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Solidarietà | 28 aprile 2019, 11:30

Max Biovi lancia la sua sfida/appello a tutti gli albenganesi: "Passate una giornata in carrozzina con me"

Dichiara il "Leone ingauno": "La prima barriera da abbattere è quella mentale, cioè far convivere disabili e normodotati"

Max Biovi lancia la sua sfida/appello a tutti gli albenganesi: "Passate una giornata in carrozzina con me"

Oggi domenica 28 aprile alcuni cittadini hanno partecipato all'iniziativa  “Quattro passi in carrozzina”.

La sfida è stata lanciata da Max Biovi ex bodyguard oggi affetto da una miocardiopatia dilatativa degenerativa maligna e invalido al 100% a causa dell'amputazione subita alla gamba destra in seguito ad un'embolia.

Nonostante le difficoltà Max ha continuato ad affrontare la vita a testa alta e combatte fortemente per le sue battaglie che oggi sono quelle di sensibilizzare le persone sui temi legati alla disabilità.

Alcuni cittadini si sono muniti di sedia a rotelle per  affrontare una passeggiata per le vie cittadine scontrandosi con le difficoltà che purtroppo un disabile affronta quotidianamente.

Le barriere architettoniche, infatti, sono ancora una realtà e creano problemi non solo ai disabili, ma anche semplicemente alle mamme con i passeggini o a chi ha difficoltà, anche solo momentanee, nella deambulazione.

Commenta Max Biovi: “Non è facile accettare di essere in carrozzina. Ho riscoperto dei valori di vita che avevo completamente perso. Ho imparato che cosa significa essere diversi e ne vado fiero. Preferisco la vita di oggi a quella che conducevo prima.

E posso garantire che questa è ancora più bella, perché ho scoperto che i disabili hanno una forza che i normodotati non hanno. Ma soprattutto sanno amare meglio degli altri”.

Biovi conclude con un appello: “In teoria tutte le città dovrebbero essere più accessibili. Ma il vero scopo della manifestazione di oggi non è quello di far capire che se arrivo in viale Martiri, così come è strutturato oggi, mi cappotto al primo gradino o che se devo arrivare fino alla ASL non posso salire al piano superiore perché non c’è un ascensore. No: oggi ho voluto abbattere la prima barriera, quella mentale. Vedere insieme disabili e normodotati in carrozzina. Basta abbattere questa prima barriera e diventa poi più facile risolvere qualsiasi problema in qualsiasi città”.

Mara Cacace

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