Curiosità - 22 settembre 2019, 10:05

Alle origini della nostra civiltà: le cave delle "Moraire-Bandie" a Cisano sul Neva

Un interessante viaggio nel passato, quando dalle cave di pietra venivano estratte le mole per i mulini

Alle origini della nostra civiltà: le cave delle "Moraire-Bandie" a Cisano sul Neva

Per la consueta rubrica culturale "Alle origini della nostra civiltà", ci siamo recati nella piana di Albenga, in particolare a Cisano sul Neva, allo scopo di visitare le cave delle "Moraire-Bandie", un sito en plein air.

Nel corso del gradevole sopralluogo ( anche per la suggestiva componente paesaggistica circostante), siamo stati accompagnati dallo storico Gianni De Moro e da Cesare Pozzo, appassionato conoscitore della storia del luogo. Dalle cave, che conservano ancora oggi i segni relativi all'estrazione, si ricavavano materiali per diversi utilizzi, in particolar modo macine per la lavorazione del grano, note ed apprezzate in un vasto territorio facente capo al paese.

La pietra di Cisano, nei secoli passati, era particolarmente ricercata poiché, per la sua composizione compatta e la sua resistenza, era adatta come pietra da taglio utilizzata a scopo edilizio e per costruire macine e mole. La zona è in corso di rivalutazione agraria da parte di avveduti e lungimiranti proprietari, che non nascondono l'ambizione di rivitalizzare la cultura di antiche varietà olivicole ( prima fra tutte la Pignola ) e di far conoscere una delle zone più tranquille ed affascinanti del magnifico entroterra albenganese.

Il Professor De Moro in merito al soggetto rilascia il seguente commento: "Nei dintorni di Cisano, sul versante orientale del torrente Neva, va senz'altro segnalato un bene culturale di singolare natura, ovvero un'antica cava da cui venivano tratte mole granarie di rinomata qualità. Il sito meriterebbe visibilità, cura e tutela particolari in quanto rappresenta l'unico caso finora noto di giacimento litico specifico in cui sia possibile constatare i metodi di estrazione e di lavorazione preliminare dei pezzi.

Trattavasi di risorsa ben nota in passato, anzi famosa, nella realtà arrosciano-albenganese dell'Ottocento ed alla cava delle Moràire (toponimo di evidenza più che trasparente) accorrevano proprietari, molitori e compratori da tutto il comprensorio come da ampi settori territoriali contermini, mentre, come ricorda Chabrol, quelques habitants s'occupent à tailler des meules à moulin esplicitamente accennando ad un processo estrattivo di tipo semi-industrializzato.

Nuove tracce d'archivio di recentissimo reperimento consentono di documentare questa vocazione locale indietro nel tempo almeno di un secolo, in quanto una puntuale testimonianza giudiziaria registrata in favore dei Conti Giacomo ed Anna Maria Cepollini segnala, nel marzo del 1700, come la dotazione di mole del mulino bannale di Alto fosse stata rinnovata a cura dei Consoli del paese proprio nella cava cisanese gratificando di pranzo al castello alcuni portatori andati a prendere in Cixano, appunto, i pesanti manufatti poi trasferiti e messi in opera sugli ingegni del mulino comitale".

Christian Flammia

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