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Attualità | 13 maggio 2019, 14:10

Finale Ligure, il Comitato Porto: "I soldi dei diportisti rimangano nel porto"

I portavoce del Comitato: "Un degrado senza speranza, distributore carburante chiuso, attrezzature carenti, bagni nelle baracche"

Finale Ligure, il Comitato Porto: "I soldi dei diportisti rimangano nel porto"

Una nuova protesta giunge alla Redazione di Savonanews dal Comitato Porto di Finale Ligure: "Anche per i prossimi tre anni sono stati preventivati 30.000 euro all’anno che rimarranno “investiti” (!) in porto per le manutenzioni, dragaggio compreso: sempre il solito 2% dei canoni di ormeggio.

Non abbiamo quindi per ora grandi speranze che la situazione attuale di degrado e di cantiere abbandonato del porto possa cambiare. E nel frattempo, come da 10 anni a questa parte, continuiamo a pagare come se fossimo in un marina con servizi adeguati agli standard di settore.

Attualmente il distributore carburante è chiuso, sei mesi dopo la mareggiata non sono state ripristinate completamente tutte le attrezzature (colonnine luce e corrente, illuminazione, videosorveglianza), i bagni delle donne istituiti l’anno scorso sono in una baracca temporanea in lamiera e i bagni storici non sono agibili perché in manutenzione. I lavori sarebbero dovuti finire il 20 marzo e invece purtroppo durante le vacanze di Pasqua e durante i ponti del 25 aprile e del 1 maggio e ancora oggi uomini, donne, clienti e personale del bar hanno dovuto utilizzare i bagni delle donne.

Non era possibile gestire meglio le tempistiche per evitare questo disagio agli utenti del porto? Come denuncia la presenza di boe di segnalazione, l’imboccatura del porto è attualmente insabbiata, come anche confermato dalle misurazioni che hanno effettuato ieri pomeriggio alcuni soci. L’ingresso del porto deve essere sicuro e quindi deve essere urgentemente dragato. Peccato che gli interventi per il “fisiologico insabbiamento” del porto non siano stati messi a bilancio da Finale Ambiente per prossimi tre anni.

Nel vecchio regolamento del porto, quando era gestito direttamente dal Comune, le norme erano definite dall’Ordinanza N.37/87della Capitaneria di Porto di Savona: era prescritto che le somme introitate per l’erogazione dei servizi dovevano essere vincolate ed utilizzate esclusivamente per il funzionamento dei servizi, la manutenzione ed il miglioramento delle attività portuali e asservite.

Nel 2007, con l’esternalizzazione da parte del Comune del servizio porto a Finale Ambiente S.p.A., è prescritto un canone di gestione pari a 390.000 euro all’anno, che passano direttamente nelle casse del Comune e che quindi sono sottratti dai fondi per il funzionamento dei servizi e per le manutenzioni. Questo potrebbe spiegare perché Finale Ambiente non solo non è riuscita a provvedere alla realizzazione delle opere del secondo lotto che prevedevano la costruzione di servizi per un importo lavori di 2.500.000 di euro.

Non è stata in grado di eseguire nemmeno i dragaggi programmati né tutte le manutenzioni necessarie a garantire la sicurezza delle barche. Infatti durante la mareggiata di fine ottobre due barche hanno rotto gli ormeggi di poppa e di prua, sono uscite dal porto e sono finite sulla spiaggia.

La gestione del porto non dovrebbe avere come obbligo la sicurezza intrinseca degli ormeggi delle imbarcazioni? Oltre al danno la beffa: il proprietario del motoscafo Lady D, ha comunicato al porto di aver perduto la barca e non ha avuto alcun riscontro in merito. Ha ricevuto invece la richiesta di pagamento del canone di ormeggio. Ha esposto il suo caso "molto particolare" all’Ufficio Porto e ha chiesto di poter conservare il posto senza pagare il canone del 2019, non avendo più, al momento, una barca da ormeggiare. Gli è stata concessa una proroga di 3 mesi per il pagamento del canone.

Ecco come sono tenuti in considerazione gli utenti del porto. Dopo la mareggiata di fine ottobre sono finalmente stati stanziati fondi per il ripristino e la messa in sicurezza di opere subacquee e pontili, ma sono stati preventivati interventi locali e parziali solo nelle parti più usurate o già rotte di catene comunque vetuste: ruggine e corrosione non si sono formate durante i tre giorni di mareggiata.

La robustezza di una catena dipende dall’anello più debole. E’ evidente che il 2 % degli introiti dovuti al pagamento dei servizi portuali, cioè quello che avanza, non è sufficiente a mantenere il porto efficiente e in sicurezza e ad effettuare il dragaggio dell’imboccatura quando necessario.

Ricordiamo che il Comune di Finale Ligure è responsabile del porto in quanto azionista di Finale Ambiente S.p.A. al 99,1% e in quanto, come definito nella Convenzione già citata, deve svolgere attività di indirizzo, programmazione, vigilanza e controllo e deve inoltre sorvegliare e valutare la gestione del porto e la modalità di erogazione dei servizi relativi".

Comunicato stampa

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