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Attualità | 22 dicembre 2018, 09:08

Archivio Storico di Finale: un tesoro nascosto tutto da scoprire

Qui è custodita tutta la storia del Finalese dai tempi del Marchesato del Carretto fino alla metà del Novecento

Archivio Storico di Finale: un tesoro nascosto tutto da scoprire

La recente mostra di Giovanni Pazzano dedicata alla cartografia storica e ai toponimi (leggi QUI e QUI) ha costituito una importante occasione per restituire visibilità ad una meravigliosa “perla nascosta” come l’Archivio Storico di Finale Ligure, custodito a Palazzo Ricci.

Noi di Savonanews ci siamo recati in visita presso questi spazi, aperti al pubblico nelle mattinate di martedì e venerdì. Una volta, questa mole enorme di documentazione (si parla, facendo un rapido conto, di oltre tremila faldoni) si trovava suddivisa e malamente ammucchiata nei più disparati uffici finalesi, in magazzini, soffitte e scantinati di immobili di proprietà del Comune. Fu Bruna Ugo, deceduta nel 1997, persona molto impegnata nel tramandare la cultura e le tradizioni locali (fu, tra le altre cose, la prima presidentessa dell’Associazione “Amici di San Lorenzo” di Varigotti), ad avere per prima l’idea di radunare e riordinare tutto questo antico e prezioso materiale. Un’opera di archiviazione nella quale Bruna Ugo fu ben presto affiancata da un altro noto e stimato intellettuale locale: Angelo Tortarolo, di Calice Ligure.

Tortarolo per ben 23 anni della sua vita, fino a pochi mesi fa, si è dedicato anima e cuore alla tutela dell’Archivio Storico. Grazie anche all’ottimo dialogo attivato con la Soprintendenza dei Beni Culturali della Liguria (con sede a Genova), grazie alla collaborazione con la dottoressa Francesca Imperiale, direttore della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Liguria (facente capo al Ministero dei Beni Culturali) e con professor Fabio Caffarena, della facoltà di Storia dell’Università di Genova, oggi l’Archivio Storico è dotato di un indice ed è consultabile.

Per la vastità di documentazione presente, esso è stato riconosciuto per legge con la qualifica di Archivio di Stato. Nelle sale di Palazzo Ricci è contenuta praticamente tutta la storia del Finalese, spesso non solo di Finale ma di comuni limitrofi, arrivando persino alla Val Bormida. Il materiale più antico risale al 1400, epoca del Marchesato del Carretto (protrattosi da poco prima del 1200 a poco prima del 1500) e, scorrendo queste antiche pagine, e con esse i secoli di cui ci narrano le vicende, troviamo i rapporti intercorsi con la Repubblica di Genova, il dialogo diplomatico con il Regno di Spagna, i contatti con la Francia Napoleonica e con il vicino Dipartimento di Montenotte. Nel ricco materiale cartografico riscopriamo gli antichi toponimi, negli atti processuali penali e civili (nei secoli passati i tribunali venivano chiamati “Curie criminali” e “Curie civili”, nessun contatto con l’accezione religiosa che ha questo termine oggi) possiamo ricostruire fatti di sangue e scandali economici. Ci sono interi censimenti, molto simili nella struttura, a quelli attuali, grazie ai quali possiamo scoprire i cognomi più diffusi (molti dei quali si sono tramandati fino a oggi), da quanti elementi erano composte le famiglie, fino a che età potevano studiare i giovani, che lavoro facevano i genitori e persino che cosa si mangiava. E non mancano le curiosità: oggi, per esempio, abbiamo il PRA (Pubblico Registro Automobilistico) che si occupa dell’immatricolazione e della radiazione dei veicoli, all’epoca c’erano degli appositi registri per i carri, i cavalli e i muli.

La documentazione raccolta arriva fino al 1959: nel 1927, poco dopo l’avvento del fascismo, i tre comuni indipendenti di Finalmarina, Finalborgo e Finalpia furono accorpati nell’unico comune di Finale Ligure. Ma attraverso i documenti custoditi scopriamo che essi, a loro volta, in periodi diversi tra il 1700 e il 1800, avevano accorpato tanti piccoli paeselli, tra cui Verzi, Gorra, Calvisio, Varigotti, Perti, che facevano tutti comune e con l’accorpamento furono trasformati in frazioni.

Oggi l’archivio storico, oltre ad essere stato usato dallo stesso Angelo Tortarolo per attingere al materiale di alcune sue pubblicazioni (ne citiamo una: “Il delitto di Calice”), è frequentato da numerosi storici locali che ne traggono informazioni per opere di saggistica. Tra gli esempi possiamo citare “Varigotti: inquietanti vicende di metà Ottocento” di Giovanni Peluffo, numerosi testi di Bruno Poggi, come “Storia dell’asilo di Finalborgo”, “I porti del Finale”, “Storia di Palazzo Vela”, “I Caduti finalesi della I Guerra Mondiale” e, attualmente in lavorazione, il seguito “I Caduti finalesi della II Guerra Mondiale”, per non parlare dei numerosi articoli su “Il Quadrifoglio”, il periodico culturale dell’Associazione “Celesia”.

Concludiamo ricordando che il Comune di Finale si è aggiudicato il bando “I luoghi della Cultura” della Compagnia di San Paolo con un progetto di riqualificazione di Palazzo Ricci (leggi tutti i dettagli nell’articolo QUI).

Alberto Sgarlato

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