Gli effetti del Decreto Dignità sono ormai noti a tutti e non vanno a incidere solo sulla Serie A ma sull'intero settore sportivo e non solo. La volontà del governo italiano di combattere la dipendenza da gioco d’azzardo è lodevole ma è sbagliata la strada percorsa e vietare ogni forma di visibilità alle aziende di scommesse servirà a poco o niente. Un'iniziativa che presto si rivelerà un flop al pari dei pacchetti di sigarette sfregiati dalle immagini shock. Questo decreto che ha l'intento di proibire ogni forma di pubblicità, diretta e indiretta, relativa a giochi e scommesse, da una parte può avere una valenza etica ma dall'altra crea dei danni economici rilevanti che rischiano di diventare irreversibili. Infatti, si è stimato che per il prossimo triennio si registrerà un mancato introito erariale di ben 500 milioni di euro, dove a pagarne le conseguenze saranno anche la Serie A e le pay tv.
Serie A a rischio?
Sicuramente no! Però meno credibilità rispetto alle squadre estere e soprattutto meno competitività. Basti pensare che quindici squadre su venti del nostro massimo campionato sono state costrette ad interrompere accordi di sponsorizzazione con perdite annuali che sfiorano i 35 milioni di euro. Tra i casi più eclatanti, quello della Roma e della Lazio, che non potranno più esibire i loghi Betway e Marathon Bet. Si stima che i media perderanno qualcosa come 150 milioni di euro di mancati ricavi pubblicitari annuali.
Ma cosa vieta il Decreto Dignità nell'ambito della Serie A?