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Curiosità | 25 febbraio 2019, 13:10

I testi bacati nella piana di Quiliano

Il testo redatto da Bruno Chiarlone Debenedetti

I testi bacati nella piana di Quiliano

Il filo del racconto che si dipana sulla carta o nella mente è molto esile ma resistente, quasi invisibile, soprattutto nel rapporto con gli altri contadini della piana di Quiliano e le parole vivaci ma superflue che si sono aggiunte nelle righe immobili del libro e si sono incastrate tra le scritte appese agli albicocchi in fiore, hanno peggiorato decisamente la situazione.

Il brain storming  un bel giorno mi ha imprigionato, con le mie stesse parole tutte sparse tra le viti di granaccia, nella bozza fluente del lungo racconto caduto nei fossi che si è trasformato inspiegabilmente in un bozzolo insidioso.

Il filamento della larva filatrice [baco da seta] si stava asciugando in fretta e dopo aver costruito il bozzolo giallo. Mi sono accorto, al risveglio, di esservi sprofondato dentro, nudo fino alla cintola; sono rimasto fermo per qualche mezzora come preso da un torpore creativo ma poi come mi muovo per uscirne, scivolo ancora di più verso il fondo della matassa serica che mi calza come un guanto stretto; di un fatto ero certo: da solo non sarei potuto uscire da quella trappola incredibile nelle vigne di Quiliano.

Il mio racconto di fondo invece procede e si ispessisce anche se oramai sono bloccato nel bozzolo giallo fino alla cintola, come in un rigido sacco a pelo molto aderente che mi impedisce di muovermi; quando la trappola è scattata non mi sono accorto come è stato, che cosa l’abbia fatta scattare, non so bene come mai, né quando ciò è successo: ci sono scivolato dentro senza preavviso, inoltre non c’è nessuno nei paraggi che io possa chiamare e con le mie sole forze non riesco ad uscirne; riesco solo a pensare la scrittura, a scrivere nella mente, a prendere appunti mentali, libero di parlare e di pensare, come un uomo in gabbia;

Non riesco ancora a capire per quanto tempo dovrò restare in questa situazione che mi ha immobilizzato in queste fasce di Riviera ma il solo fatto di essere catturato da questo bozzolo come una preda mi inquieta e mi rende vulnerabile.

Per uscirne ho capito che dovrò eliminare dal pensiero la paura della trappola, dovrò farla aprire come una grotta magica pronunciando formule adatte tipo “apriti sesamo”, con uno sforzo di volontà e di leggera noncuranza, comincerò a camminare come su di una nuvola verso il centro del cielo e ogni filo avvolgente si scioglierà, quasi non fosse mai esistito.

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