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Economia | 03 settembre 2018, 10:30

Vacanze finite, ora siano benvenute idee e concretezza per le importanti scelte italiane

Ricaricate le pile e tornati in città con una bella abbronzatura è il momento di contribuire alle scelte che aspettano il nostro Paese. Ricordando che al di là di spread e contratto di Governo, l’Italia è di tutti noi.

Vacanze finite, ora siano benvenute idee e concretezza per le importanti scelte italiane

Dubitate di chi sul lavoro o nelle frivole discussioni da bar dice di non aver bisogno di staccare la spina e di riposare. E addirittura esibite il vostro sorriso più delizioso per chi sfoggia, come se fosse un trofeo, la propria perpetua reperibilità online, quasi fossero tutti cardiochirurghi. Qualche giorno di vacanza, invece, contribuisce a recuperare una visione delle cose più obiettiva e concreta da applicare poi nella vita professionale e personale. Oppure nelle scelte istituzionali che impattano su più di 60 milioni di italiani spaventati dai venti di guerra all’orizzonte delle piazze finanziarie, dagli eterni slogan ad effetto che colpiscono la pancia più della razionalità o dalla difficoltà a capire veramente cosa sia lo spread.


È ora di prendere posizione. Se da un lato lo esige il senso civico di ognuno di noi, dall’altro lo impone la consapevolezza che - seppure in mezzo a mille difficoltà che ogni giorno sembrano venire a galla in questa nostra vecchia e cara Italia - abbiamo la fortuna di abitare un Paese che può ricominciare a fare la differenza.


Ma da dove ripartire concretamente per partecipare allo sviluppo del nostro Paese? E come trasformare la forza delle idee che da sempre connota l’Italia della qualità e della bellezza in posti di lavoro, migliore qualità di vita e capacità di vendere il proprio life-style in tutto il mondo?


Proviamo a ripartire dalle cose semplici. Pensiamo ad esempio che - senza disturbare serie teorie economiche - condividere e collaborare crea valore e genera ricchezza già nel breve periodo, mentre difendere la propria zona di confort e le rendite di posizione non paga mai. Se al desiderio di confronto e alla condivisione aggiungiamo un po’ di sana voglia di aprirsi alle novità e un pizzico di sano senso di appartenenza, allora saremo sicuri di rilanciare l’Italia come un prodotto di marketing globale.


Pensiamola esattamente così, come un prodotto i cui ingegneri, la forza vendita, i responsabili della comunicazione e gli amministratori delegati altro non siano che gli stessi cittadini italiani. Ognuno con la propria storia, il proprio background di conoscenza e quel pezzettino di codice in grado di costruire l’Intelligenza Artificiale che lo rende moderno, attraente e competitivo.


Chi di noi, conoscendo anche solo marginalmente il mercato dell’auto, dominato oggi da sistemi di guida autonoma e da innovazione ibrida, acquisterebbe un’autovettura EURO 0 alimentata da un motore a benzina di 5000 centimetri cubici? Nessuno. Il rischio è esattamente questo. Continuare a fare il tagliando ad un’auto, l’Italia, a cui in realtà servirebbe un meccanico Ferrari solo per garantire il tragitto casa-lavoro. Allora brutalmente, cambiamo l’auto, o meglio, mettiamoci a disposizione di un sistema che per riprendere a correre ha bisogno di legittimazione dal basso, consenso dei cittadini ed autorevolezza di riconosciuti leader che sappiano “vendere” il Prodotto Italia a livello globale.


L’informazione corre veloce e spesso ci restituisce uno scenario che racconta un’Italia acciaccata, poco innovativa e legata a vecchi schemi di potere in grado di bloccare la creatività anche al più illuminato degli imprenditori della Silicon Valley.

Ma l’Italia è molto più di questo. È il Paese in cui le Pmi sono il cuoio con con cui vestiamo il nostro stivale, in cui i giovani hanno imparato a trasformare le idee in startup e in cui agli imprenditori non manca (quasi mai) il coraggio di fare scelte di cuore e di portafoglio.

La domanda è: ancora per quanto?

 

Enrico Molinari

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