Il 15 ottobre la Giunta Comunale savonese ha approvato il protocollo operativo per la definitiva sistemazione di Cima Montà. Noi non vogliamo entrare nella vicenda giudiziaria, di cui si auspica una rapida conclusione, ma vorremmo capire dalla Sindaca (assente alla votazione come l'assessore al "tutto" Scaramuzza) o dal vicesindaco, qualora si parlino ancora alcune cose.
In primo luogo sappiamo benissimo che ATA è una società in house e che i soldi per la sistemazione di Cima Montà, se non vi sono contributi esterni di altro tipo, devono obbligatoriamente venire dalla TARSU.
A questo punto nell'atto si dice che la Provincia nel 2006 aveva approvato il piano trentennale di chiusura e gestione post chiusura e che Comune e ATA avevano già investito somme dal 2007, anno dell'effettiva chiusura in avanti, noi però vorremmo sapere: a) Cosa è stato fatto?; b) Perché le somme indicate non erano sufficienti e se siano state accertate eventuali responsabilità di chi ha eventualmente sottostimato i costi?; c) Perché la Provincia nel 2006 ha approvato il suddetto piano apparentemente insufficiente?; d) Quanto serve ancora per mettere in sicurezza l'impianto?
A questo punto continuiamo a chiedere una visita della commissione consiliare, dei sindacati, delle associazioni e dei partiti in modo da capire cosa stia succedendo prima che l'ennesima bufera su una Giunta disastrosa, che non ha governato Savona ma si è limitata a rincorrere cemento e privatizzazione dei servizi essenziali.
Danilo Bruno, portavoce dei Verdi savonesi