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Al Direttore | 31 marzo 2019, 16:24

Franco Astengo sull'area di crisi industriale complessa

Siti industriali storici, intere comunità messe in ginocchio dopo aver costruito le più importanti realtà produttive

Franco Astengo sull'area di crisi industriale complessa

Gli operai delle 18 aree e 13 regioni di “crisi industriale complessa”, aspettano ancora il rinnovo degli ammortizzatori sociali garantito, a suo tempo, dal governo. L’esecutivo ha stanziato i fondi (117 milioni di euro) nella legge di Bilancio approvato a dicembre scorso, ma a tutt’oggi non c’è traccia del decreto interministeriale necessario per sbloccare quei soldi.

Il che significa che da gennaio più di 60.000 operai sopravvivono senza ricevere un euro. Per l’esattezza la stragrande maggioranza di loro perché in alcuni regioni è stato possibile utilizzare ancora fondi residui delle Regioni.

Se scorriamo l’elenco troviamo tutte le zone “storiche” dell’industria italiana, in particolare quelle ancora legate alla siderurgia oppure soggette a massicci processi di deindustrializzazione.

Siti industriali storici, intere comunità messe in ginocchio dopo aver costruito le più importanti realtà produttive: dalle acciaierie di Pombino e Taranto, all’alluminio ex-Alcoa nel Sulcis, la ex- Fiati di Termini Imerese, i petrolchimici di Gela e Porto Marghera.

Non ripercorriamo qui, per averne scritto troppe volte, la storia delle perdite industriali della nostra terra: di quest’area centrale ligure da Savona a Vado alla Valbormida se non per ricordare che le uniche due aziende di un qualche significato rimaste, Bombardier e Piaggio, si trovano entrambe in enorme difficoltà e che esiste il rischio concreto della cancellazione dell’industria in provincia di Savona.

Ancora una volta lanciamo un appello alla mobilitazione e all'impegno sul tema della realtà industriale di questo martoriato Paese: tema fondamentale per ogni possibile ipotesi di sviluppo assieme a quello delle infrastrutture.

Una situazione frutto del colpevole dispregio del lavoro a favore della corruzione e della speculazione che ha contraddistinto la storia recente di questo Paese a partire almeno dalle privatizzazioni degli anni’80: Savona vi è stata pienamente coinvolta e non si avvertono minimi segnali di inversione di tendenza.

Ci si dedica invece all’assistenzialismo, come nel caso del reddito di cittadinanza, oppure s’insiste su modelli rivelatisi insufficienti a produrre il livello di know – how e di occupazione necessaria in una situazione come quella Italiana. Il frutto del colpevole dispregio del lavoro a favore della speculazione.

Questo l’elenco delle aree di crisi industriale complessa:

CAMPANIA: Aberra, Marcianise, Aiola, Torre Annunziata, Castellamare di Staia, Battipaglia, Solofra

FRIULI VENEZIA GIULIA: Trieste

LIGURIA: Savona

MARCHE – ABRUZZO: Val Vibrata, Valle del Trento, Piceno, Distretto Fermano - Maceratese

MOLISE: Campobasso, Bojano, Venafro

PUGLIA: Taranto

SARDEGNA: Porto Torres, Porto Vesme

SICILIA: Termini Imerese, Gela

TOSCANA: Piombino, Livorno

UMBRIA: Terni, Narni

VENETO: Venezia, Porto Marghera

Franco Astengo

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