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Attualità | 29 gennaio 2019, 09:30

L'artista Faé A. Djéraba da Finale Ligure a Manhattan con una mostra a febbraio

Faé A. Djéraba può vantare oggi due mostre permanenti a Torino e Venezia. Tra i suoi successi più recenti anche una collettiva al Forte di Santa Tecla a Sanremo

L'artista Faé A. Djéraba da Finale Ligure a Manhattan con una mostra a febbraio

Faé A. Djéraba, artista internazionale che ha ormai da tempo scelto Finale Ligure come suo luogo di residenza e punto di riferimento logistico, esporrà con due opere a partire dal 16 febbraio prossimo nella prestigiosa Saphira & Ventura Gallery di Manhattan, il “quartiere degli intellettuali” di New York celebrato anche da Woody Allen in uno dei suoi migliori film.

Non è la prima esperienza statunitense per Faé Djéraba, che già nell’ottobre 2018 ha partecipato ad una collettiva nella stessa galleria d’arte. E gli organizzatori dell’evento sono rimasti talmente colpiti in modo positivo dal talento di diversi artisti presenti da recarsi presso le gallerie Accorsi Arte di Torino e Venezia, dove Faé ha due mostre permanenti, per prendere nuovi contatti e tornare a collaborare.

Lo stile unico di Faé Djéraba non si può ingabbiare in una precisa corrente delle arti figurative: tutto parte dalla fotografia, che però diventa piattaforma di partenza per installazioni più complesse nelle quali si ritrovano a convivere gli oggetti più svariati, dagli specchi, ai drappeggi, fino a testi scritti su vari tipi di materiali.

Dallo stesso punto di vista fotografico, lo scatto in sé non è mai solo un’immagine, ma diventa un laboratorio di introspezione psicologica: sguardi che raccontano storie, occhi che si destrutturano fino a sembrare labirinti, distorsioni e riflessioni che svelano metafore del nostro inconscio. Perché proprio di questo si tratta: ogni foto è un viaggio, che parte dal vissuto del soggetto fotografato per spingerci a rielaborare ciò che è dentro ognuno di noi.

Attenzione, però: c’è il vissuto del soggetto, ma prima di tutto quello dell’artista. Faé A. Djéraba si descrive così: “Sono italo-franco-araba. Sono nata in Tunisia, dove però non ho mai vissuto e mi sono recata solo periodicamente per vacanza o per visite ai parenti, sono cresciuta in Francia, sono arrivata a vivere in Italia. Oggi il mio cuore è italiano, la mia testa è francese, il mio sangue è tunisino”.

Tutto questo traspare fortemente nelle opere di Faé Djéraba. In particolare il “sangue tunisino” si riflette nella bellezza dei tessuti damascati, dei drappi colorati, dei materiali che diventano scenografia degli scatti e delle installazioni. “Sono cresciuta in mezzo a questi tendaggi, a questi tappeti, a queste stoffe. Fanno parte delle mie origini, sono molto importanti per me”, racconta l’artista.

Ma c’è tutto di lei anche in altri dettagli, non solo nei materiali: “Mon oeil orange”, una delle opere che saranno esposte nella galleria newyorkese, evoca proprio lo sguardo meraviglioso, intenso, penetrante della fotografa. Mentre “Miroir” (cioè lo specchio), altra opera che andrà in America, torna su un tema caro all’artista, quello del doppio, del riflesso, ma anche di una “terza presenza”, accennata come un’ombra: è la presenza dell’inconscio, creatura virtuale e impalpabile dentro noi stessi, che ci accompagna guidandoci nel nostro cammino.

Tutte le opere di Faé Djéraba sono uniche, non c’è nulla di prodotto in serie. E anche le tematiche più ricorrenti - lo sguardo, l’inconscio, il vivere quotidiano - sono sempre declinate in una chiave ogni volta nuova.

Ad esempio, l’artista sta lavorando in questo momento a una serie di scatti sulla “traccia genetica”, intesa come percorso di identità che corre attraverso le generazioni. Questa rassegna sarà esposta in contemporanea con la Biennale di Venezia. “Noi siamo il nostro passato. Non dobbiamo rinnegarlo mai”.

E a proposito del passato, oggi si stanno osservando fenomeni nazionalisti e di intolleranza, dettati da un insieme di paure e di poca conoscenza e alimentati da un circuito di fake news che attraversano tutta l’Europa, rifacendosi a capitoli della storia mondiale che si speravano ormai chiusi. Commenta così Faé Djéraba: “L’arte non può e non deve stare zitta. Gli intellettuali devono tornare a ricoprire il loro ruolo, che è quello di stimolare le coscienze, di arricchire culturalmente, di invogliare alla riflessione. L’arte ha un ruolo ben preciso: quello di cercare delle risposte. Troppo spesso vedo artisti che interpretano la loro attività come un mestiere, come un guadagno. Non c’è nulla di male a vivere della propria arte, ma non si può ridurre tutto solo a questo. Si perde lo scopo primario di arricchimento individuale e collettivo”.

L’arte di Faé Djéraba è proprio questo: stimolo alla riflessione, non soltanto dentro noi stessi (tramite simboli come l’occhio e lo specchio), ma anche in merito all’ambiente che ci circonda. Ad esempio, una sua opera è interamente realizzata con cannucce di plastica che, unite tra loro, offrono giochi di riflessi e cromie suggestivi e del tutto inaspettati. Spiega ancora l’artista: “Entro due anni le cannucce di plastica saranno vietate per ragioni ambientali, per cui diventeranno un oggetto da museo. Quindi, perché non trasformarle in un’opera d’arte fin da subito?”

Interazione e riflessione: queste, concludendo, potrebbero essere le due chiavi che vi apriranno le porte alla lettura della poetica visiva di Faé Djéraba.

Tra gli eventi passati di maggiore rilevanza ricordiamo la sua opera dal titolo “Stanze immaginarie”, un gioco di specchi esposto nell’ambito della collettiva “Stanze. Fotografie oltre la soglia” svoltasi nel 2018 nelle sale del Forte di Santa Tecla a Sanremo, ed una esposizione a Londra. Sono imminenti tante novità interessanti in Italia e in Francia, ma per adesso non possiamo svelare ancora nulla. Gradualmente verranno annunciati i prossimi appuntamenti.

 

Alberto Sgarlato

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