sacrificio, una delle più importanti ricorrenze per i musulmani.

Oggi si ricorda il sacrificio che fece Abramo il quale, messo alla prova da Dio che gli chiese di uccidere suo figlio, decise di obbedire.

All’ultimo, però, Dio sostituì il figlio con una pecora proprio quando il padre stava ormai per sgozzarlo, segnando un punto di rottura e la fine di ogni sacrificio umano.

Spiegato il significato religioso di questa ricorrenza, in diversi cittadini ad Albenga, dove è presente una comunità musulmana particolarmente nutrita, temono di dover assistere a scene poco piacevoli con agnelli sgozzati su terrazzi o tra le vie.

Proprio per  sfatare questa preoccupazione abbiamo voluto intervistare Hamza Roberto Piccardo da anni uno dei simboli della comunità musulmana italiana e per oltre venti anni dirigente della UCOII, la principale organizzazione musulmana italiana.

In cosa consiste questa ricorrenza?

“‘Id adha è la celebrazione del sacrificio di Abramo che stava per sacrificare suo figlio, che venne però sostituito con una pecora. La festa si celebra nel mese del Pellegrinaggio. La festa del sacrificio dura 3 giorni ed è un po’ paragonabile alla Pasqua per i cristiani. In teoria sarebbero dei giorni di festa per i musulmani, ma siccome non sono ricorrenze riconosciute qui, ci siamo riuniti questa mattina alle 7,30 e poi ognuno è tornato al proprio lavoro.”

Ma si sacrificano davvero animali?

“È usanza sacrificare un agnello e darne una parte ai poveri, ma io stesso ho ricordato di non macellare animali privatamente per due motivi, innanzitutto perché è illegale e poi per la salute. Se non vi sono gli adeguati controlli veterinari, infatti, questa pratica può essere anche molto pericolosa. In occidente, tra l’altro, non è assolutamente necessario farlo,ma ci si può affidare a strutture organizzate. Devo dire che sono 28 anni che partecipo a questa festa e non ho mai visto macellare un animale in queste occasioni. Non posso certo assicurare con certezza che qualcuno non decida di acquistare un animale e portarlo in montagna e sgozzarlo, ma posso garantire che noi specifichiamo chiaramente di non farlo.”

Come si rispetta allora la ritualità del sacrificio?

“Ci sono diversi modi, come detto basta rivolgersi a macelli organizzati ed autorizzati o fare come ho fatto io ed alcuni altri fedeli. Ci siamo rivolti ad organizzazioni ONG che operano in Paesi che vivono situazioni difficili e particolari donando la somma necessaria per fare il sacrificio a mio nome e al contempo nutrire e dare della carne da mangiare a quelle popolazioni. Io ad esempio mi sono rivolto a organizzazioni che operano i Mali e Niger e così è stato”.

Quale il messaggio che si vuole lanciare in particolare oggi?

“Io oggi durante il mio sermone ho voluto ricordare come Allah abbia sostituito il figlio di Abramo con l’agnello. Il messaggio profondo è che nessun essere umano deve essere sacrificato in nome di Dio. Un messaggio particolarmente importante sopratutto ai giorni d’oggi dove si parla di terrorismo e attentati.”

Specificato il significato della ricorrenza occorre ricordare che diverse comunità musulmane  in questa giornata di festa hanno voluto lanciare un messaggio e fare un momento di riflessione anche in relazione al crollo del ponte Morandi di Genova.

Sul punto abbiamo sentito Lara Bisconzo presidentessa dell’associazione “Donne e Mamme Musulmane” : “In questi giorni abbiamo raccolto materiale scolastico e giochi per i bambini di Genova e abbiamo affidato il materiale raccolto ai City Angels. Molti di noi sono liguri, altri comunque vivono qui da molti anni, ci sentiamo particolarmente vicini al dramma di Genova”.

Mara Cacace

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